Summa Teologica - II-II |
Infra, q. 39, a. 2, ad 3; I-II, q. 73, a. 4, ad 3
Pare che l'odio di Dio non sia il più grave dei peccati.
1. Il peccato più grave è quello contro lo Spirito Santo, che come dice il Vangelo [ Mt 12,31s ] è imperdonabile.
Ora l'odio di Dio, come si è visto [ q. 14, a. 2 ], non è enumerato tra le specie del peccato contro lo Spirito Santo.
Quindi l'odio di Dio non è il più grave dei peccati.
2. Il peccato consiste in un allontanamento da Dio.
Ora, pare più lontano da Dio un incredulo, il quale non ne ha neppure la conoscenza, che un fedele il quale, pur odiandolo, lo conosce.
Perciò l'incredulità è un peccato più grave dell'odio contro Dio.
3. Dio è odiato solo per i suoi effetti che ripugnano alla volontà, e primo fra tutti il castigo.
Ma odiare il castigo non è il più grave dei peccati.
Quindi l'odio di Dio non è il massimo dei peccati.
Come dice il Filosofo [ Ethic. 8,10 ], « la cosa peggiore è quella che si contrappone alla cosa migliore ».
Ma l'odio di Dio si contrappone all'amore di Dio, che è la cosa migliore in un uomo.
Quindi l'odio di Dio è il peggiore dei peccati dell'uomo.
La deficienza propria del peccato consiste, come si è visto [ q. 10, a. 3 ], nell'allontanarsi da Dio.
Ma questo allontanamento non sarebbe una colpa se non fosse volontario.
Perciò l'essenza della colpa consiste nel volontario distacco da Dio.
Ora, nell'odio di Dio questo allontanamento volontario da Dio è incluso direttamente, mentre negli altri peccati c'è solo indirettamente, e quasi per partecipazione.
La volontà infatti, come aderisce di per sé a ciò che ama, così rifugge di per sé da ciò che odia: per cui quando uno odia Dio, la volontà ripudia Dio per se stesso.
Invece negli altri peccati, nella fornicazione p. es., non si ripudia Dio per se stesso, ma per altre cose: cioè per il fatto che si desidera un piacere disordinato al quale è connesso l'allontanamento da Dio.
Ora, ciò che è per se stesso ha più vigore di ciò che è per altre cose.
Quindi l'odio di Dio è il più grave fra tutti i peccati.
1. Come dice S. Gregorio [ Mor. 25,11 ], « altra cosa è non fare il bene e altra cosa è odiare il datore del bene: come altra cosa è peccare per inconsiderazione e altra cosa è peccare per deliberazione ».
Dal che si arguisce che odiare Dio, datore di ogni bene, essendo un peccato fatto per deliberazione, è un peccato contro lo Spirito Santo.
Ed è chiaro che è il più grave peccato contro lo Spirito Santo, nella misura in cui con questa denominazione viene indicato un determinato genere di peccati.
Esso però non viene enumerato tra le specie del peccato contro lo Spirito Santo poiché viene riscontrato universalmente in tutte le specie di questo peccato.
2. L'incredulità è una colpa solo in quanto è volontaria.
Essa perciò è tanto più grave quanto più è volontaria.
Ma che sia volontaria deriva dal fatto che uno odia la verità che viene proposta.
Quindi è evidente che l'aspetto peccaminoso dell'incredulità viene dall'odio di Dio, la cui verità è oggetto della fede.
Come quindi la causa è superiore all'effetto, così l'odio di Dio è un peccato più grave dell'incredulità.
3. Non è detto che chiunque odia i castighi abbia in odio Dio, autore dei castighi: infatti ci sono molti che, pur odiandoli, li sopportano con pazienza per rispetto verso la divina giustizia.
Per cui anche S. Agostino [ Conf. 10,28.39 ] afferma che Dio « ci comanda di sopportare, non già di amare » le nostre sofferenze.
Invece prorompere nell'odio verso Dio che punisce significa odiare la stessa giustizia di Dio, e questo è il più grave dei peccati.
Perciò S. Gregorio [ l. cit. ] scriveva: « Come in certi casi è un peccato più grave amare un atto che compierlo, così è cosa più iniqua odiare la giustizia che trasgredirla ».
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