Summa Teologica - II-II |
Supra, a. praec., ad 1; In 3 Sent., d. 34, q. 1, a. 2; d. 35, q. 2, a. 4, sol. 1, 2
Pare che il dono del consiglio non corrisponda alla virtù della prudenza.
1. Come insegna Dionigi [ De div. nom. 7 ], la realtà inferiore con quello che ha di più elevato tocca la realtà superiore: come l'uomo con l'intelletto viene a toccare l'angelo.
Ora, le virtù cardinali sono inferiori ai doni, come si è detto [ I-II, q. 68, a. 8 ].
Poiché dunque il consiglio è il primo e il più basso tra gli atti della prudenza, mentre il più alto è il comando e l'intermedio è il giudizio, pare che il dono corrispondente alla prudenza non sia il consiglio, ma piuttosto il giudizio o il comando.
2. Un'unica virtù è sufficientemente aiutata da un unico dono: poiché quanto più una realtà è alta, tanto più è unita, come si afferma nel De Causis [ propp. 4,10,17 ].
Ora, la prudenza viene aiutata dal dono della scienza, il quale non è solo speculativo, ma anche pratico, come sopra [ q. 9, a. 3 ] si è visto.
Quindi il dono del consiglio non corrisponde alla virtù della prudenza.
3. Abbiamo notato sopra [ q. 50, a. 1, ad 1 ] che il compito proprio della prudenza è guidare.
Invece il dono del consiglio ha il compito di far sì che l'uomo sia guidato da Dio, come si è visto [ a. prec. ].
Perciò il dono del consiglio non corrisponde alla virtù della prudenza.
Il dono del consiglio ha per oggetto le azioni da compiere in ordine al fine.
Ma tale è appunto l'oggetto della prudenza.
Quindi le due cose si corrispondono.
Un principio motore più basso viene soccorso e potenziato specialmente per il fatto che è mosso da un motore superiore: come quando il corpo è mosso dallo spirito.
Ora, è evidente che la rettitudine della ragione umana sta all'intelletto divino come un motore più basso a uno più alto: infatti la ragione eterna è la regola suprema di ogni rettitudine umana.
Perciò la prudenza, che implica la rettitudine della ragione, viene potenziata e aiutata in quanto è regolata e mossa dallo Spirito Santo.
Compito questo, come si è visto [ a1, ad 1 ], che appartiene al dono del consiglio.
Quindi il dono del consiglio corrisponde alla prudenza, come suo aiuto e coronamento.
1. Giudicare o comandare appartiene non a chi è mosso, ma a chi muove.
Poiché dunque nei doni dello Spirito Santo l'anima umana, come si disse [ a. prec.; I-II, q. 68, a. 1 ], non è movente, ma mossa, non era conveniente che il dono correlativo alla prudenza fosse denominato comando o giudizio, bensì consiglio; col quale termine si può esprimere bene la mozione che la mente consigliata riceve da un altro che consiglia.
2. Il dono della scienza, essendo anche speculativo, non corrisponde direttamente alla prudenza, ma viene in suo aiuto per estensione.
Invece il dono del consiglio corrisponde direttamente alla prudenza, avendo il medesimo oggetto.
3. Un motore mosso, per il fatto che è mosso, muove.
Perciò la mente di un uomo, per il fatto che è guidata dallo Spirito Santo, diviene capace di guidare se stessa e gli altri.
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