Summa Teologica - II-II

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Articolo 10 - Se pregare sia proprio della creatura razionale

In 4 Sent., d. 15, q. 4, a. 6, sol. 1, 3

Pare che pregare non sia una proprietà della creatura razionale.

Infatti:

1. È alla stessa persona che compete di chiedere e di ricevere.

Ora, anche a delle Persone increate, cioè al Figlio e allo Spirito Santo, compete di ricevere.

Quindi ad esse non ripugna il pregare: infatti anche il Figlio ha dichiarato nel Vangelo [ Gv 14,16 ]: « Io pregherò il Padre »; e riguardo allo Spirito Santo l'Apostolo [ Rm 8,26 ] afferma: « Lo Spirito stesso intercede per noi ».

2. Gli angeli sono superiori alle creature razionali, essendo sostanze intellettuali.

Ma gli angeli hanno il compito di pregare, poiché nel libro dei Salmi [ Sal 97,7 ] si legge: « Angeli tutti, adoratelo ».

Perciò pregare non è proprio della creatura razionale.

3. Pregare appartiene ai medesimi esseri a cui spetta invocare Dio, cosa questa che avviene specialmente con la preghiera.

Ma anche alle bestie appartiene invocare Dio, stando a quelle parole del Salmo [ Sal 147,9 ]: « Egli provvede il cibo al bestiame, ai piccoli del corvo che gridano a lui ».

Quindi pregare non è proprio della creatura razionale.

In contrario:

La preghiera, come si è visto [ a. 1 ], è un atto della ragione.

Ma la creatura razionale prende il suo nome dalla ragione.

Quindi pregare è proprio della creatura razionale.

Dimostrazione:

Come appare evidente dalle cose già dette [ a. 1 ], la preghiera è l'atto della ragione con il quale si invoca un superiore, come il comando è l'atto della ragione con il quale si ordina a qualche compito un inferiore.

Per cui pregare è proprio di chi ha la ragione, e un superiore da poter supplicare.

Ora, non c'è nulla di superiore alle Persone divine; e d'altra parte gli animali bruti non hanno la ragione.

Quindi pregare è un atto che non può appartenere né alle Persone divine, né agli animali bruti, ma è proprio della creatura razionale.

Analisi delle obiezioni:

1. Alle Persone divine [ indicate ] spetta ricevere per natura; pregare invece è proprio di chi riceve per grazia.

Si dice poi che il Figlio domanda o prega secondo la natura umana assunta, non secondo la natura divina.

E si dice che lo Spirito Santo domanda per il fatto che ci fa domandare.

2. La ragione e l'intelletto, come si è visto nella Prima Parte [ q. 79, a. 8 ], non sono in noi due potenze distinte, ma differiscono solo come l'imperfetto dal perfetto.

Per cui le creature intellettuali, cioè gli angeli, talora vengono distinte da quelle razionali, e talora vengono incluse in queste.

E in quest'ultimo senso si può dire che la preghiera è propria della creatura razionale.

3. Si dice che i piccoli del corvo invocano Dio per il desiderio naturale con cui tutti gli esseri a loro modo desiderano conseguire la bontà divina.

E in questo senso si dice pure che gli animali bruti ubbidiscono a Dio, per l'istinto naturale con cui Dio li muove.

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