Summa Teologica - II-II |
Pare che l'adorazione non sia un atto di latria, ossia di religione.
1. Il culto religioso è dovuto a Dio soltanto.
Invece l'adorazione non è riservata solo a Dio: poiché si legge [ Gen 18,2 ] che Abramo adorò gli angeli, e ancora [ 1 Re 1,23 ] che il profeta Natan, presentatosi a Davide, « lo adorò prostrato a terra ».
Quindi l'adorazione non è un atto di religione.
2. Come spiega S. Agostino [ De civ. Dei 10,3 ], a Dio è dovuto il culto di religione in quanto in lui troviamo la beatitudine, mentre l'adorazione è motivata dalla maestà di Dio.
Commentando infatti quel detto dei Salmi [ Sal 96,9 ]: « Adorate il Signore nel suo atrio santo », la Glossa [ P. Lomb. di Cassiod. ] spiega: « Da questi atri si giunge all'atrio dove è adorata la maestà ».
Perciò l'adorazione non è un atto di latria.
3. Alle tre Persone divine è dovuto il culto di un'unica religione.
Ma noi non adoriamo le tre Persone con un'adorazione unica, bensì pieghiamo il ginocchio all'invocazione di ciascuna.
Quindi l'adorazione non è un atto di latria.
È detto nella Scrittura [ Mt 4,10 ]: « Adora il Signore Dio tuo, e a lui solo rendi culto ».
L'adorazione è ordinata a onorare la persona che viene adorata.
Ma da quanto abbiamo detto [ q. 81, aa. 2,4 ] appare evidente che è proprio della religione rendere onore a Dio.
Quindi l'adorazione con cui si adora Dio è un atto di religione.
1. L'onore che è dovuto a Dio è motivato dalla sua eccellenza, che viene comunicata a certe creature non in maniera uguale, ma secondo una certa partecipazione.
Perciò è diverso l'onore col quale onoriamo Dio, che costituisce il culto di latria, e l'onore che tributiamo a certe creature eccellenti, e che costituisce il culto di dulia, di cui parleremo in seguito [ q. 103 ].
E poiché gli atti esterni esprimono l'ossequio interiore, anche a queste creature eccellenti si prestano certi atti esterni di ossequio, e tra i quali il massimo è l'adorazione: ce n'è però uno che è riservato a Dio soltanto, ed è il sacrificio.
Da cui le parole di S. Agostino [ De civ. Dei 10,4 ]: « Molti atti del culto divino sono stati presi a prestito per adattarli alle cerimonie con cui onoriamo gli uomini, o per un'umiltà esagerata, o per un'adulazione pestifera; e coloro a cui vengono tributati tali onori li teniamo per uomini degni di rispetto, di venerazione, e in casi estremi di adorazione.
Chi però pensò mai di offrire un sacrificio se non a una persona che egli riconobbe, o credette, o si figurò quale Dio? ».
Perciò Natan adorò Davide per rendere a lui gli onori dovuti a una creatura eccellente.
Invece Mardocheo non volle adorare Aman per rifiutare a lui gli onori divini, cioè, come dice la Scrittura [ Est 13,14 Vg ], « per paura di riversare su un uomo l'onore dovuto a Dio ».
Parimenti Abramo adorò gli angeli secondo l'onore dovuto a una creatura eccellente; e così pure fece Giosuè [ Gs 5,14 ].
Sebbene si possa pensare che con adorazione di latria abbiano adorato Dio, il quale appariva e parlava nelle vesti di un angelo.
- Invece S. Giovanni [ Ap 22,8s ] ebbe la proibizione di adorare un angelo secondo l'onore dovuto a Dio.
Sia per mostrare la dignità che l'uomo ha raggiunto mediante Cristo, così da essere alla pari con gli angeli, per cui seguono subito le parole: « Io sono un servo di Dio come te e i tuoi fratelli ».
Sia anche per escludere un'occasione di idolatria, da cui le parole: « È Dio che devi adorare ».
2. Nella maestà di Dio è inclusa qualsiasi eccellenza di Dio, dalla quale dipende che in lui, come nel sommo bene, troviamo la beatitudine.
3. Essendo unica l'eccellenza delle Persone divine, unico è l'onore o riverenza ad esse dovuto, e di conseguenza unica è l'adorazione.
E ciò viene illustrato dal fatto che Abramo, a cui erano apparsi tre uomini, ne adorò uno solo e parlò a uno solo dicendo: « Signore, se ho trovato grazia », ecc. [ Gen 18,2s ].
La triplice genuflessione poi a cui si accenna sta a indicare il numero delle Persone, non la diversità delle adorazioni.
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