Summa Teologica - II-II |
C. G., III, c. 154; De sort., c. 5; In Is., c. 2
Pare che la divinazione che si fonda sugli auguri, sui presagi e su altre osservazioni del genere relative alle cose esterne non sia illecita.
1. Se fosse illecita i santi non l'avrebbero praticata.
Invece si legge [ Gen 44,5 ] del patriarca Giuseppe che praticava gli auguri: così infatti egli fece dire al suo maestro di casa: « La coppa che avete rubata è quella nella quale beve il mio Signore, e con la quale è solito fare gli auguri ».
E poco dopo [ Gen 44,15 ] egli stesso disse ai suoi fratelli: « Non sapete che non v'è alcuno pari a me nell'arte di trarre gli auguri? ».
Quindi non è illecito praticare questa divinazione.
2. Gli uccelli conoscono per natura certe cose future relative al tempo, secondo quel testo di Geremia [ Ger 8,7 ]: « Anche la cicogna nel cielo conosce i suoi tempi; la tortora, la rondinella e la gru osservano la data del loro ritorno ».
Ma la conoscenza naturale è infallibile, e viene da Dio.
Quindi servirsi della conoscenza degli uccelli per prevedere il futuro, ossia per trarre auguri, non è illecito.
3. Gedeone è nel numero dei Santi, come risulta dalla lettera agli Ebrei [ Eb 11,32 ].
Ma egli fece uso di presagi ascoltando il racconto e l'interpretazione di un sogno, come si legge [ Gdc 7,13ss ].
E qualcosa di simile fece Eliezer, servo di Abramo [ cf. Gen 24,13s ].
Quindi tale divinazione non è illecita.
Nel Deuteronomio [ Dt 18,10 ] si legge: « Non si trovi in te chi presti attenzione agli auguri ».
È cosa evidente che il moto o il canto degli uccelli, come tutte le altre disposizioni del genere osservate nelle realtà esterne, non possono essere causa degli eventi futuri: per cui da esse non è possibile conoscere il futuro come da altrettante cause.
È quindi certo che se da esse si viene a conoscere il futuro è perché esse sono effetto di cause che possono altresì produrre o prevedere quegli eventi.
Ora, la causa del comportamento degli animali bruti è un certo istinto dal quale essi sono mossi come fisicamente: essi infatti non hanno il dominio dei propri atti.
Ora, tale istinto può derivare da due cause diverse.
Primo, da una causa fisiologica.
Non avendo infatti gli animali bruti altro che l'anima sensitiva, le cui potenze si attuano in altrettanti organi corporei, essi subiscono intimamente le disposizioni dei corpi in cui si trovano, e in primo luogo di quelli celesti.
Nulla impedisce quindi che certe loro operazioni siano indizi di cose future in quanto essi si adeguano alle disposizioni dei corpi celesti e dell'aria circostante, da cui certi eventi futuri derivano.
- Qui però si devono considerare a due cose.
Primo, che tali operazioni si estendano a prevedere esclusivamente il futuro dipendente dal moto dei corpi celesti, come sopra [ aa. 5,6 ] si è notato.
Secondo, che si estendano solo a cose che in qualche modo possono interessare tali animali.
Questi infatti ricevono dai corpi celesti una certa conoscenza naturale e un'istintiva direzione nelle cose che sono necessarie alla loro vita, quali ad es. le variazioni dovute alla pioggia, ai venti e ad altri fenomeni del genere.
Secondo, l'istinto suddetto può essere prodotto da una causa spirituale.
Cioè o da Dio: come nel caso della colomba che discese su Cristo [ Mt 3,16 e parall. ], del corvo che portò il cibo a Elia [ 1 Re 17,4.6 ] e del pesce che divorò ed espulse Giona [ Gn 2,1 ].
Oppure anche dai demoni, i quali si servono di queste operazioni degli animali bruti per irretire le anime con opinioni menzognere.
E lo stesso si dica di tutte le altre pratiche di questo genere, eccettuati i presagi.
Poiché le parole umane che vengono considerate come presagi non sottostanno alle disposizioni degli astri.
Tuttavia esse sono disposte dalla divina provvidenza; e in certi casi da interventi diabolici.
Così dunque si deve concludere che qualsiasi predizione o divinazione di questo genere, se pretende di estendersi oltre i limiti possibili secondo l'ordine della natura o della divina provvidenza, è superstiziosa e illecita.
1. Secondo S. Agostino [ Quaest. in Gen. 145 ] Giuseppe disse per gioco, non seriamente, che non c'era nessuno pari a lui nell'arte di trarre gli auguri, riferendosi forse a ciò che il volgo pensava di lui.
E in tal senso parlò anche il suo maestro di casa.
2. Quel testo parla della conoscenza che hanno gli uccelli rispetto ai fenomeni che li riguardano.
Ora, l'osservare il loro canto e i loro moti per conoscere tali fenomeni è cosa lecita: p. es. se dal fatto che le cornacchie gracchiano con frequenza si predice la pioggia imminente.
3. Gedeone prestò attenzione al racconto e alla spiegazione di quel sogno, e prese questo come un presagio, intendendo che ciò era preordinato dalla divina provvidenza a suo ammaestramento.
- Parimenti Eliezer attese alle parole della fanciulla dopo aver pregato Dio [ v. 12 ].
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