Summa Teologica - II-II |
Pare che la tentazione di Dio sia un peccato più grave della superstizione.
1. Si infligge una punizione più grave per un peccato più grave.
Ora, gli Ebrei furono puniti più gravemente per il peccato di aver tentato Dio che per quello di idolatria, che pure è la forma più grave della superstizione: poiché per il peccato di idolatria furono uccisi tremila uomini, come si legge nell'Esodo [ Es 32,28 ], mentre per il peccato di tentazione tutti furono condannati a morire nel deserto, senza entrare nella terra promessa, come leggiamo nel libro dei Salmi [ Sal 95,9.11 ]: « Mi tentarono i vostri padri ( … ).
Perciò ho giurato nel mio sdegno: Non entreranno nel mio riposo ».
Quindi tentare Dio è un peccato più grave della superstizione.
2. Un peccato è tanto più grave quanto più è contrario a una virtù.
Ma l'irreligiosità, di cui la tentazione di Dio forma una specie, contrasta con la virtù della religione più della superstizione, che ha una certa somiglianza con essa.
Perciò la tentazione di Dio è un peccato più grave della superstizione.
3. È un peccato più grave mancare di rispetto ai genitori che offrire ad estranei il rispetto dovuto ad essi soltanto.
Ora Dio, come dice il profeta Malachia [ Ml 1,6 ], deve essere onorato da noi come Padre di tutti.
Perciò pare che la tentazione di Dio, con la quale gli manchiamo di rispetto, sia un peccato più grave dell'idolatria, con la quale offriamo a una creatura l'onore dovuto a Dio.
A commento di quel passo del Deuteronomio [ Dt 17,2ss ]: « Se presso di te si troverà », ecc., la Glossa [ ord. ] afferma: « Più di ogni altra cosa la legge detesta l'errore e l'idolatria: infatti la scelleratezza più grave è quella di rendere a una creatura gli onori dovuti al Creatore ».
Un peccato contrario alla virtù della religione è tanto più grave quanto più si oppone all'onore di Dio.
Ora, con questo onore contrasta meno il dubbio sulla grandezza di Dio che non la certezza contraria.
Come infatti chi è ostinato nell'errore è più incredulo di chi dubita delle verità della fede, così pecca maggiormente contro l'onore dovuto a Dio chi col suo agire asserisce un errore contrario alla divina grandezza che non chi esprime invece un dubbio in proposito.
Ora, chi fa atti di superstizione asserisce un errore, come sopra [ q. 94, a. 1, ad 1 ] si è spiegato; chi invece tenta Dio con le parole o con i fatti esprime un dubbio in proposito, come si è detto [ a. 2 ].
Quindi il peccato di superstizione è più grave del peccato della tentazione di Dio.
1. Il peccato di idolatria non fu punito con quel castigo in maniera adeguata, ma il castigo più grave veniva rimandato all'avvenire, come si legge nella Scrittura [ Es 32,34 ]: « Io poi, nel giorno della mia visita, li punirò per il loro peccato ».
2. La superstizione ha una certa somiglianza con la religione quanto alla materialità dei suoi atti, che sono simili a quelli della religione, ma quanto al fine è più incompatibile con essa della tentazione di Dio: poiché, come si è visto [ nel corpo ], è una più grave mancanza di rispetto.
3. La grandezza di Dio è unica e incomunicabile: per cui attribuire ad altri onori divini equivale ad agire contro l'onore dovuto a Dio.
Diverso è invece il caso dell'onore dovuto ai genitori, che può essere attribuito ad altri senza peccato.
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