Summa Teologica - II-II |
In 4 Sent., d. 22, q. 1, a. 2, sol. 2
Pare che l'innocente sia più tenuto a ringraziare Dio del peccatore pentito.
1. Più grande è il dono che uno ha ricevuto da Dio, più è tenuto a ringraziarlo.
Ora, conservare l'innocenza è un dono più grande che ricuperare la grazia.
Quindi l'innocente è tenuto a ringraziare più di chi ha ottenuto il perdono.
2. Al benefattore è dovuta la gratitudine come è dovuto l'amore.
Ora, S. Agostino [ Conf. 2,7.15 ] scrive: « Chi tra gli uomini, pensando alla propria debolezza, oserà attribuire alle proprie forze la sua castità e innocenza, e amerà meno te [ o Signore ], quasi che abbia avuto meno bisogno della tua misericordia, con la quale perdoni i peccati a quelli che si convertono a te? ».
E poco dopo aggiunge: « Per questo egli ti amerà ugualmente, anzi più di me: perché se egli non languisce nei miei peccati lo deve, come egli vede, a colui che liberò anche me ».
Perciò l'innocente è tenuto a ringraziare più del peccatore penitente.
3. Più un beneficio gratuito è continuo, più grave è l'obbligo della riconoscenza.
Ma il beneficio della grazia divina è più continuo nell'innocente che nel peccatore penitente.
Così infatti scrive S. Agostino [ ib. ]: « Fu opera della tua grazia e della tua misericordia se facesti sciogliere come ghiaccio i miei peccati.
Fu opera della tua grazia se io non commisi altri mali di ogni specie: c'è forse un peccato infatti che io non fossi in grado di commettere?
E confesso che tutti mi furono rimessi, sia le colpe che commisi per mia volontà, sia quelle che non commisi perché guidato da te ».
A ringraziare, quindi, è più tenuto l'innocente che il peccatore pentito.
Sta scritto [ Lc 7,42s ]: « Ama di più colui al quale fu più condonato ».
Quindi per lo stesso motivo è più tenuto alla riconoscenza.
La gratitudine in chi riceve dice rapporto al dono gratuito.
Per cui se il dono è più grande si richiede una gratitudine maggiore.
Ora, un dono gratuito può essere maggiore dalla parte di chi lo offre in due modi.
Primo, per la grandezza del dono.
E da questo lato l'innocente è tenuto a una maggiore gratitudine: poiché a lui, a parità di condizioni e in senso assoluto, viene offerto da Dio un dono più grande e continuo.
Secondo, un dono gratuito può essere più grande per il fatto che è dato con una gratuità maggiore.
E da questo lato il peccatore pentito è tenuto a ringraziare più dell'innocente: poiché la grazia a lui data da Dio è offerta con maggiore gratuità: infatti gli venne data la grazia quando era degno di pena.
Perciò, sebbene il dono offerto all'innocente considerato in se stesso sia più grande, tuttavia il dono fatto al peccatore penitente è maggiore in rapporto a lui: come un piccolo dono fatto a un povero può essere maggiore di un grande dono fatto a un ricco.
E poiché le azioni riguardano il concreto, per la loro qualifica si deve badare più alle circostanze concrete che alle considerazioni astratte, come fa notare il Filosofo [ Ethic. 3,1 ] parlando del volontario e dell'involontario.
Sono così risolte anche le obiezioni.
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