Summa Teologica - II-II |
Pare che l'audacia non sia contraria alla fortezza.
1. L'eccesso di audacia deriva dalla presunzione.
Ma la presunzione rientra nella superbia, che si contrappone all'umiltà.
Quindi l'audacia si contrappone più all'umiltà che alla fortezza.
2. L'audacia non è condannabile se non in quanto provoca qualche danno, o all'audace stesso, che si mette nei pericoli senza giusti motivi, o anche agli altri, che egli temerariamente affronta o mette in pericolo.
Ma questo modo di agire è contro la giustizia.
Quindi l'audacia, in quanto vizio, non si contrappone alla fortezza, ma alla giustizia.
3. La fortezza, come si è notato sopra [ q. 123, a. 3 ], ha per oggetto il timore e l'audacia.
Ora, come la viltà si contrappone alla fortezza per un eccesso di timore, così pure esiste un altro vizio opposto alla viltà per un difetto di timore.
Se quindi il vizio dell'audacia fosse contrario alla fortezza per un eccesso di audacia, bisognerebbe trovare un altro vizio opposto per difetto.
Ma questo non esiste.
Quindi neppure l'audacia si contrappone alla fortezza come vizio contrario.
Il Filosofo [ Ethic. 2,7; 3,7 ] mette l'audacia, o temerarietà, tra i vizi contrari alla fortezza.
Abbiamo già notato [ q. 126, a. 2 ] che le virtù morali hanno il compito di seguire il giusto mezzo in ciò che costituisce il loro oggetto.
Perciò qualsiasi vizio che implichi una mancanza di misura in ciò che costituisce l'oggetto di una virtù morale si contrappone a tale virtù come ciò che è su misura a ciò che è sproporzionato.
Ora, il vizio dell'audacia implica un eccesso della passione omonima.
Perciò è evidente che esso si oppone alla virtù della fortezza la quale, come sopra [ q. 123, a. 3 ] si è visto, ha il compito di moderare il timore e l'audacia.
1. L'opposizione di un vizio a una data virtù non si basa principalmente sulle cause del vizio, ma sulla sua natura specifica.
Non è quindi necessario che l'audacia si contrapponga all'identica virtù a cui si contrappone la presunzione, che ne è la causa.
2. La diretta opposizione di un vizio, come non viene desunta dalla sua causa, così non viene desunta neppure dai suoi effetti.
Ora, il danno che deriva dall'audacia è un suo effetto.
Quindi non si deve fondare su di esso ciò che oppone l'audacia alla virtù.
3. L'atto dell'audacia consiste nell'affrontare le cose ostili; e a ciò la natura inclina, a meno che questa inclinazione non venga ostacolata dal timore di ricevere un danno.
Perciò il vizio che consiste nell'eccedere in audacia non ha come vizio contrario altro che la viltà.
- Però l'audacia, o temerarietà, non implica in ogni caso soltanto una mancanza di paura.
Poiché, come dice il Filosofo [ Ethic. 3,7 ], « i temerari sono impetuosi e baldanzosi prima che giungano i pericoli, ma defezionano poi di fronte ad essi », e ciò per paura.
Indice |