Summa Teologica - II-II |
In 3 Ethic., lect. 20
Pare che il peccato di intemperanza non sia quello più disonorante.
1. Come l'onore è dovuto alla virtù, così il disonore è dovuto al peccato.
Ma tanti peccati sono più gravi dell'intemperanza: p. es. l'omicidio, la bestemmia, ecc.
Quindi il peccato di intemperanza non è il più disonorante.
2. I peccati più comuni sono meno disonoranti: poiché gli uomini se ne vergognano di meno.
Ma i peccati di intemperanza sono quelli più comuni, avendo essi per oggetto le cose di uso più comune nella vita umana, nelle quali molti peccano.
Perciò i peccati di intemperanza non sono i più disonoranti.
3. Il Filosofo [ Ethic. 7,6 ] afferma che « la temperanza e l'intemperanza riguardano le concupiscenze e i piaceri umani ».
Ora, ci sono alcuni desideri e piaceri più turpi di questi, e che il Filosofo denomina « bestiali e morbosi ».
Quindi l'intemperanza non è il vizio più disonorante.
Il Filosofo [ Ethic. 3,10 ] insegna che l'intemperanza, fra gli altri vizi, « Pare a giusto titolo disonorante ».
Il disonore si contrappone all'onore e alla gloria.
Ora l'onore, come sopra [ q. 102, a. 2; q. 103, a. 1 ] si è visto, è dovuto all'eccellenza, mentre la gloria comporta lustro e chiarezza [ q. 103, a. 1, ad 3; q. 132, a. 1 ].
Perciò l'intemperanza è sommamente disonorante per due motivi.
Primo, perché è la cosa più incompatibile con l'eccellenza o grandezza dell'uomo: essa infatti ha per oggetto i piaceri comuni a noi e alle bestie, come sopra [ q. 141, a. 2, ad 3; a. 7, ob. 1; a. 8, ad 1 ] si è notato.
Da cui le parole del Salmo [ Sal 49,21 Vg ]: « L'uomo non ha compreso il proprio onore: si è messo alla pari dei giumenti irragionevoli divenendo simile ad essi ».
- Secondo, poiché essa ripugna sommamente allo splendore e alla bellezza dell'uomo: infatti nei piaceri che sono oggetto dell'intemperanza la luce della ragione, da cui dipende tutto lo splendore e la bellezza della virtù, viene oscurata al massimo.
Per cui anche questi piaceri sono detti sommamente servili.
1. Come dice S. Gregorio [ Mor. 33,12 ], sebbene i vizi carnali, compresi sotto il nome di intemperanza, siano di minore gravità, sono però più infamanti.
Infatti la gravità della colpa dipende dal suo allontanamento dal fine, ma l'infamia viene desunta dalla turpitudine, che riguarda soprattutto la degradazione di colui che pecca.
2. Il generalizzarsi di un peccato ne diminuisce la turpitudine e l'infamia nell'opinione degli uomini, ma non nella natura stessa del vizio.
3. Quando si dice che l'intemperanza è il vizio più disonorante ci si riferisce ai peccati umani, cioè all'ambito delle passioni che in qualche modo sono conformi alla natura umana.
Ma quei peccati che sorpassano i limiti della natura umana sono ancora più disonoranti.
Tuttavia anche questi sembrano ridursi per eccesso al genere dell'intemperanza: come il fatto di provare gusto nel mangiare carne umana, o nel rapporto con le bestie od omosessuale.
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