Summa Teologica - II-II |
In 4 Sent., d. 15, q. 3, sol. 3
Pare che l'ora nona non sia indicata per il pasto di chi digiuna.
1. La nuova legge è più perfetta dell'antica.
Ora, nell'antico Testamento si digiunava fino alla sera.
Si legge infatti nel Levitico [ Lv 23,32 ]: « Sarà per voi un sabato di assoluto riposo, e dovrete mortificarvi dalla sera alla sera dopo ».
A maggior ragione quindi si deve prolungare il digiuno fino a sera nell'epoca del nuovo Testamento.
2. Il digiuno ecclesiastico è imposto a tutti.
Ma non tutti possono conoscere con esattezza l'ora nona.
Quindi non si doveva determinare l'ora per il digiuno.
3. Il digiuno, come si è detto [ a. 2 ], è un atto della virtù dell'astinenza.
Ma una virtù morale non fissa un giusto mezzo identico per tutti: poiché, come dice il Filosofo [ Ethic. 2,6 ], « ciò che è troppo per uno, è poco per un altro ».
Perciò non si doveva determinare l'ora del pasto per chi digiuna.
Il Concilio di Calcedonia [ Teodolfo Aurelian., Capitolare, c. 39 ] ha affermato: « Nessuno può dire di aver fatto il digiuno quaresimale se mangia prima della recita dei vespri »; e questi in quaresima vengono detti dopo nona.
Quindi si deve digiunare fino all'ora nona.
Il digiuno, come si è detto [ aa. 1,3 ], è ordinato a cancellare e a reprimere il peccato.
Perciò esso deve aggiungere una penalità superiore a quella imposta dall'abitudine: in modo però da non gravare eccessivamente la natura.
Ora, gli uomini hanno la giusta e universale abitudine di mangiare verso l'ora sesta: sia perché la digestione è ormai completa, dopo l'afflusso del sangue verso l'interno per il freddo della notte e il ritorno di esso alle membra per l'influsso del calore del giorno con l'ascesa del sole sino al meriggio; sia anche perché il corpo umano ha bisogno in quel momento di essere aiutato contro il calore dell'aria, affinché gli umori interni non vengano bruciati.
Perché dunque colui che digiuna senta una qualche afflizione per espiare il peccato, è giusto fissare il pasto verso l'ora nona.
Questa ora ha inoltre una corrispondenza con i misteri della passione di Cristo, che ebbe compimento all'ora nona [ Mt 27,46ss ], quando egli, « chinato il capo, spirò » [ Gv 19,30 ].
Infatti chi digiuna, mentre mortifica il suo corpo, si conforma alla passione di Cristo, secondo le parole di S. Paolo [ Gal 5,24 ]: « Quelli che sono di Cristo Gesù hanno crocifisso la loro carne con le sue passioni e i suoi desideri ».
1. L'epoca dell'antico Testamento viene da S. Paolo [ Rm 13,12 ] paragonata alla notte, mentre quella del nuovo Testamento è paragonata al giorno: « La notte è avanzata, il giorno è vicino ».
Per questo nell'antico Testamento si doveva digiunare fino a sera; non così invece nel nuovo Testamento.
2. Per il digiuno si richiede che l'ora sia determinata in maniera sommaria, e non necessariamente con esattezza: è sufficiente infatti che il pasto venga preso verso l'ora nona.
E in questo modo tutti possono orientarsi facilmente.
3. Una leggera differenza in più o in meno non può nuocere molto.
Ora dall'ora sesta, in cui si è soliti mangiare, all'ora nona, prescritta per il digiuno, non c'è un lungo tratto di tempo.
Perciò questa determinazione non può nuocere ad alcuno, qualunque sia la sua condizione.
Che se poi per malattia, per età o altro del genere alcuni trovano la cosa troppo gravosa, allora essi vanno dispensati dal digiuno, oppure possono anticipare un poco l'ora del pasto.
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