Summa Teologica - II-II |
De Malo, q. 14, a. 4
Pare che non siano ben determinate le cinque figlie della gola, che sono: « la sciocca allegria, la scurrilità, l'immondezza, il multiloquio, l'ottusità della mente nell'intendere ».
1. La sciocca allegria accompagna qualsiasi peccato, come si legge nei Proverbi [ Pr 2,14 ]: « Essi godono nel fare il male, gioiscono dei loro propositi perversi ».
E così pure si riscontra in ogni peccato l'ottusità della mente, come si dice nel medesimo libro [ Pr 14,22 ]: « Non errano forse quelli che operano il male? ».
Quindi le figlie della gola non sono convenientemente elencate.
2. L'immondezza che più dipende dalla gola è il vomito, come accenna Isaia [ Is 28,8 ]: « Tutte le tavole sono piene di fetido vomito ».
Ma questa non è una colpa, bensì un castigo; oppure è un rimedio utile e da suggerirsi, stando a quelle parole [ Sir 31,21 ]: « Se sei stato forzato a eccedere nei cibi alzati, va' a vomitare, e sarai sollevato ».
Perciò l'immondezza non va posta tra le figlie della gola.
3. S. Isidoro [ Quaest. in Dt 16 ] considera la scurrilità una figlia della lussuria.
Quindi essa non va posta tra le figlie della gola.
S. Gregorio [ Mor. 31,45 ] insegna che queste sono le figlie della gola.
La gola ha per oggetto i piaceri smodati del mangiare e del bere.
Vanno quindi poste tra le sue figlie quei vizi che derivano dal piacere disordinato del mangiare e del bere.
Ora, questi vizi possono riguardare o l'anima o il corpo.
L'anima può esserne colpita in quattro modi.
Primo, rispetto alla ragione, il cui acume si ottunde per l'eccesso del mangiare e del bere.
E così abbiamo tra le figlie della gola l'ottusità della mente nell'intendere, per i vapori dei cibi che salgono alla testa.
Mentre al contrario l'astinenza aiuta a conoscere la sapienza, come sta scritto [ Qo 2,3 Vg ]: « Proposi nel mio cuore di tenere la mia carne lontana dal vino, per guidare la mia anima alla sapienza ».
- Secondo, rispetto all'appetito, che in più modi può essere sconvolto dall'esagerazione nel mangiare e nel bere, per l'assopimento della ragione che ne abbandona il comando.
Abbiamo così la sciocca allegria: poiché tutte le altre passioni disordinate sono indirizzate alla gioia o alla tristezza, come dice Aristotele.
E a ciò corrispondono le parole [ 3 Esd 3,20 ]: « Il vino volge tutte le menti alla sicurezza e all'allegria ».
Terzo, quanto al disordine delle parole.
E allora abbiamo il multiloquio: poiché secondo S. Gregorio [ Past. 3,19 ], « se i golosi non fossero anche ciarlieri, il ricco epulone che pranzava lautamente ogni giorno non avrebbe sofferto tanta arsura nella lingua ».
Quarto, quanto al disordine degli atti.
E così si parla di scurrilità, cioè di una certa buffoneria derivante da una deficienza della ragione la quale, come non può frenare le parole, così non può frenare i gesti esterni.
Per cui a proposito di quel testo di S. Paolo [ Ef 5,4 ]: « Insulsaggini o scurrilità », ecc., la Glossa [ interlin. ] spiega: « La scurrilità, o buffoneria, è un'esuberanza che muove al riso ».
- Sebbene questi due ultimi atteggiamenti si possano riferire entrambi alle parole: con le quali si può peccare o perché si parla troppo, cioè con il multiloquio, o perché si parla in modo disonesto, il che appartiene alla scurrilità.
Per quanto riguarda invece il corpo abbiamo l'immondezza, la quale può indicare o l'emissione ingiustificata di qualsiasi superfluità, o in particolare l'emissione del seme.
Per cui nel commentare le parole di S. Paolo [ Ef 5,3 ]: « Quanto alla fornicazione e a ogni specie di immondezza », ecc., la Glossa [ interlin. ] spiega: « Cioè qualsiasi incontinenza che in qualsiasi modo appartenga alla libidine ».
1. La contentezza che nasce dall'atto o dal fine peccaminoso accompagna tutti i peccati, specialmente quelli che derivano da un abito.
Invece l'allegria scomposta e generica, denominata sciocca, nasce specialmente dall'ingordigia nel mangiare e nel bere.
Parimenti in ogni peccato si riscontra una certa ottusità nell'atto del deliberare, ma l'ottusità della mente in campo speculativo dipende soprattutto dalla gola, per i motivi indicati [ nel corpo ].
2. Sebbene dopo un eccesso nel mangiare il vomito possa essere utile, è però peccaminoso che uno si sottoponga a questa necessità per un eccesso nel mangiare o nel bere.
- Si può invece procurare il vomito senza alcuna colpa dietro consiglio del medico, come rimedio a qualche infermità.
3. La scurrilità deriva certamente dall'atto della gola; non invece dall'atto della lussuria, ma dal suo desiderio.
E così può appartenere all'uno e all'altro vizio.
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