Summa Teologica - II-II |
In Heb., c. 12, lect. 2; In 3 Ethic., lect. 22
Pare che la castità non sia una virtù.
1. Parliamo qui delle virtù dell'anima.
Ora, la castità riguarda il corpo: poiché si dice che uno è casto per il fatto che si comporta in una data maniera nell'uso di certe parti del corpo.
Quindi la castità non è una virtù.
2. La virtù, secondo Aristotele [ Ethic. 2,6 ], è « un abito volontario ».
La castità invece non è qualcosa di volontario: potendo essere tolta con la violenza alle donne.
Quindi la castità non è una virtù.
3. Negli infedeli non ci può essere alcuna virtù.
Ma alcuni infedeli sono casti.
Quindi la castità non è una virtù.
4. I frutti sono distinti dalle virtù.
Ma la castità è posta da S. Paolo [ Gal 5,23 ] tra i frutti.
Perciò la castità non è una virtù.
S. Agostino [ Serm. supp. 9,3 ] ha scritto: « Dovendo tu dare alla tua sposa l'esempio nella virtù, poiché la castità è una virtù, ti lasci vincere dal primo impeto della libidine e poi pretendi che tua moglie sia vittoriosa ».
Il termine castità deriva dal fatto che la concupiscenza viene castigata dalla ragione, alla stregua di un bambino, come dice il Filosofo [ Ethic. 3,12 ].
Ora, una tendenza ha natura di virtù proprio perché è moderata dalla ragione, come sopra [ I-II, q. 64, a. 1 ] si è detto.
Perciò è evidente che la castità è una virtù.
1. La castità ha la sua sede nell'anima, pur avendo nel corpo la sua materia.
Infatti la castità ha il compito di fare regolatamente uso di certe membra del corpo secondo il giudizio della ragione e la scelta della volontà.
2. S. Agostino [ De civ. Dei 1,18 ] insegna che « se l'anima persevera nei suoi propositi, che hanno meritato la stessa santificazione del corpo, la violenza della libidine altrui non potrà togliere nemmeno la santità del corpo, custodita dal perseverare della propria continenza ».
E aggiunge che « questa virtù ha per compagna la fortezza, la quale è decisa a sopportare tutti i mali piuttosto che acconsentire al male ».
3. Così scrive S. Agostino [ Contra Iul. 4,3.14 ]: « È impossibile che in un uomo ci siano delle virtù se egli non è giusto.
Ed è impossibile che egli sia veramente giusto se non vive di fede ».
Perciò conclude che negli infedeli non c'è né la vera castità, né le altre virtù: poiché esse non vengono indirizzate al debito fine.
Infatti, come egli dice [ Contra Iul. 4,3.14 ]], « non è per le loro funzioni », ossia per i loro atti, « ma per il loro fine che le virtù si distinguono dai vizi ».
4. La castità ha natura di virtù in quanto opera secondo la ragione, ma viene enumerata tra i frutti in quanto il suo atto è compiuto con gioia.
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