Summa Teologica - II-II |
Infra, q. 158, a. 4; In 3 Sent., d. 26, q. 1, a. 2; De Verit., q. 25, a. 2; De Malo, q. 12, a. 4; In 7 Ethic., lect. 6
Pare che chi non si contiene nell'ira sia peggiore di chi non si contiene nella concupiscenza.
1. Più è difficile resistere a una passione, più lieve è l'incontinenza, per cui Aristotele [ Ethic. 7,7 ] scrive: « Non c'è da meravigliarsi, ma da scusare, se uno viene sopraffatto da piaceri o da dolori violentissimi ».
Ma « come diceva Eraclito, è più difficile combattere la concupiscenza che l'ira » [ Ethic. 2,3 ].
Quindi è meno grave non contenersi nella concupiscenza che nell'ira.
2. Se la passione con la sua violenza toglie del tutto il giudizio della ragione, uno è scusato totalmente dal peccato: come è evidente in colui che per la passione diventa pazzo.
Ora, in colui che è incontinente nell'ira l'esercizio della ragione rimane più efficiente che in colui che è incontinente nella concupiscenza: poiché secondo Aristotele [ Ethic. 7,6 ] « l'adirato ascolta in parte la ragione, mentre non lo fa chi è dominato dalla concupiscenza ».
Perciò l'iracondo è peggiore dell'incontinente.
3. Un peccato è tanto più grave quanto più è pericoloso.
Ma l'incontinenza nell'ira è più pericolosa: poiché porta l'uomo a un peccato più grave, cioè all'omicidio, che è un peccato più grave dell'adulterio, al quale conduce invece l'incontinenza nella concupiscenza.
Quindi la prima è peggiore della seconda.
Il Filosofo [ l. cit. ] insegna che « l'incontinenza in materia di ira è meno vergognosa dell'incontinenza in materia di concupiscenza ».
Il peccato di incontinenza può essere considerato sotto due aspetti.
In primo luogo dal lato della passione dalla quale la ragione viene sopraffatta.
E da questo lato l'incontinenza più vergognosa è quella relativa alla concupiscenza, e non quella relativa all'ira: poiché i moti della concupiscenza sono più disordinati dei moti dell'ira.
E ciò per quattro motivi, ai quali accenna il Filosofo nell'Etica [ ib. ].
Primo, perché i moti dell'ira partecipano in qualche modo della ragione, in quanto chi è adirato tende a vendicare l'ingiuria ricevuta, e la vendetta a suo modo è suggerita dalla ragione; non ne partecipano però direttamente per il fatto che l'ira non si attiene alla giusta misura nella vendetta.
Invece i moti della concupiscenza seguono in tutto i sensi, e non la ragione.
- Secondo, perché il moto dell'ira segue maggiormente la complessione fisica, data l'immediatezza dei moti di collera, che portano all'ira.
Per cui chi è disposto fisicamente all'ira si irrita più facilmente di quanto non si infiammi di concupiscenza colui che vi è predisposto.
Infatti è anche più frequente il caso che da persone iraconde nascano degli iracondi, che non da persone sensuali dei sensuali.
Ora, ciò che deriva dalle predisposizioni fisiche è più degno di compatimento.
- Terzo, perché l'ira tende ad agire apertamente, mentre la concupiscenza cerca l'oscurità, e subentra con l'inganno.
- Quarto, perché il sensuale gode nel suo agire, mentre l'iracondo vi è come costretto da un dispiacere subito in precedenza.
In secondo luogo il peccato di incontinenza può essere considerato in rapporto al male in cui uno cade scostandosi dalla ragione.
E da questo lato il non contenersi nell'ira, nella maggior parte dei casi, è più grave: poiché porta a nuocere al prossimo.
1. È più difficile combattere assiduamente contro il piacere che contro l'ira per il fatto che la concupiscenza è più continua; ma sul momento è più difficile resistere all'ira, data la sua violenza.
2. Si dice che la concupiscenza è irrazionale non perché elimini del tutto il giudizio della ragione, ma perché non si regola per nulla su di esso.
E per questo è maggiormente riprovevole.
3. L'obiezione è valida, poiché riguardo le conseguenze a cui possono condurre i vari tipi di incontinenza.
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