Summa Teologica - II-II

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Articolo 3 - Se l'incontinente pecchi più dell'intemperante

I-II, q. 78, a. 4; In 2 Sent., d. 43, q. 1, a. 4; De Malo, q. 3, a. 13; In 1 Ethic., lect. 3; 7, lectt. 4, 7, 8

Pare che l'incontinente pecchi più dell'intemperante.

Infatti:

1. Uno pecca tanto più gravemente quanto più agisce contro coscienza, secondo quelle parole evangeliche [ Lc 12,47s ]: « Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse ».

Ora, agisce più contro coscienza l'incontinente che l'intemperante: poiché, come nota Aristotele [ Ethic. 7,3 ], il primo si abbandona alle concupiscenze sapendo che sono cose cattive, trascinato dalla passione, mentre l'intemperante giudica buone le cose che desidera.

Perciò l'incontinente pecca più dell'intemperante.

2. Più un peccato è grave, più è insanabile: per cui i peccati contro lo Spirito Santo, che sono i più gravi, si dice che sono senza remissione.

Ma il peccato di incontinenza è più insanabile di quello di intemperanza.

Infatti il peccato di un uomo può essere sanato con l'ammonizione e la correzione, che però non giovano per nulla all'incontinente, il quale sa di agire male, e tuttavia agisce in quel modo; invece l'intemperante pensa di agire bene, cosicché l'ammonizione potrebbe giovargli.

Quindi l'incontinente pecca più gravemente dell'intemperante.

3. Più grande è il desiderio e più uno pecca gravemente.

Ma l'incontinente pecca con un desiderio più ardente dell'intemperante, avendo egli delle violente concupiscenze, che non sempre invece si riscontrano in quest'ultimo.

Perciò l'incontinente pecca più dell'intemperante.

In contrario:

L'impenitenza aggrava qualsiasi peccato: per cui S. Agostino [ Serm. 71, cc. 12,13 ] può affermare che l'impenitenza è un peccato contro lo Spirito Santo.

Ora, secondo il Filosofo [ Ethic. 7,8 ], « l'intemperante non è pronto al pentimento, poiché si fonda su una scelta, mentre l'incontinente è pronto a pentirsi ».

Quindi l'intemperante pecca più dell'incontinente.

Dimostrazione:

Come dice S. Agostino [ De duab. anim., cc. 10,11 ], il peccato riguarda soprattutto la volontà: « Infatti è con la volontà che si pecca e si vive rettamente ».

Perciò il peccato è più grave là dove c'è una maggiore inclinazione della volontà a peccare.

Ora, nell'intemperante la volontà si piega al peccato per una scelta propria, derivante dall'abito vizioso acquisito peccando.

Invece nell'incontinente la volontà è spinta a peccare da qualche passione.

E poiché la passione passa presto, mentre l'abito è una « qualità difficilmente amovibile » [ Arist., Praed. 6 ], così chi pecca di incontinenza subito si pente, allo svanire della passione, mentre ciò non avviene in colui che pecca di intemperanza, il quale anzi gode di aver peccato, poiché l'atto peccaminoso gli è diventato connaturale in forza dell'abito vizioso.

Per cui agli intemperanti si applicano le parole della Scrittura [ Pr 2,14 ]: « Godono nel fare il male, gioiscono dei loro propositi perversi ».

È quindi evidente che « l'intemperante è molto peggiore dell'incontinente », come dice anche il Filosofo [ Ethic. 7,7 ].

Analisi delle obiezioni:

1. Talora l'ignoranza precede l'inclinazione dell'appetito, e ne è la causa.

E in questo senso quanto più grande è l'ignoranza, tanto più sminuisce il peccato, fino a scusarlo totalmente, rendendolo involontario.

Invece altre volte l'ignoranza segue l'inclinazione della volontà.

E tale ignoranza più è grave, più aggrava il peccato: poiché dimostra una maggiore inclinazione dell'appetito.

Ora, questa ignoranza dell'incontinente o dell'intemperante deriva dal fatto che l'appetito, o volontà, è inclinato a qualche cosa: o spinto dalla passione, come nell'incontinente, o portato dall'abito, come nell'intemperante.

Ma l'ignoranza così prodotta è più grave nell'intemperante che nell'incontinente.

Primo, per la durata.

Poiché nell'incontinente questa ignoranza dura solo quanto la passione: come l'accesso della febbre terzana dura quanto i turbamento degli umori.

L'ignoranza dell'intemperante invece dura di continuo, per la stabilità del suo abito: per cui « viene paragonata all'etisia », o a qualsiasi malattia cronica, come scrive il Filosofo [ Ethic. 7,8 ].

- Secondo, l'ignoranza dell'intemperante è più grave anche per l'oggetto ignorato.

Infatti l'ignoranza dell'incontinente si limita a delle scelte particolari, giudicando cioè che questo piacere è da prendersi momentaneamente, mentre l'intemperante è nell'ignoranza del fine stesso, in quanto cioè giudica una cosa buona l'abbandonarsi sfrenatamente alla concupiscenza.

Per cui il Filosofo [ ib. ] afferma che « l'incontinente è migliore dell'intemperante, poiché in lui si salva il principio ottimo », cioè la retta valutazione del fine.

2. Per guarire dall'incontinenza non basta la sola cognizione, ma si richiede l'aiuto interiore della grazia che mitighi la concupiscenza, e inoltre si presta dall'esterno anche il rimedio dell'ammonizione e della correzione, grazie alle quali uno comincia a resistere alle concupiscenze, il che debilita la concupiscenza, come si è detto sopra [ q. 142, a. 2 ].

E con gli stessi rimedi si può curare anche l'intemperante; ma la sua guarigione è più difficile, per due motivi.

Primo, perché la sua ragione è viziata nella valutazione del fine ultimo, che [ nel campo pratico ] è come un principio nel campo speculativo [ cf. Phys. 2,9 ]: si sa infatti che è più difficile ricondurre alla verità chi sbaglia nei princìpi, e similmente in campo pratico chi sbaglia riguardo al fine.

Secondo, perché la cattiva inclinazione della volontà nell'intemperante dipende da un abito, che difficilmente può essere eliminato, mentre l'inclinazione dell'incontinente deriva da una passione, che è più facile reprimere.

3. Il desiderio della volontà, che aggrava il peccato, è più ardente nell'intemperante che nell'incontinente, come si è visto [ nel corpo ].

Invece il desiderio o concupiscenza dell'appetito sensitivo talora è più forte nell'incontinente: poiché egli non pecca se non per una grave concupiscenza, mentre l'intemperante pecca anche per una concupiscenza lieve, e talora la previene.

Per questo il Filosofo [ Ethic. 7,7 ] afferma che noi condanniamo più severamente l'intemperante poiché egli segue il piacere « a mente calma e senza lo stimolo della concupiscenza », cioè con una concupiscenza irrilevante.

« Che cosa infatti non farebbe se ci fosse la concupiscenza giovanile? ».

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