Summa Teologica - II-II

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Articolo 2 - Se l'umiltà riguardi la sfera degli appetiti

Pare che l'umiltà non riguardi la sfera degli appetiti, ma piuttosto il giudizio della ragione.

Infatti:

1. L'umiltà è il contrario della superbia.

Ma la superbia riguarda soprattutto le realtà di ordine conoscitivo.

Poiché S. Gregorio [ Mor. 34,22 ] afferma che « sebbene la superbia trasparisca da tutto il corpo, tuttavia è prima indicata dagli occhi »; per cui anche il Salmista [ Sal 131,1 ] diceva: « Signore, non si inorgoglisce il mio cuore, e non si levano con superbia i miei occhi ».

Ora, gli occhi servono soprattutto alla conoscenza.

Quindi l'umiltà riguarda soprattutto la conoscenza, con la quale uno si stima di poco valore.

2. S. Agostino [ De virginit. 31 ] afferma che « l'umiltà costituisce quasi tutto l'insegnamento di Cristo ».

Perciò nulla di ciò che è incluso nell'insegnamento cristiano è incompatibile con l'umiltà.

Ma da questo insegnamento siamo esortati ad aspirare alle cose più grandi, come dice S. Paolo [ 1 Cor 12,31 ]: « Aspirate ai carismi più grandi ».

Perciò l'umiltà non ha il compito di reprimere le aspirazioni alle cose ardue, ma piuttosto la stima di se stessi.

3. Spetta a un'identica virtù frenare lo slancio eccessivo e fortificare l'animo contro l'esagerata ripulsa: come la medesima fortezza tiene a freno l'audacia e rafforza l'animo contro il timore.

Ora, la magnanimità fortifica l'animo contro le obiezioni che capitano nel perseguire le grandi cose.

Se quindi l'umiltà consistesse nel frenare l'aspirazione della volontà alle cose grandi, non sarebbe più da distinguersi dalla magnanimità.

Il che è falso.

Perciò l'umiltà non riguarda il desiderio delle cose grandi, ma piuttosto la stima di se stessi.

4. Per Andronico [ De affect. ] l'umiltà ha il compito di moderare l'abbigliamento esterno, essendo « l'abito di non eccedere nelle spese e negli allestimenti ».

Quindi non riguarda i moti della volontà.

In contrario:

S. Agostino [ Serm. 351,1 ] scrive che è umile « colui che preferisce essere disprezzato nella casa del Signore piuttosto che dimorare nelle tende degli empi ».

Ma la scelta appartiene alla volontà.

Quindi l'umiltà consiste più negli atti del volere che nel giudizio della ragione.

Dimostrazione:

Come sopra [ a. prec. ] si è visto, il compito proprio dell'umiltà è quello di frenare noi stessi, per non innalzarci a cose che ci sono superiori.

Ora, per questo è necessario che uno conosca i limiti delle proprie capacità.

Quindi la conoscenza delle proprie deficienze appartiene all'umiltà come una certa quale regola direttiva della volontà, ma l'umiltà consiste essenzialmente nella volizione stessa.

Perciò si deve concludere che l'umiltà propriamente tende a moderare i moti della volontà.

Analisi delle obiezioni:

1. L'alterigia dello sguardo è un certo segno di superbia in quanto esclude la riverenza e il timore.

Infatti le persone timorate e rispettose hanno l'abitudine di tenere gli occhi bassi, come se non osassero confrontarsi con gli altri.

Ma da ciò non segue che l'umiltà consista essenzialmente in un fatto conoscitivo.

2. Tendere a cose grandi confidando nelle proprie forze è contro l'umiltà, ma non è contro l'umiltà tendervi confidando nell'aiuto di Dio: specialmente se pensiamo che l'uomo tanto più si eleva presso Dio quanto più a lui si sottomette con l'umiltà [ cf. Mt 23,12; Lc 14,11 ].

Perciò S. Agostino [ De virginit. 31 ] ha scritto: « Altra cosa è elevarsi a Dio e altra cosa è elevarsi contro Dio.

Chi si prostra dinanzi a lui, egli lo rialza; chi si erge contro di lui, egli lo atterra ».

3. Il motivo per il quale la fortezza frena l'audacia e fortifica l'animo contro il timore è unico perché l'uomo deve preferire il bene di ordine razionale ai pericoli di morte.

Invece nel frenare la presunzione della speranza, il che appartiene all'umiltà, e nel fortificare l'animo contro la disperazione, il che appartiene alla magnanimità, i motivi sono distinti.

Infatti il motivo per fortificare l'animo contro la disperazione è il conseguimento del proprio bene: ossia l'impedire che col disperare uno si renda indegno del bene che a lui si addice.

Invece nel reprimere la presunzione della speranza il motivo principale deriva dal rispetto verso Dio, che impedisce all'uomo di attribuirsi più di quanto comporta il grado a lui assegnato da Dio.

Perciò l'umiltà implica soprattutto la sottomissione dell'uomo a Dio.

Per questo S. Agostino [ De serm. Dom. in monte 1,4.11 ] attribuisce l'umiltà, che secondo lui corrisponde alla povertà in ispirito, al dono del timore, che ispira la riverenza verso Dio.

E così la fortezza non ha verso l'audacia lo stesso rapporto che l'umiltà ha verso la [ passione della ] speranza.

Infatti la fortezza si serve dell'audacia più che reprimerla: per cui assomiglia più al suo eccesso che al suo difetto.

L'umiltà invece consiste più nel reprimere la speranza o la fiducia in se stessi che nel servirsene: quindi è più incompatibile con i suoi eccessi che con la sua carenza.

4. Gli eccessi nelle spese e negli allestimenti esterni si fanno ordinariamente per una certa ostentazione, che viene repressa dall'umiltà.

E in questo senso l'umiltà consiste secondariamente in queste cose esterne, in quanto esse sono un segno dei moti interni della volontà.

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