Summa Teologica - II-II |
Supra, q. 105, a. 2, ad 3; I-II, q. 89, a. 3, ad 2; In 2 Sent., d. 22, q. 1, a. 1; Comp. Theol., c. 191; De Malo, q. 7, a. 7, ad 12; q. 2, ad 5; q. 15, a. 2, ad 7; In Rom., c. 5, lect. 5; In 1 Tim., c. 2, lect. 3
Pare che il peccato del primo uomo non sia stato di superbia.
1. L'Apostolo [ Rm 5,19 ] insegna che « per la disobbedienza di uno solo tutti sono stati costituiti peccatori ».
Ma il peccato del primo uomo è quello originale, per cui tutti gli uomini sono divenuti peccatori.
Quindi il peccato del primo uomo fu la disobbedienza, non la superbia.
2. S. Ambrogio [ In Lc 4, su 4,3 ] fa notare che il demonio tentò Cristo seguendo lo stesso ordine con cui sconfisse il primo uomo.
Ora, Cristo in primo luogo fu tentato nella gola, con quelle parole [ Mt 4,3 ]: « Se sei il Figlio di Dio, dì che queste pietre diventino pane ».
Perciò il peccato del primo uomo non fu di superbia, ma di gola.
3. L'uomo peccò dietro suggerimento del demonio.
Ma nel tentare l'uomo il demonio promise il sapere, come si rileva dalla Genesi [ Gen 3,5 ].
Quindi il primo disordine nell'uomo fu il desiderio di sapere: il che rientra nella curiosità.
Quindi il primo peccato fu la curiosità, non la superbia.
4. Commentando quel testo di S. Paolo [ 1 Tm 2,14 ]: « Fu la donna che, sedotta, si rese colpevole di trasgressione », la Glossa [ ord. di Agost. ] afferma: « L'Apostolo parla di seduzione poiché la donna credette vero ciò che in realtà non era vero, che cioè Dio avesse proibito di toccare quell'albero perché sapeva che essi toccandolo sarebbero diventati dèi; come se creandoli uomini Dio fosse stato geloso della sua divinità ».
Ma credere queste cose è un atto contro la fede.
Quindi il peccato dei nostri progenitori fu l'incredulità, non la superbia.
Sta scritto [ Sir 10,13 Vg ]: « L'inizio di ogni peccato è la superbia ».
Ma il peccato del primo uomo è stato l'inizio di tutti i peccati, come insegna S. Paolo [ Rm 5,12 ]: « A causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo ».
Quindi il primo peccato dell'uomo fu di superbia.
Molti sono i moti che possono concorrere a un peccato: e tra questi ha il carattere di primo peccato quello nel quale per primo si riscontra un disordine.
Ora, è evidente che il disordine si riscontra nei moti interiori dell'anima prima che in quelli esterni del corpo: poiché, come dice S. Agostino [ De civ. Dei 1,18 ], « non si perde la santità del corpo se rimane quella dell'anima ».
D'altra parte fra i moti interiori il desiderio del fine precede il desiderio dei mezzi ordinati al fine.
Perciò il primo peccato dei nostri progenitori si ebbe là dove poteva determinarsi il primo desiderio di un fine peccaminoso.
Ora, l'uomo nello stato d'innocenza era costituito in modo da non poter subire alcuna ribellione della carne contro lo spirito, per cui il primo disordine degli appetiti umani non poteva consistere nel desiderio di un bene sensibile, bramato dalla carne contro l'ordine della ragione.
Rimane quindi che il primo disordine della volontà umana consistette nel desiderare in modo disordinato un bene spirituale.
Ma tale desiderio non sarebbe stato disordinato se l'uomo si fosse adattato alla misura stabilita dal piano divino.
Risulta quindi stabilito che il suo primo peccato consistette nel desiderare un bene spirituale al di sopra di questa misura.
Ora, ciò appartiene alla superbia.
Perciò è evidente che il primo peccato dell'uomo fu di superbia.
1. La disobbedienza al comando di Dio non fu voluta dall'uomo per se stessa, poiché ciò non sarebbe potuto avvenire senza un disordine della sua volontà.
Rimane quindi che egli la volle per un fine più recondito.
Ora, la prima cosa che l'uomo volle disordinatamente fu la propria eccellenza.
Perciò in lui la disobbedienza fu causata dalla superbia.
Ed è quanto scrive S. Agostino [ Dial. LXV quaest. 4 ]: « L'uomo, esaltato dall'orgoglio e ascoltando i suggerimenti del serpente, disprezzò i comandi di Dio ».
2. Nel peccato dei nostri progenitori entrò anche la gola; si legge infatti nella Genesi [ Gen 3,6 ]: « La donna vide che l'albero era buono da mangiare, gradito agli occhi e desiderabile per acquistare saggezza; prese del suo frutto e ne mangiò ».
Però la prima spinta al peccato non fu la bontà e la bellezza del frutto, ma piuttosto il suggerimento del serpente [ Gen 3,5 ]: « Si apriranno i vostri occhi e diventerete come Dio »; e con tale desiderio la donna cadde nella superbia.
Perciò il peccato di gola nacque dal peccato di superbia.
3. La brama del sapere fu prodotta nei nostri progenitori dal desiderio peccaminoso della propria eccellenza.
E ciò risulta dalle parole stesse del serpente [ Gen 3,5 ], nelle quali prima si dice: « Diventerete come Dio » e poi si aggiunge: « conoscendo il bene e il male ».
4. Come dice S. Agostino [ De Gen. ad litt. 11,30.38 ], « la donna non avrebbe creduto alle parole del serpente, che cioè le fossero state proibite da Dio cose buone e utili, se già nella sua mente non fosse subentrato l'amore della propria grandezza, e una certa presunzione superba di sé ».
Il che non significa che la superbia abbia preceduto la suggestione del serpente, ma che immediatamente dopo di essa la mente della donna fu presa dall'orgoglio, il quale la indusse a ritenere vero quanto il demonio diceva.
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