Summa Teologica - II-II

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Articolo 1 - Se la profezia sia ben divisa in profezia di predestinazione, di prescienza e di minaccia

De Verit., q. 12, a. 10; In Ier., c. 18; In Matth., c. 1

Pare che la profezia non sia ben divisa dalla Glossa [ ord. ] nel commento a quel passo di S. Matteo [ Mt 1,23 ]: « Ecco, la Vergine concepirà », dove si dice che « c'è una profezia che dipende dalla predestinazione di Dio, e che deve avverarsi in tutti i modi, senza l'intervento del nostro arbitrio, come quella di cui ora si tratta; ce n'è poi un'altra che dipende dalla prescienza di Dio, in cui si mescola il nostro arbitrio; e ce n'è infine una terza che è una minaccia, data come segno del castigo divino ».

Infatti:

1. Ciò che è comune a tutte le profezie non deve essere considerato come un membro nella divisione della profezia.

Ora, tutte le profezie si basano sulla prescienza divina: poiché come dice una Glossa [ ord. su Is 38,1 ], « i profeti leggono nel libro della prescienza ».

Perciò la profezia di prescienza non va considerata come una delle specie della profezia.

2. Una profezia, come contiene una minaccia, così può contenere anche una promessa: e in tutti e due i casi ci può essere un cambiamento.

Si legge infatti in Geremia [ Ger 18,7s ]: « Talvolta nei riguardi di un popolo o di un regno io decido di sradicare e di abbattere e di distruggere; ma se questo popolo, contro il quale avevo parlato, si converte dalla sua malvagità, io mi pento del male che avevo pensato di fargli ».

E questa è una profezia di minaccia.

Ma il testo continua [ Ger 18,9 ]: « Altre volte nei riguardi di un popolo o di un regno io decido di edificare e di piantare; ma se esso compie ciò che è male ai miei occhi, non ascoltando la mia voce, io mi pentirò del bene che avevo promesso di fargli ».

Come quindi viene posta la profezia di minaccia, così bisogna porre la profezia di promessa.

3. S. Isidoro [ Etym. 7,8 ] insegna: « Ci sono sette generi di profezia.

Il primo è l'estasi, che è l'astrazione della mente: e fu così che S. Pietro vide quel recipiente calato dal cielo pieno di animali diversi. Il secondo è la visione, ed è il caso di Isaia: "Vidi il Signore seduto", ecc.

Il terzo è il sogno: e fu così che Giacobbe vide la scala mentre dormiva.

Il quarto è quello della nube: ed era così che Dio parlava a Mosè.

Il quinto consiste nella voce dal cielo, che ad Abramo gridò: "Non stendere la tua mano contro il ragazzo".

Il sesto è la parabola: come nel caso di Balaam.

Il settimo è l'effusione dello Spirito Santo: come avvenne per quasi tutti i profeti ».

Inoltre egli pone [ Ger 18,9 ] tre generi di visioni: « la prima mediante gli occhi del corpo; la seconda mediante l'immaginativa; la terza mediante l'intuizione della mente ».

Ora, tutte queste cose non sono ricordate nella divisione suddetta.

Essa quindi non è adeguata.

In contrario:

Basta l'autorità di S. Girolamo, al quale si attribuisce la Glossa suddetta.

Dimostrazione:

In morale le specie degli abiti e degli atti si distinguono secondo l'oggetto.

Ora, l'oggetto della profezia è dato dalle cose esistenti nella conoscenza divina al di sopra della capacità umana.

Quindi la profezia si distingue in varie specie secondo le differenze esistenti fra tali cose, in base alla divisione indicata in precedenza [ inizio art. ].

Ora, sopra [ q. 171, a. 6, ad 2 ] abbiamo detto che una cosa futura può considerarsi esistente nella conoscenza divina in due modi.

Primo, come nella sua causa.

E in questo senso abbiamo la profezia di minaccia: la quale non sempre si adempie, ma preannunzia l'ordine fra la causa e l'effetto, che talora è impedito da altri avvenimenti.

- Secondo, Dio prevede le cose in se stesse.

O come eventi che dipendono da lui direttamente: e la profezia che li riguarda è la profezia di predestinazione, poiché secondo il Damasceno [ De fide orth. 2,30 ] « Dio predestina ciò che non dipende da noi ».

- Oppure come cose da farsi da parte del libero arbitrio dell'uomo: e in proposito si ha la profezia di prescienza.

E quest'ultima riguarda sia i buoni che i cattivi: non così invece la profezia di predestinazione, che riguarda solo i buoni.

Ma poiché la predestinazione rientra nella prescienza, nella Glossa [ ord. ] sull'inizio del Salterio vengono ricordate due sole specie di profezia, cioè quella « di prescienza» e quella « di minaccia ».

Analisi delle obiezioni:

1. Propriamente la prescienza è la previsione degli eventi futuri come sono in se stessi: ed è in questo senso che denomina una specie della profezia.

In quanto invece abbraccia tutti gli eventi futuri, sia in se stessi sia nelle loro cause, essa è comune a tutte le specie della profezia.

2. La profezia di promessa rientra in quella di minaccia: poiché entrambe hanno il medesimo grado di verità.

Tuttavia si preferisce denominarla in base alla minaccia perché Dio è più disposto a condonare la pena che a ritirare i benefici promessi.

3. S. Isidoro distingue la profezia secondo il modo di profetizzare.

E questo può distinguersi anche in base alle potenze conoscitive umane, che sono il senso, l'immaginazione e l'intelletto.

E allora abbiamo tre tipi di visione, ricordate sia da lui che da S. Agostino [ De Gen. ad litt. 12, cc. 6,7 ].

Oppure può distinguersi partendo dalle differenze dell'illuminazione profetica.

La quale come illuminazione dell'intelletto corrisponde all'« effusione dello Spirito Santo », ricordata al settimo posto.

- Quanto poi all'infusione di immagini fantastiche egli enumera tre cose: « il sogno », che occupa il terzo posto; « la visione », che avviene da svegli in rapporto a verità qualsiasi, e che egli mette al secondo posto, e « l'estasi », che egli nomina per prima, e che avviene mediante l'elevazione della mente a cose più sublimi.

- Rispetto poi ai segni sensibili egli ne ricorda tre.

Poiché il segno sensibile o consiste in una realtà materiale che appare ai sensi esterni: come « la nube », che troviamo al quarto posto.

Oppure è « una voce » formata esternamente che raggiunge l'udito: ed è ricordata al quinto.

O ancora infine è una voce articolata dall'uomo per esprimere qualcosa: il che si riduce alla « parabola », che è la sesta specie nel suo elenco.

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