Summa Teologica - II-II |
De Verit., q. 13, a. 1; a. 2, ad 9; In 2 Cor., c. 12, lect. 1
Pare che l'anima umana non possa essere rapita in Dio.
1. Il rapimento è così definito da alcuni: « Elevazione, in forza di una natura superiore, da ciò che è secondo la natura a ciò che supera la natura ».
Ora, l'essere elevati alle cose divine è secondo la natura umana, poiché si legge in S. Agostino [ Conf. 1,1 ]: « Signore, ci hai fatti per te, e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in te ».
Quindi l'anima umana non viene mai rapita in Dio.
2. Dionigi [ De div. nom. 8 ] insegna che « la giustizia di Dio si rivela in questo, che a tutti gli esseri distribuisce secondo il loro grado e la loro dignità ».
Ma che uno venga elevato al di sopra della sua natura non spetta al grado e alla dignità dell'uomo.
Quindi l'anima umana non può essere rapita da Dio alle cose divine.
3. Il rapimento implica una certa violenza.
Ma Dio, scrive il Damasceno [ De fide orth. 2,30 ], non ci governa con violenza, o per coazione.
Quindi l'anima umana non viene mai rapita in Dio.
L'Apostolo [ 2 Cor 12,2 ] afferma: « Conosco un uomo in Cristo rapito fino al terzo cielo »; e la Glossa [ ord. ] spiega: « rapito, cioè elevato contro la sua natura ».
Il rapimento implica una certa violenza, come si è detto [ ob. 3 ].
Ora « violento », come dice Aristotele [ Ethic. 3,1 ], « è quanto è causato dall'esterno, senza cooperazione alcuna da parte di chi subisce la violenza ».
Ora, ogni essere coopera a ciò a cui tende secondo la propria inclinazione, sia volontaria che naturale.
Perciò chi viene rapito da una causa esterna deve essere rapito verso cose differenti da quelle a cui tende la sua inclinazione.
E questa differenza può dipendere da due fattori.
Primo, dalla diversità del termine finale, p. es. quando una pietra viene lanciata verso l'alto, mentre per natura tende al basso.
Secondo, dalla diversità nel modo di tendervi, come nel caso di una pietra scagliata in basso a una velocità superiore al suo moto naturale.
Parimenti anche l'anima umana può essere rapita verso cose che sono estranee alla sua natura: primo, rispetto al termine del rapimento, p. es. quando è trascinata a subire delle pene, secondo l'espressione del Salmo [ Sal 50,22 ]: « Perché [ la divina giustizia ] non vi rapisca, e nessuno vi salvi ».
- Secondo, rispetto al modo connaturale per l'uomo, che consiste nel conoscere intellettualmente la verità partendo dalle realtà sensibili.
Per cui quando l'uomo viene astratto dai sensi si dice che viene rapito, anche se viene elevato a cose a cui è ordinato per natura: purché ciò non avvenga in forza di una propria inclinazione, come accade nel sonno, il quale è secondo la natura, e quindi a rigore non può dirsi un rapimento.
Ora, questa astrazione, qualunque ne sia l'oggetto, può derivare da tre cause diverse.
Primo, da una causa fisiologica: come è evidente in quelli che subiscono l'alienazione per qualche malattia.
- Secondo, dalla potenza dei demoni: come è evidente negli ossessi.
- Terzo, dalla virtù di Dio.
Ed è questo il rapimento di cui ora parliamo: cioè l'elevazione di un uomo, prodotta dallo spirito di Dio, a cose soprannaturali con astrazione dai sensi, secondo le parole di Ezechiele [ Ez 8,3 ]: « Uno spirito mi sollevò fra terra e cielo e mi portò in visioni divine a Gerusalemme ».
Tuttavia si noti che talora si dice che uno è rapito non solo quando è astratto dai sensi, ma anche quando è distratto dalle cose a cui attendeva, come quando uno si trova a divagare con la mente senza averlo voluto.
Ma questo non è un uso appropriato del termine.
1. Per l'uomo è naturale tendere alle cose divine mediante la conoscenza delle realtà sensibili, secondo l'affermazione di S. Paolo [ Rm 1,20 ]: « Le perfezioni invisibili di Dio possono essere contemplate nelle opere da lui compiute ».
Che invece uno venga elevato alle cose divine con alienazione dai sensi non è naturale per l'uomo.
2. Spetta al grado e alla dignità dell'uomo di poter essere elevato alle cose divine, per il fatto stesso che « l'uomo fu creato a immagine di Dio » [ Gen 9,6 ].
Siccome poi il bene divino supera all'infinito le capacità umane, l'uomo ha bisogno di essere aiutato soprannaturalmente per poterlo raggiungere: e ciò avviene con tutti gli aiuti della grazia.
Quindi l'elevazione divina dell'anima mediante il rapimento non è contro la natura, ma supera le facoltà della natura.
3. Le parole del Damasceno riguardano le cose che devono essere fatte dall'uomo.
Per quelle invece che superano la capacità del libero arbitrio è necessario che l'uomo venga elevato da un'operazione superiore.
Questa poi sotto un certo aspetto può essere stimata una coazione, se cioè viene considerato il suo modo di prodursi; non però se si considera il termine dell'atto, verso il quale sono ordinate sia la natura dell'uomo che la sua inclinazione.
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