Summa Teologica - II-II |
I-II, q. 28, a. 3; In 2 Cor., c. 12, lect. 1
Pare che il rapimento appartenga più alle potenze appetitive che a quelle conoscitive.
1. Dionigi [ De div. nom. 4,13 ] insegna: « È l'amore di Dio che provoca l'estasi ».
Ma l'amore appartiene alle potenze appetitive.
Quindi anche l'estasi, o rapimento.
2. S. Gregorio [ Dial. 2,3 ] afferma: « Colui che finì col pascolare i porci, per la disanalisi dell'anima e l'impudicizia, decadde al di sotto di sé; Pietro invece, che fu sciolto dall'angelo e rapito in estasi, andò fuori di sé, ma al di sopra di sé ».
Ora, il figliol prodigo precipitò in basso con l'affetto.
Perciò anche quelli che sono rapiti in alto, lo sono mediante l'affetto.
3. Nel commentare il titolo del Salmo [ Sal 31 ]: « In te, Signore, mi sono rifugiato, mai sarò deluso », la Glossa [ P. Lomb. di Agost. ] afferma: « Il termine greco estasi equivale in latino a trasporto dello spirito; e questo può avvenire in due modi: o per la paura dei mali presenti, o per il rapimento dell'anima alle realtà superne, con la dimenticanza di quelle inferiori ».
Ma la paura dei mali presenti è di ordine affettivo.
Quindi anche il contrapposto rapimento dell'anima alle realtà superne è di ordine affettivo.
A proposito delle parole del Salmo [ Sal 116,11 ]: « Ho detto nel mio trasporto: Ogni uomo è inganno », la Glossa [ ord. di Agost. ] commenta: « Qui si parla di estasi, dal momento che l'anima non esce fuori di sé per la paura, ma in quanto sollevata da una rivelazione ».
Ma la rivelazione appartiene alle potenze intellettive.
Quindi anche l'estasi, o rapimento.
Possiamo considerare il rapimento sotto due aspetti.
Primo, in rapporto al suo oggetto.
E allora, propriamente parlando, il rapimento non può appartenere alle potenze appetitive, ma solo a quelle conoscitive.
Abbiamo infatti già visto [ a. prec. ] che il rapimento è estraneo all'inclinazione del soggetto.
Ora, il moto delle potenze appetitive è già un'inclinazione verso il bene appetibile.
Perciò, propriamente parlando, per il fatto che uno prova affezione per qualcosa non viene rapito, ma si muove da se stesso.
Secondo, il rapimento può essere considerato in rapporto alle sue cause.
E allora esso può avere una causa nelle potenze appetitive.
Poiché per il fatto stesso che l'affetto si abbandona con violenza a qualche sentimento, l'uomo per tale violenza viene astratto da tutto il resto.
Inoltre il rapimento produce degli effetti nelle potenze appetitive: cioè quando uno si diletta di ciò che lo rapisce.
Per cui l'Apostolo [ 2 Cor 12,2.4 ] non dice solo di essere stato rapito « al terzo cielo », accennando così alla contemplazione dell'intelletto, ma anche « in Paradiso », in rapporto alla parte affettiva.
1. Il rapimento aggiunge qualcosa all'estasi.
L'estasi infatti implica solo un'alienazione da se medesimi, per cui uno è posto fuori del proprio stato abituale; il rapimento invece vi aggiunge una certa violenza.
L'estasi quindi può verificarsi anche nella parte appetitiva: p. es. quando l'affetto di un uomo tende a cose che sono al di fuori di lui.
E in questo senso Dionigi dice che « l'amore divino provoca l'estasi »: poiché fa sì che la volontà dell'uomo tenda alle cose amate.
Infatti egli aggiunge che « Dio stesso, che è la causa di tutte le cose, per l'abbondanza della sua amorosa bontà esce da se medesimo provvedendo a tutti gli esseri ».
- Ma anche se queste parole si riferissero espressamente al rapimento, altro non direbbero se non che l'amore può essere la causa del rapimento.
2. Nell'uomo ci sono due generi di appetiti: l'intellettivo, che è detto volontà, e il sensitivo, che è detto sensualità.
Ora, è compito proprio dell'uomo far sì che l'appetito inferiore sia sottoposto a quello superiore, e ne subisca la mozione.
Perciò l'uomo può andare fuori di sé, rispetto alla parte appetitiva, in due modi.
Primo, quando l'appetito intellettivo tende totalmente alle cose divine, trascurando quelle che interessano l'appetito sensitivo.
E così Dionigi [ De div. nom. 4,13 ] afferma che « S. Paolo, in virtù dell'amore che provocava l'estasi, poteva dire: "Io vivo, ma non sono più io: è Cristo che vive in me" ».
Secondo, quando l'uomo, trascurando l'appetito superiore, si getta totalmente sulle cose che interessano gli appetiti inferiori.
E così « colui che si ridusse a pascolare i porci cadde al di sotto di sé ».
E questo trasporto, o estasi, si avvicina più del precedente alla nozione di rapimento: poiché l'appetito superiore è più proprio dell'uomo, per cui quando costui, per la violenza degli appetiti inferiori, è sottratto al moto dell'appetito superiore, diviene estraneo a ciò che gli è proprio.
Siccome però nel caso manca la violenza, inquantoché la volontà può resistere alla passione, non si ha un vero rapimento: a meno che la passione non sia così violenta da togliere del tutto l'uso della ragione, come avviene in coloro che impazziscono per la violenza dell'ira o dell'amore.
Tuttavia si deve notare che l'uno e l'altro trasporto di ordine appetitivo possono causare dei trasporti di ordine conoscitivo: o perché la mente astratta dai sensi viene rapita verso la contemplazione di realtà intelligibili, o perché viene rapita in qualche visione o rappresentazione fantastica dell'immaginativa.
3. Come l'amore è un moto dell'appetito rispetto al bene, così il timore è un moto dell'appetito rispetto al male.
Quindi un trasporto della mente può essere causato ugualmente dall'uno e dall'altro: soprattutto se pensiamo che il timore, come insegna S. Agostino [ De civ. Dei 14,7 ], viene causato dall'amore.
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