Summa Teologica - II-II |
Infra, q. 180, a. 5; I, q. 12, a. 11; De Verit., q. 10, a. 11; q. 13, a. 4; Quodl., 1, q. 1; In Ioan., c. 1, lect. 11; In 2 Cor., c. 12, lect. 1
Pare che l'anima di S. Paolo in quello stato fosse del tutto separata dal corpo.
1. L'Apostolo [ 2 Cor 5,6s ] afferma: « Finché abitiamo nel corpo siamo in esilio lontano dal Signore, camminiamo nella fede e non ancora in visione ».
Ma in quello stato egli non era in esilio lontano dal Signore, poiché aveva la visione di Dio, come si è detto [ a. 3 ].
Quindi non era più nel corpo.
2. Una potenza dell'anima non può stare al di sopra della sostanza di questa, in cui è radicata.
Ma l'intelletto, che è una potenza dell'anima, durante il rapimento fu astratto dalle realtà corporee ed elevato alla contemplazione di Dio.
Perciò a maggior ragione venne separata dal corpo l'essenza dell'anima.
3. Le potenze dell'anima vegetativa sono più materiali di quelle dell'anima sensitiva.
Eppure, come si è visto [ a. 4 ], fu necessario che l'intelletto fosse astratto dalle potenze dell'anima sensitiva per essere rapito a vedere l'essenza divina.
Perciò a maggior ragione era necessario che venisse astratto dalle potenze dell'anima vegetativa.
Ma cessando l'operazione di queste ultime, l'anima non rimane in alcun modo unita al corpo.
Quindi nel rapimento era necessario che l'anima di S. Paolo fosse del tutto separata dal corpo.
S. Agostino [ Epist. 147 ] afferma: « Non è incredibile che a certi santi, che non erano ancora estinti al punto che i loro corpi fossero destinati alla sepoltura, sia stata accordata questa eccellente forma di rivelazione », di vedere cioè Dio per essenza.
Non fu dunque necessario che nel suo rapimento l'anima di S. Paolo fosse del tutto separata dal corpo.
Nel rapimento di cui parliamo, come si è visto sopra [ a. 1, ob. 1 ], l'uomo viene elevato per virtù divina « da ciò che è secondo la natura a ciò che è al di sopra della natura ».
Perciò qui bisogna considerare due cose: primo, che cosa per un uomo sia secondo la natura; secondo, che cosa la virtù divina debba compiere in lui al di sopra della sua natura.
Ora, per il fatto che l'anima è unita al corpo come sua forma naturale ne risulta che essa ha una tendenza naturale a intendere mediante la riflessione sui fantasmi.
E ciò nel rapimento non viene eliminato dalla virtù divina: poiché lo stato dell'anima, come si è visto [ a. 3, ad 2,3 ], non è mutato.
Rimanendo invece lo stato suddetto, viene tolta all'anima l'attuale riflessione sui fantasmi e sulle realtà sensibili, perché non sia ostacolata la sua elevazione a ciò che sorpassa tutti i fantasmi, come si è detto [ a. 4 ].
Perciò in quel rapimento non fu necessario che l'anima fosse separata dal corpo al punto di non essergli più unita come forma: fu invece necessario che il suo intelletto fosse astratto dai fantasmi e dalla percezione delle realtà sensibili.
1. S. Paolo durante quel rapimento era in esilio lontano dal Signore quanto allo stato, poiché era ancora nello stato di viatore, ma non quanto all'atto, secondo il quale vedeva Dio apertamente, come sopra [ a. 3, ad 2,3 ] si è spiegato.
2. Una potenza non può elevarsi per virtù naturale al di sopra del modo richiesto dalla sostanza dell'anima.
Tuttavia per virtù divina può essere elevata a qualcosa di più alto: come un corpo può essere elevato dalla violenza di una virtù superiore al di sopra del luogo che a lui conviene secondo la sua natura specifica.
3. Le potenze dell'anima vegetativa non agiscono in virtù di un'attenzione dell'anima come le potenze sensitive, bensì alla maniera delle forze fisiche.
E così per il rapimento non si richiede l'astrazione da esse come dalle potenze sensitive, il cui esercizio diminuirebbe l'attenzione dell'anima in rapporto alla conoscenza intellettiva.
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