Summa Teologica - II-II

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Articolo 2 - Se il dono delle lingue sia superiore alla profezia

In 1 Cor., c. 14, lectt. 1 sqq.

Pare che il dono delle lingue sia superiore alla profezia.

Infatti:

1. Secondo il Filosofo [ Topic. 3,1 ], « ciò che è proprio delle cose migliori dimostra di essere migliore ».

Ora, il dono delle lingue è proprio del nuovo Testamento, per cui nella Sequenza della Pentecoste si canta: « Oggi egli elargisce agli Apostoli un dono insolito e inaudito per tutti i secoli ».

Invece la profezia appartiene piuttosto all'antico Testamento, secondo le parole di S. Paolo [ Eb 1,1 ]: « Nei tempi antichi Dio molte volte e in diversi modi parlò ai padri per mezzo dei profeti ».

Quindi il dono delle lingue è superiore al dono profetico.

2. Le cose che ci ordinano a Dio sono superiori a quelle che ci ordinano agli uomini.

Ma col dono delle lingue l'uomo è ordinato a Dio, mentre con la profezia è ordinato agli altri uomini, poiché sta scritto [ 1 Cor 14,2s ]: « Chi parla con il dono delle lingue non parla agli uomini, ma a Dio; chi profetizza, invece, parla agli uomini ».

Perciò il dono delle lingue è superiore al dono della profezia.

3. Il dono delle lingue rimane in maniera abituale in chi lo possiede, e questi ha la facoltà di « farne uso quando vuole »; infatti S. Paolo [ 1 Cor 14,18 Vg ] scriveva: « Rendo grazie al mio Dio, perché posso parlare le lingue di voi tutti ».

Invece non è così per la profezia, come sopra [ q. 171, a. 2 ] si è visto.

Quindi il dono delle lingue è superiore a quello della profezia.

4. Il dono dell'interpretazione rientra nella profezia: poiché le Scritture vengono interpretate attraverso il medesimo Spirito da cui sono state composte.

Ma l'interpretazione è ricordata da S. Paolo [ 1 Cor 12,28 ] dopo il dono delle lingue.

Perciò il dono delle lingue è superiore al dono della profezia, soprattutto rispetto a qualcuna delle sue specie.

In contrario:

L'Apostolo [ 1 Cor 14,5 ] afferma: « Chi profetizza è più grande di chi parla con il dono delle lingue ».

Dimostrazione:

Il dono della profezia è superiore al dono delle lingue per tre motivi.

Primo, perché il dono delle lingue si riferisce alle diverse parole da pronunciare, che sono i segni di qualche verità intelligibile, di cui sono segno anche le immagini fantastiche che si presentano nella visione immaginaria: per cui S. Agostino [ De Gen. ad litt. 12,8.19 ] paragona il dono delle lingue alla visione immaginaria.

Ora, sopra [ q. 173, a. 2 ] abbiamo detto che il dono della profezia consiste nell'illuminazione stessa della mente per conoscere le verità di ordine intellettivo.

Come dunque l'illuminazione profetica, secondo la dimostrazione data in precedenza [ q. 174, a. 2 ], è superiore alla visione immaginaria, così anche la profezia è superiore al dono delle lingue considerato in se stesso.

Secondo, perché il dono della profezia implica la conoscenza delle cose, che è più nobile della conoscenza delle parole, che spetta invece al dono delle lingue.

Terzo, perché il dono della profezia è più utile.

E ciò è dimostrato dall'Apostolo [ 1 Cor 14 ] da tre punti di vista.

Primo [ 1 Cor 14,5ss ], perché la profezia è più utile all'edificazione della Chiesa, alla quale chi parla le lingue non giova se alla glossolalia non segue l'interpretazione.

- Secondo [ 1 Cor 14,14ss ], perché è più utile a colui che parla: poiché se uno ricevesse il dono di parlare diverse lingue senza quello di intenderle, dono che rientra nella profezia, non ne riceverebbe alcuna edificazione per la propria anima.

- Terzo [ 1 Cor 14,21ss ], perché è più utile rispetto agli infedeli, per i quali specialmente fu dato il dono delle lingue: questi ultimi infatti potrebbero credere pazzi quelli che parlano in lingue, come i Giudei considerarono ubriachi gli Apostoli, secondo la narrazione degli Atti [ At 2,13 ].

Invece l'infedele potrebbe essere convinto dalle profezie, con la rivelazione dei segreti del suo cuore.

Analisi delle obiezioni:

1. Come si è detto sopra [ q. 174, a. 2, ad 1 ], la perfezione della profezia non richiede soltanto che si sia illuminati da una luce intellettuale, ma che si percepisca anche una visione immaginaria.

Così anche la perfezione dell'opera dello Spirito Santo richiede non solo l'infusione del lume profetico nell'anima e di visioni immaginarie nella fantasia, come nell'antico Testamento, ma anche la glossolalia esterna, per proferire i vari segni del linguaggio.

E ciò si riscontra in pieno nel nuovo Testamento, secondo la testimonianza di S. Paolo [ 1 Cor 14,26 ]: « Ognuno può avere un salmo, un insegnamento, un discorso in lingue, o un'apocalisse », cioè una rivelazione profetica.

2. Col dono della profezia l'uomo è ordinato a Dio secondo la mente, e ciò è più nobile che essere ordinato a lui secondo la lingua.

Inoltre si dice che chi parla in lingue « non parla agli uomini », nel senso che non parla per essere compreso da loro, o per loro utilità, ma a lode di Dio e per essere compreso da lui soltanto.

Invece con la profezia uno è ordinato sia a Dio che al prossimo.

Quindi la profezia è un dono più perfetto.

3. La rivelazione profetica può estendersi a tutti gli oggetti della conoscenza soprannaturale.

Si deve quindi alla sua perfezione il fatto che essa, nello stato di imperfezione della vita presente, non possa essere posseduta perfettamente come un abito, ma solo imperfettamente come un influsso transitorio.

Invece il dono delle lingue abbraccia una conoscenza particolare, cioè quella del linguaggio umano.

Perciò non ripugna all'imperfezione di questa vita che essa venga posseduta perfettamente e alla maniera di un abito.

4. L'interpretazione può essere ricondotta al dono della profezia, poiché con essa la mente umana viene illuminata a comprendere e ad esporre quanto c'è di oscuro nelle locuzioni, sia per la obiezioni delle cose espresse, sia per le immagini adoperate, come accenna quel passo di Daniele [ Dn 5,16 ]: « Mi è stato detto che tu sei esperto nel dare spiegazioni e sciogliere enigmi ».

Quindi il dono dell'interpretazione è superiore a quello delle lingue, come appare evidente dalle parole dell'Apostolo [ 1 Cor 14,5 ]: « Chi profetizza è più grande di chi parla con il dono delle lingue, a meno che egli anche non interpreti ».

Tuttavia nell'elenco l'interpretazione viene ricordata dopo il dono delle lingue poiché essa si estende anche all'interpretazione dei vari generi di lingue.

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