Summa Teologica - III

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Articolo 2 - Se Cristo come uomo abbia avuto l'uso del libero arbitrio nel primo istante del suo concepimento

De Verit., q. 29, a. 8

Pare che Cristo, come uomo, non abbia avuto l'uso del libero arbitrio nel primo istante del suo concepimento.

Infatti:

1. L'essere precede l'agire o l'operare.

Ma l'uso del libero arbitrio rientra nell'operare.

Siccome dunque si è detto sopra [ q. 33, a. 2 ] che l'anima di Cristo cominciò a esistere nel primo istante del suo concepimento, pare impossibile che in quello stesso istante abbia avuto l'uso del libero arbitrio.

2. L'uso del libero arbitrio implica una scelta.

Ma ogni scelta presuppone una deliberazione del consiglio, poiché secondo Aristotele [ Ethic. 3,2 ] la scelta è « il desiderio di cose predeliberate ».

Pare quindi impossibile che nel primo istante del suo concepimento Cristo abbia avuto l'uso del libero arbitrio.

3. Abbiamo detto nella Prima Parte [ q. 83, a. 2, ad 2 ] che il libero arbitrio è « una facoltà della volontà e della ragione »: di modo che l'uso del libero arbitrio è un atto della volontà e della ragione o intelletto.

Ma l'atto dell'intelletto presuppone l'atto dei sensi, il quale non può essere esercitato senza una conveniente disposizione degli organi, che non poteva esserci nel primo istante del concepimento di Cristo.

Pare quindi che Cristo non abbia potuto avere l'uso del libero arbitrio nel primo istante del suo concepimento.

In contrario:

S. Agostino [ P. Lomb., Sent. 3,2,3 ] afferma: « Appena il Verbo entrò nel seno, senza detrimento della propria natura, diventò carne e uomo perfetto ».

Ma l'uomo perfetto possiede l'uso del libero arbitrio.

Quindi Cristo ebbe l'uso del libero arbitrio nel primo istante del suo concepimento.

Dimostrazione:

Come si è già detto [ a. 1 ], alla natura umana assunta da Cristo conveniva la perfezione spirituale, che egli non acquistò per gradi, ma possedette fin dal principio.

Ora, la perfezione ultima non consiste nella potenza o nell'abito, ma nell'operazione: per cui Aristotele [ De anima 2,1 ] chiama quest'ultima « atto secondo ».

Dobbiamo quindi ammettere che Cristo nel primo istante del suo concepimento ebbe quell'operazione dell'anima che è possibile avere in modo istantaneo.

Ora, tale è l'operazione della volontà e dell'intelletto, nella quale consiste l'uso del libero arbitrio.

L'operazione infatti dell'intelletto e della volontà avviene in un istante, e più velocemente della visione corporea: poiché l'atto di intendere, volere e sentire non implica quel movimento che è « l'atto di un essere imperfetto », il quale si compie progressivamente, ma è « l'atto di una realtà che è già perfetta », come insegna Aristotele [ De anima 3,7 ].

Quindi dobbiamo affermare che Cristo nel primo istante del suo concepimento ebbe l'uso del libero arbitrio.

Analisi delle obiezioni:

1. L'essere precede l'operare con una priorità di natura, non di tempo: per cui non appena l'essere raggiunge la sua perfezione comincia ad agire, purché non incontri qualche ostacolo.

Come il fuoco non appena è prodotto comincia a scaldare e a illuminare.

Ma il calore non produce l'effetto istantaneamente, bensì progressivamente; la luce invece rischiara in un istante.

E l'uso del libero arbitrio è un'operazione di questo genere, come si è detto [ nel corpo ].

2. La scelta può essere fatta appena è finito il consiglio o deliberazione.

Chi però ha bisogno della deliberazione del consiglio, sceglie subito dopo aver avuto, col consiglio, la certezza di ciò che deve scegliere.

Dal che risulta chiaro che la deliberazione del consiglio prima della scelta è richiesta soltanto a causa dell'incertezza.

Ma Cristo nel primo istante del suo concepimento, come possedette la pienezza della grazia santificante, così ebbe anche la piena conoscenza della verità, secondo le parole di S. Giovanni [ Gv 1,14 ]: « Pieno di grazia e di verità ».

Per cui, avendo la certezza di tutte le cose, poté scegliere subito in un istante.

3. L'intelletto di Cristo, in forza della scienza infusa, poteva operare senza volgersi alle immagini sensibili, come si è detto [ q. 11, a. 2 ].

E così Cristo poteva operare con l'intelletto e con la volontà senza il concorso dei sensi.

Tuttavia nel primo istante del concepimento ci poté essere in lui anche l'attività sensitiva, specialmente del tatto, che secondo Aristotele [ De gen. animal. 2,3 ] la prole può esercitare nel seno materno anche prima di ricevere l'anima razionale.

Poiché dunque Cristo nel primo istante del suo concepimento ebbe un'anima razionale e un corpo formato e organico, a maggior ragione poté esercitare fin da allora il senso del tatto.

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