Summa Teologica - III |
In 3 Sent., d. 18, q. 1, a. 3; De Verit., q. 29, a. 8
Pare che nel primo istante del suo concepimento Cristo non abbia potuto meritare.
1. Il libero arbitrio si trova nella stessa condizione sia per il merito che per il demerito.
Ma il demonio nel primo istante della sua creazione non poté peccare, come si è visto sopra [ q. 63, a. 5 ].
Quindi neppure l'anima di Cristo poté meritare nel primo istante della sua creazione, che era quello del suo concepimento.
2. Ciò che l'uomo ha nel primo istante pare a lui naturale, essendo il termine della generazione naturale.
Ma come è stato già dimostrato [ I-II, q. 109, a. 5; q. 114, a. 2 ], non si può meritare con le forze naturali.
Quindi l'uso del libero arbitrio, che Cristo come uomo possedeva nel primo istante del suo concepimento, non poteva essere meritorio.
3. Ciò che uno ha meritato, in certo qual modo lo ha fatto suo, e non si vede come possa meritarlo di nuovo: poiché nessuno merita ciò che è suo.
Ammesso quindi che Cristo abbia meritato nel primo istante del suo concepimento, ne segue che dopo non meritò più nulla.
Il che è evidentemente falso.
Quindi Cristo non acquistò alcun merito nel primo istante del suo concepimento.
S. Agostino [ Paterio, Exp. Vet. et Novi Test. 1,2,40 ] afferma che Cristo, « per quanto riguarda il merito della sua anima, non ebbe alcuna possibilità di progresso ».
Ma se non avesse meritato nel primo istante del suo concepimento, sarebbe potuto progredire.
Quindi Cristo nel primo istante del suo concepimento poté meritare.
Cristo, come si è già detto [ a. 1 ], nel primo istante del suo concepimento fu santificato dalla grazia.
Ora, ci sono due tipi di santificazione: la prima è quella degli adulti, i quali divengono santi con le opere proprie; la seconda è quella dei bambini, i quali vengono santificati non secondo un atto di fede loro proprio, ma secondo la fede dei genitori, o della Chiesa.
La prima santificazione però è più perfetta della seconda: come l'atto è più perfetto dell'abito, e « ciò che è da sé è più perfetto di ciò che è da altro » [ Arist., Phys. 8,5 ].
Ora, essendo stata la santificazione di Cristo perfettissima, poiché egli fu santificato per santificare gli altri, ne segue che essa avvenne secondo un moto del suo libero arbitrio verso Dio.
Ma questo moto è meritorio.
Quindi Cristo nel primo istante del suo concepimento meritò.
1. Il libero arbitrio non è portato al bene e al male alla stessa maniera: poiché la tendenza al bene è assoluta e naturale, mentre quella al male è un difetto, e contro l'ordine della natura.
Ora, come dice il Filosofo [ De caelo 2,3 ], « ciò che è estraneo alla natura è posteriore a ciò che è ad essa conforme: poiché ciò che è estraneo è come una decurtazione di ciò che è conforme alla natura ».
Supposta quindi l'integrità naturale, il libero arbitrio della creatura nel primo istante del suo concepimento può muoversi al bene meritando, e non invece al male peccando.
2. Ciò che l'uomo possiede fin dal principio della sua creazione secondo il corso ordinario della natura gli è naturale; nulla però impedisce che qualche creatura al principio della sua creazione ottenga da Dio il beneficio della grazia.
E allo stesso modo l'anima di Cristo al principio della sua creazione ottenne la grazia di poter meritare.
Per questo diciamo che tale grazia, in un certo senso metaforico, poteva dirsi naturale per l'uomo Cristo, come spiega S. Agostino [ Enchir. 40 ].
3. Nulla impedisce che una cosa appartenga a un individuo per diversi motivi.
E così Cristo, che aveva meritato la gloria dell'immortalità nel primo istante del suo concepimento, poté meritarla anche con i successivi atti e patimenti: non affinché gli fosse dovuta maggiormente, ma affinché gli fosse dovuta per più ragioni.
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