Summa Teologica - III

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Articolo 2 - Se Cristo avesse dovuto predicare ai Giudei senza urtarli

II-II, q. 43, a. 7; In Matth., c. 15

Pare che Cristo avrebbe dovuto predicare ai Giudei senza urtarli.

Infatti:

1. S. Agostino [ De agone christ. 11.12 ] dice che « nell'umanità di Gesù Cristo si presentò come modello della nostra vita il Figlio di Dio ».

Ora, noi dobbiamo evitare di offendere non solo i fedeli, ma anche gli infedeli, come dice S. Paolo [ 1 Cor 10,32 ]: « Non date motivo di scandalo né ai Giudei, né ai Greci, né alla Chiesa di Dio ».

Quindi anche Cristo, predicando, avrebbe dovuto evitare di urtarsi con i Giudei.

2. Il saggio non deve fare nulla che possa compromettere l'efficacia della sua opera.

Ma urtando col suo insegnamento i Giudei, Cristo impediva l'efficacia del suo insegnamento.

Dice infatti S. Luca [ Lc 11,53s ] che, rimproverando il Signore gli scribi e i Farisei, « questi cominciarono a trattarlo ostilmente e a farlo parlare su molti argomenti, tendendogli insidie, per sorprenderlo in qualche parola uscita dalla sua stessa bocca ».

Perciò non era conveniente che egli li urtasse col suo insegnamento.

3. Dice S. Paolo [ 1 Tm 5,1 ]: « Non essere aspro nel riprendere un anziano, ma esortalo come se fosse tuo padre ».

Ora, i sacerdoti e i capi dei Giudei erano gli anziani di quel popolo.

Perciò non dovevano essere rimproverati duramente.

In contrario:

Isaia [ Is 8,14 ] aveva predetto che Cristo sarebbe stato « laccio e pietra d'inciampo per chi abita in Gerusalemme ».

Dimostrazione:

La salvezza del popolo va preferita alla pace di qualunque individuo.

Perciò quando qualcuno, per la sua malizia, impedisce la salvezza del popolo, il predicatore o il maestro non deve aver paura di urtarlo, pur di provvedere al bene della moltitudine.

Ora gli scribi, i Farisei e i capi dei Giudei con la loro malvagità ostacolavano gravemente la salvezza del popolo: sia opponendosi all'insegnamento di Cristo, che solo poteva conferirla, sia guastando la vita del popolo con i loro cattivi costumi.

E così il Signore, senza curarsi del loro scandalo, insegnava pubblicamente la verità, che essi odiavano, e rimproverava i loro vizi.

E così pure agli Apostoli che gli dicevano [ Mt 15,12.14 ]: « Sai che i Farisei si sono scandalizzati nel sentire queste parole? », rispose: « Lasciateli! Sono ciechi e guide di ciechi.

E quando un cieco guida un altro cieco, tutti e due cadranno in un fosso ».

Analisi delle obiezioni:

1. L'uomo non deve essere motivo di scandalo per nessuno nel senso che non deve essere per nessuno occasione di rovina con azioni o parole meno buone.

« Se però lo scandalo viene dalla verità », nota S. Gregorio [ In Ez hom. 7 ], « bisogna piuttosto sopportare lo scandalo che abbandonare la verità ».

2. Rimproverando pubblicamente gli scribi e i Farisei Cristo non impedì, ma promosse l'efficacia del suo insegnamento: poiché mentre i loro vizi diventavano evidenti agli occhi del popolo, questo si lasciava distaccare sempre meno da Cristo per le parole degli scribi e dei Farisei, i quali ostacolavano sempre il suo insegnamento.

3. Quell'ammonizione di S. Paolo va intesa degli anziani che sono tali non solo per età o per autorità, ma anche per onestà di vita, secondo quanto dice la Scrittura [ Nm 11,16 ]: « Radunami settanta uomini fra gli anziani d'Israele, conosciuti da te come anziani del popolo ».

Se però costoro volgono il prestigio dell'anzianità a strumento di malizia, peccando pubblicamente, allora vanno rimproverati apertamente e con durezza; come del resto fece anche Daniele [ Dn 13,52 ], dicendo: « O invecchiato nel male! », ecc.

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