Summa Teologica - III

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Articolo 3 - Se Cristo avesse dovuto insegnare tutto pubblicamente

Pare che Cristo non avrebbe dovuto insegnare tutto pubblicamente.

Infatti:

1. Si legge che egli disse molte cose ai discepoli separatamente: p. es. nel discorso dell'ultima cena [ Gv 13ss ].

Da cui anche il suo comando [ Mt 10,27 ]: « Quello che ascoltate all'orecchio, predicatelo sui tetti ».

Quindi non insegnò tutto in pubblico.

2. Le profondità della sapienza non vanno esposte che ai perfetti, come dice S. Paolo [ 1 Cor 2,6 ]: « Parliamo di sapienza tra i perfetti ».

Ora, l'insegnamento di Cristo conteneva la più profonda sapienza.

Perciò non doveva essere comunicato alla massa imperfetta.

3. Nascondere una verità con un parlare oscuro è come nasconderla col silenzio.

Ora, Cristo occultava alle turbe la verità da lui predicata con parole oscure, poiché « non parlava loro che in parabole » [ Mt 13,34 ].

Poteva quindi occultarla anche col silenzio.

In contrario:

Il Signore [ Gv 18,20 ] stesso ha affermato: « Non ho mai detto nulla di nascosto ».

Dimostrazione:

Una dottrina può restare segreta in tre modi.

Primo, per volontà dell'insegnante, il quale non intende manifestarla alla gente, ma piuttosto occultarla.

E ciò può avvenire per due motivi.

Primo, per gelosia, non volendo egli comunicare agli altri la propria scienza, per non compromettere la propria eccellenza.

Il che non ebbe luogo in Cristo, a cui vanno attribuite le parole [ Sap 7,13 ]: « Senza frode imparai e senza invidia io dono, non nascondo le sue ricchezze ».

Talora ciò può avvenire invece per la disonestà di ciò che viene insegnato.

S. Agostino [ In Ioh. ev. tract. 96 ] ad es. dice che « vi sono certi mali che nessun pudore umano può sopportare ».

Per cui alle dottrine degli eretici vanno attribuite le parole della Scrittura [ Pr 9,17 ]: « Le acque furtive sono dolci ».

Ma la dottrina di Cristo « non si basa né sull'inganno, né su torbidi motivi » [ 1 Ts 2,3 ].

Da cui le parole del Signore [ Mc 4,21 ]: « Si porta forse la lampada », cioè la dottrina vera e onesta, « per metterla sotto il moggio? ».

Secondo, una dottrina resta occulta in quanto è riservata a pochi.

E in questo modo Cristo nulla insegnò di nascosto, poiché propose il suo insegnamento o a tutto il popolo, o a tutti i discepoli riuniti insieme.

Per cui S. Agostino [ In Ioh. ev. tract. 113 ] scrive: « Come si può dire che parla di nascosto chi parla davanti a tanti uomini?

Soprattutto poi se parla a pochi perché vuole che attraverso di essi ciò che dice sia trasmesso a tutti? ».

Terzo, un insegnamento può essere occulto per la maniera con cui viene trasmesso.

E in questo senso Cristo nascondeva qualcosa alle turbe, servendosi di parabole per annunziare loro i misteri spirituali, che gli uditori non erano capaci o degni di capire.

Tuttavia per loro era meglio sentir parlare della dottrina spirituale in questo modo, sotto il velo delle parabole, che esserne privati del tutto.

Il Signore poi spiegava chiaramente il significato di queste parabole ai discepoli, affinché per loro mezzo tale insegnamento giungesse in seguito agli altri, ormai divenuti idonei a comprenderlo; secondo cioè quanto dice S. Paolo [ 2 Tm 2,2 ]: « Le cose che hai udito da me in presenza di molti testimoni, trasmettile a persone fidate, capaci di insegnare anche ad altri ».

E ciò era stato prefigurato nel libro dei Numeri [ Nm 4,5ss ], dove si ordina ai figli di Aronne di coprire i vasi sacri, che i Leviti dovevano portare così velati.

Analisi delle obiezioni:

1. S. Ilario [ In Mt 10 ] così spiega le parole suddette: « Non leggiamo che il Signore fosse solito predicare di notte, né che proponesse il suo insegnamento fra le tenebre, ma dice questo perché il suo parlare è tenebra per gli uomini carnali, e la sua parola è notte per chi non crede.

Perciò quanto egli ha detto va predicato fra gli infedeli con libera professione di fede ».

Oppure si può dire con S. Girolamo [ In Mt 1 ] che quel comando ha un valore comparativo, poiché « egli insegnò loro nella Giudea, cioè in una piccola regione » rispetto a tutto il mondo, nel quale l'insegnamento di Cristo doveva essere diffuso per mezzo degli Apostoli.

2. Il Signore non solo non rivelò tutta la profondità della sua dottrina alle turbe, ma neppure agli Apostoli, ai quali disse [ Gv 16,12 ]: « Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso ».

Tuttavia egli manifestò apertamente e non di nascosto quanto della sua sapienza considerò opportuno comunicare agli altri; benché non tutti lo capissero.

Da cui la spiegazione di S. Agostino [ In Ioh. ev. tract. 113 ]: « Quando il Signore disse: "Io ho parlato apertamente al mondo", è come se avesse detto: "Molti mi hanno udito".

E tuttavia non l'aveva fatto « apertamente, poiché non lo avevano capito ».

3. Il Signore parlava in parabole alle turbe poiché queste, come si è detto [ nel corpo ], non erano né capaci né degne di ricevere la nuda verità, che egli invece esponeva ai discepoli.

Le parole poi: « non parlava loro che in parabole », secondo il Crisostomo [ In Mt hom. 47 ], vanno riferite solo a quel discorso, poiché altre volte aveva parlato alle turbe anche senza parabole.

- Oppure, come spiega S. Agostino [ De quaest. Evang. 15 ], egli disse così « non perché non parlasse mai in senso proprio, ma perché non trattò quasi mai un argomento senza servirsi di qualche parabola, benché nel discorso dicesse anche certe cose in senso proprio ».

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