Summa Teologica - III |
In 3 Sent., d. 21, q. 2, a. 2, ad 5, 6; Comp. Theol., c. 236; In Matth., c. 12; In 1 Cor., c. 15, lect. 1
Pare che Cristo non sia stato nel sepolcro soltanto un giorno e due notti.
1. Egli stesso ha affermato [ Mt 12,40 ]: « Come Giona rimase tre giorni e tre notti nel ventre del pesce, così il Figlio dell'Uomo starà tre giorni e tre notti nel cuore della terra ».
Ora, egli fu nel cuore della terra mentre stava nel sepolcro.
Quindi egli non rimase nel sepolcro soltanto un giorno e due notti.
2. S. Gregorio [ In Evang. hom. 21 ] afferma che come Sansone « asportò nel cuore della notte le porte di Gaza, così Cristo nel cuore della notte risuscitò scardinando le porte dell'inferno ».
Ma dopo la risurrezione egli non rimase nel sepolcro.
Quindi non rimase nel sepolcro due notti intere.
3. Con la morte di Cristo la luce ha prevalso sulle tenebre.
Ora, la notte appartiene alle tenebre e il giorno alla luce.
Perciò sarebbe stato più conveniente che il corpo di Cristo restasse nel sepolcro due giorni e una notte, piuttosto che viceversa.
Scrive S. Agostino [ De Trin. 4,6.10 ]: « Dalla sera della sepoltura all'alba della risurrezione passarono trentasei ore », cioè « un'intera notte, un intero giorno e un'altra notte intera ».
Il tempo in cui Cristo rimase nel sepolcro sta a indicare gli effetti della sua morte.
Ora, sopra [ q. 50, a. 6 ] si è detto che la morte di Cristo ci ha liberati da due tipi di morte, cioè dalla morte dell'anima e da quella del corpo.
E ciò viene indicato dalle due notti da lui trascorse nel sepolcro.
La sua morte invece, non essendo dovuta al [ proprio ] peccato, ma essendo stata accettata per amore, non aveva carattere di notte, ma di giorno.
Essa perciò viene indicata dall'intero giorno in cui Cristo rimase nel sepolcro.
Così dunque era conveniente che Cristo restasse nel sepolcro un giorno e due notti.
1. Come scrive S. Agostino [ De cons. Evang. 3,24.69 ], « alcuni, ignorando il modo di esprimersi della Scrittura, vollero intendere come una notte le tre ore, da sesta a nona, in cui avvenne l'oscuramento del sole, e come un giorno le tre ore trascorse dal riapparire del sole all'ora nona fino al tramonto.
Sarebbe quindi seguita la notte del sabato: e computando questa col suo giorno, si avrebbero due notti e due giorni.
Dopo il sabato poi segue la notte del primo giorno dopo il sabato, cioè l'alba della domenica, in cui Cristo risuscitò.
Ma anche così non si arriverebbe a tre giorni e tre notti.
Non rimane quindi che riscontrare tale numero nel modo di esprimersi della Scrittura, che indica la parte per il tutto »: in modo cioè che una notte e un giorno vengano intesi come un giorno naturale.
Quindi come primo giorno si computa l'ultima parte del venerdì in cui Cristo morì e fu sepolto, come secondo abbiamo invece un giorno intero con le sue ventiquattro ore notturne e diurne, e come terzo giorno abbiamo infine la notte seguente.
« Come infatti i primi giorni della creazione sono computati dal giorno alla notte, per la successiva caduta dell'uomo, così questi giorni, a motivo della sua redenzione, vengono computati dalle tenebre alla luce del giorno » [ De cons. Evang. 3,24.69 ].
2. Cristo, come spiega S. Agostino [ De cons. Evang. 3,24.69 ], risuscitò all'alba, quando inizia il chiarore e tuttavia rimane qualcosa delle tenebre notturne: per cui nel Vangelo [ Gv 20,1 ] si legge che le donne « vennero al sepolcro mentre era ancora buio ».
A motivo dunque di queste tenebre S. Gregorio afferma che Cristo risuscitò nel cuore della notte: non già nel punto intermedio fra due parti uguali, ma durante quella notte.
Infatti l'alba può dirsi parte del giorno e parte della notte, per quello che ha di comune con l'una e con l'altra.
3. Tanto la luce prevalse sulle tenebre nella morte di Cristo che essa viene indicata da un unico giorno il quale dissipa le tenebre di due notti, cioè delle nostre due morti, secondo le spiegazioni date [ nel corpo ].
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