Il consenso degli Evangelisti |
Matteo continua: Con lui crocifissero due briganti, uno a destra e uno a sinistra. ( Mt 27,28 )
Parimenti Marco e Luca. ( Mc 15,27; Lc 23,33 )
Né crea difficoltà Giovanni se non specifica che erano briganti ma dice solo: Con lui [ crocifissero ] altri due, uno di qua e uno di là, e Gesù nel mezzo. ( Gv 19,18 )
La difficoltà ci sarebbe stata se, mentre gli altri evangelisti dicono che erano assassini, egli ci avesse detto che erano persone innocenti.
Così prosegue Matteo: E quelli che passavano di là lo insultavano scuotendo il capo e dicendo: " Tu che distruggi il tempio e lo ricostruisci in tre giorni, salva te stesso! Se tu sei Figlio di Dio scendi dalla croce! ". ( Mt 27,29-40 )
Marco combacia quasi a paroletta, ( Mc 15,29-30 ) per cui torniamo al racconto di Matteo, che scrive: Allo stesso modo anche i sommi sacerdoti con gli scribi e gli anziani lo schernivano: " Ha salvato gli altri, non può salvare se stesso.
È il re d'Israele: scenda ora dalla croce e gli crederemo.
Ha confidato in Dio; lo liberi ora, se gli vuol bene. Ha detto infatti: Sono figlio di Dio ".
Marco e Luca usano parole diverse ma concordano sul contenuto, sebbene l'uno ometta particolari riferiti dall'altro. ( Mc 15,31-32; Lc 23,35-37 )
Degli insulti lanciati al Signore crocifisso dai sommi sacerdoti parlano tutt'e due gli evangelisti; Marco però non menziona gli anziani, mentre Luca parla solo dei capi, senza dire "dei sacerdoti ", volendo abbracciare con quel nome più generico tutte le autorità, ivi compresi gli scribi e gli anziani.
Matteo aggiunge: Gli stessi insulti lanciavano contro di lui i briganti che erano crocifissi con lui. ( Mt 27,44 )
Marco concorda con Matteo in quanto, pur usando parole diverse, narra le stesse cose.
Una contrapposizione potrebbe riscontrarsi in Luca, ma solo se dimenticassimo che egli usa un modo d'esprimersi assai frequente anche fra noi.
Scrive infatti così: Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: " Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e anche noi! ".
E prosegue: Ma l'altro lo rimproverava: " Neanche tu hai timore di Dio benché condannato alla stessa pena?
E noi giustamente perché riceviamo quanto meritato con le nostre azioni, egli invece non ha fatto nulla di male ".
E aggiunse: " Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno ".
Gli rispose: " In verità ti dico, oggi sarai con me nel paradiso ".
Come può essere vero il racconto di Matteo, che parla di briganti che, stando in croce vicino a lui lo insultavano, ( Mt 27,44 ) o quello di Marco, che ricorda i briganti crocifissi con lui e i loro insulti, ( Mc 15,32 ) se è vera la testimonianza di Luca, e cioè che uno dei briganti lo insultava, ma l'altro lo rimproverava e alla fine credette nel Signore?
È il caso d'intendere Matteo e Marco come scrittori che si sono permessi di sunteggiare l'accaduto e di usare il plurale al posto del singolare.
Un simile uso del plurale lo troviamo nella Lettera agli Ebrei, dove è detto che essi otturarono la bocca dei leoni, ( Eb 11,33 ) mentre il fatto va riferito al solo Daniele; ovvero: Essi furono segati, ( Eb 11,37 ) la qual cosa è risaputa del solo Isaia.
Così è delle parole del Salmo: Si levarono i re della terra e i principi si adunarono insieme ( Sal 2,2 ) ecc.
Nella spiegazione data già negli Atti degli Apostoli troviamo che in quel testo il plurale è usato invece del singolare. ( At 4,26-27 )
Difatti quei che citarono la testimonianza dello stesso Salmo precisarono che " i re " si riferiva a Erode e " i principi " a Pilato.
Che se poi a criticare il Vangelo sono dei pagani, vadano a consultare come si sono espressi i loro autori quando hanno parlato delle varie Fedre, Medee, Clitennestre, che furono tutte persone singole.
Cosa c'è inoltre di più frequente che uno ti dica, per esempio: Anche i villani mi insultano, sebbene a lanciare l'insulto sia stata una sola persona?
L'opposizione ci sarebbe se l'insulto attribuito palesemente da Luca a uno dei briganti, gli altri due evangelisti l'avessero messo in bocca a tutt'e due.
In tale ipotesi non si sarebbe potuto usare il plurale trattandosi di un solo brigante.
Avendo però egli scritto: I briganti e poi: Coloro che erano crocifissi con lui, senza aggiungere: Tutti e due, l'espressione è valida non solo se entrambi insultavano il Signore ma anche se, avendolo fatto soltanto uno di loro, quest'unico poté essere presentato al plurale, come l'uso comune del parlare consente.
Continua Matteo: Dall'ora sesta all'ora nona ci fu buio su tutta la terra. ( Mt 27,45 )
Con lui concordano gli altri due sinottici. ( Mc 15,3-36; Lc 23,44-45 )
Luca aggiunge in più il motivo di quel buio, cioè l'oscurarsi del sole.
Verso l'ora nona - così Matteo - Gesù gridò a gran voce: " Elì, Elì, lemà sabactàni? ", che significa: " Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? ". ( Sal 22,2 )
Udendo queste cose alcuni dei presenti dicevano: " Costui chiama Elia ". ( Mt 24,46-47 )
Marco usa più o meno le stesse parole e, quanto al contenuto, è d'accordo non press'a poco ma totalmente con Matteo. ( Mc 15,34-35 )
Immediatamente uno di loro - dice ancora Matteo - corse a prendere una spugna e imbevutala di aceto la fissò su una canna e così gli dava da bere. ( Mt 27,48 )
Così scrive anche Marco: Uno corse ad inzuppare di aceto una spugna e, postala su una canna, gli dava da bere, dicendo: " Aspettate! Vediamo se viene Elia a toglierlo dalla croce ". ( Mc 15,36 )
Stando a Matteo, il richiamo ad Elia non fu fatto da colui che gli porse la spugna con l'aceto ma dagli altri, che dicevano: Fermati! Vediamo se viene Elia a liberarlo. ( Mt 27,49 )
Se ne deduce che la frase fu detta e da quel tale e anche da altri.
Quanto a Luca, egli ricorda il particolare dell'aceto prima di narrare gli insulti a lui lanciati dal ladrone.
Scrive: Lo beffeggiavano anche i soldati, e gli si accostavano per porgergli dell'aceto, e dicevano: " Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso ". ( Lc 23,36-37 )
In un sol periodo volle riassumere quanto fu fatto e detto dai soldati.
Né deve sorprendere se non dice che a porgere l'aceto fu uno dei presenti: si esprime così attenendosi a quel genere letterario di cui abbiamo parlato sopra, che cioè consente l'uso del plurale a posto del singolare.
Dell'aceto fa menzione anche Giovanni che scrive: Dopo ciò Gesù, sapendo che ogni cosa era stata ormai compiuta, disse per adempiere la Scrittura: " Ho sete ".
Vi era lì un vaso pieno di aceto; posero perciò una spugna imbevuta di aceto in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca. ( Gv 19,28-29 )
Non deve far meraviglia se in Giovanni troviamo detto da Gesù: Ho sete e che lì vicino c'era un recipiente pieno di aceto, mentre di queste cose non parlano gli altri evangelisti.
Il testo di Matteo reca: Gesù, emesso un alto grido, spirò. ( Mt 27,50 )
A lui somiglia Marco che scrive: Gesù, lanciato un forte grido, spirò. ( Mc 15,37 )
Luca specifica meglio quale fu quel grido e scrive: Gesù, gridando a gran voce, disse: " Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito ".
Detto questo spirò. ( Lc 23,46 )
Quanto a Giovanni egli omette il primo grido di Gesù: Elì, Elì, riferito da Matteo e Marco e omette anche l'altro che Luca, il solo che lo riferisce, dice essere stato emesso da Gesù con voce elevata e cioè: Padre, nelle tue mani affido il mio spirito.
Se pertanto i primi due evangelisti parlano solo di un forte grido, anche Luca concorda con loro nel dire che si trattò veramente d'un forte grido e in più precisa quale sia stato quel forte grido ricordato anche da Matteo e Marco.
Tornando a Giovanni, egli ci narra cose non ricordate da nessuno degli altri tre, ad esempio che Gesù, prima di sorbire l'aceto, disse: È compiuto, parola che dobbiamo supporre pronunziata prima di quel forte grido.
Ecco le parole di Giovanni: E dopo aver ricevuto l'aceto, Gesù disse: " È compiuto! ". E, chinato il capo, spirò. ( Gv 10,30 )
Tra la parola: È compiuto e l'annotazione: Chinato il capo rese la spirito, fu emesso quel forte grido che Giovanni non ricorda mentre è ricordato dagli altri tre.
Questa dunque dovrebbe essere stata la successione più probabile dei fatti: prima disse: È compiuto, constatando che si era ormai compiuto tutto quello che era stato profetizzato nei suoi riguardi.
Egli si comportò come uno che stesse proprio aspettando tale compimento, in quanto lui poteva morire quando lo avesse voluto.
Dopo di ciò rese lo spirito affidandolo al Padre.
Tuttavia ognuno è libero di supporre che l'ordine delle parole poté essere o questo o qualsiasi altro.
Basta che si stia scrupolosamente attenti ad evitare tutto ciò che porrebbe un evangelista in contrasto con l'altro, perché omette una cosa che l'altro racconta o ne racconta una che l'altro omette.
Matteo continua scrivendo: Ed ecco, il velo del tempio si squarciò in due da cima a fondo. ( Mt 27,51 )
E Marco: E il velo del tempio si squarciò in due, dall'alto in basso. ( Mc 15,38 )
Anche Luca riferisce che il velo del tempio si squarciò nel mezzo, ( Lc 23,45 ) ma non segue lo stesso ordine.
Volendo concatenare miracolo a miracolo, dopo aver detto che il sole si oscurò, ritenne opportuno segnalare immediatamente che il velo del tempio si squarciò in due.
Anticipò quindi quel che accadde al momento in cui il Signore spirò, per proseguire poi - usando il metodo della ricapitolazione - con il racconto dell'aceto datogli a bere, del forte grido da lui emesso e poi della morte, cose tutte da ritenersi avvenute dopo l'avvento delle tenebre ma prima che il velo si squarciasse.
Lo attesta Matteo, il quale, dopo aver narrato che Gesù, emesso un secondo forte grido, rese lo spirito, aggiunge senza soluzione di discorso: Ed ecco il velo del tempio si squarciò, ( Mt 27,50-51 ) indicando in maniera abbastanza chiara che il velo si squarciò quando Gesù rese lo spirito.
Se non avesse aggiunto quel: Ed ecco, ma avesse scritto solamente: E il velo del tempio si squarciò, sarebbe rimasto dubbio quale dei racconti sia una reminiscenza basata sul sistema della ricapitolazione e quale corrisponda all'ordine reale dei fatti: se quello di Matteo e Marco ovvero quello di Luca.
Prosegue Matteo: La terra tremò, le rocce si spezzarono, i sepolcri si aprirono e molti corpi di santi che erano morti risuscitarono.
E uscendo dai sepolcri, dopo la sua resurrezione, entrarono nella città santa e apparvero a molti. ( Mt 27,51-53 )
Sono particolari riferiti da lui solo e quindi nessun pericolo che contrastino col racconto degli altri. Il centurione e quelli che con lui facevano la guardia a Gesù - aggiunge ancora Matteo - sentito il terremoto e visto quel che succedeva, furono presi da grande timore e dicevano: " Davvero costui era Figlio di Dio! ". ( Mt 27,54 )
Marco scrive: Allora il centurione che gli stava di fronte, vistolo spirare in quel modo, disse: " Veramente quest'uomo era Figlio di Dio! ". ( Mc 15,39 )
E Luca: Visto ciò che era accaduto il centurione glorificava Dio dicendo: Veramente quest'uomo era giusto. ( Lc 23,47 )
È qui da notare quanto asserisce Matteo sul centurione e i suoi commilitoni, i quali sarebbero rimasti sbalorditi quando sentirono il terremoto, mentre Luca dice che lo stupore del centurione fu causato dal grido emesso da Cristo quando spirò: quel grido con cui egli manifestò il potere che aveva di fissare il momento della morte.
Qui teniamo presente che Matteo non dice soltanto: Sentendo il terremoto ma aggiunge: E tutte le altre cose che erano accadute, mostrando con ciò che a Luca restava ampio spazio per asserire che il centurione restò ammirato dalla morte del Signore, rientrando anche questo fra le cose straordinarie allora accadute.
Ma anche se Matteo non recasse quell'aggiunta, siccome di cose straordinarie ne accaddero tante e il centurione insieme con i suoi dovettero rimanerne stupefatti, dovremmo ritenere che gli evangelisti furono liberi di ricordare quel che, secondo l'opinione di ciascuno, aveva maggiormente colpito gli spettatori.
Affermando l'uno che l'ammirazione derivò da questo particolare, l'altro da quell'altro, non sono in contrasto fra loro se oggetto dell'ammirazione fu tutto il complesso delle cose accadute.
E se un evangelista scrive che il centurione disse: Costui era veramente il Figlio di Dio ( Mt 27,54 ) e un altro: Quest'uomo era veramente il Figlio di Dio, ( Mc 15,39 ) non resterà certamente sorpreso della divergenza chiunque si degni ricordare le tante cose dette nelle pagine precedenti di questa ricerca.
Si tratta infatti di espressioni che concordano nel dire la stessa cosa, e se uno ha omesso il temine uomo, mentre l'altro l'ha scritto, in nessun modo ne risulta contrarietà.
Più profonda è la diversità che presenta Luca, il quale non fa dire al centurione: " Egli era Figlio di Dio " ma: Era un giusto.
Possiamo intendere che il centurione disse tutt'e due le frasi e i primi due evangelisti ne trasmisero la prima, Luca la seconda; ovvero possiamo intendere che Luca forse ci ha voluto manifestare il senso che il centurione diede alla frase " Gesù Figlio di Dio ".
Probabilmente infatti il centurione non lo aveva compreso come il Figlio unigenito uguale al Padre, ma lo chiamò Figlio di Dio perché lo ritenne un giusto, alla pari di tanti giusti chiamati appunto figli di Dio.
Luca inoltre scrive: Il centurione, vedendo quel che era accaduto.
In questa espressione volle includere tutte le cose straordinarie che accaddero in quell'ora, descrivendole come un insieme di miracoli, di cui ogni evento era un aspetto parziale.
Di persone che stavano accanto al centurione parla Matteo e non gli altri.
Chi non vedrà qui applicata quella regola ormai notissima per la quale non si deve parlare di contrarietà se uno scrittore ricorda dei particolari omessi da altri?
E finalmente, se Matteo nota che essi temettero molto mentre Luca non parla di timore ma afferma: Egli diede gloria a Dio, chi non vorrà intendere la frase nel senso che appunto mediante quel timore fu glorificato Dio?
Continua Matteo: C'erano là anche molte donne che stavano ad osservare da lontano; esse avevano seguito Gesù dalla Galilea per servirlo.
Tra costoro Maria di Magdala, Maria madre di Giacomo e di Giuseppe e la madre dei figli di Zebedeo. ( Mt 27,55-56 )
E Marco: C'erano anche alcune donne che stavano ad osservare da lontano, tra le quali Maria di Magdala, Maria madre di Giacomo il minore e di Joses, e Salomè, che lo seguivano e servivano quando era ancora in Galilea, e molte altre che erano salite con lui a Gerusalemme. ( Mc 15,40-41 )
Fra questi due evangelisti non vedo esserci asserzioni contrastanti.
Non si tocca infatti l'essenza della verità se, a proposito delle donne, alcune sono menzionate da entrambi mentre altre dall'uno o dall'altro di loro. Il racconto di Luca procede così: Anche tutte le folle che erano accorse a questo spettacolo, ripensando a quanto era accaduto, se ne tornavano percuotendosi il petto.
Tutti i suoi conoscenti assistevano da lontano e così le donne che lo avevano seguito fin dalla Galilea, osservando questi avvenimenti. ( Lc 23,48-49 )
Egli dunque concorda a sufficienza con gli altri due per quanto concerne la presenza delle donne anche se non ci tramanda il nome di alcuna di loro. Concorda poi con Matteo nel far menzione della folla accorsa: la quale folla, vedendo quel che succedeva, si batteva il petto e si allontanava.
Esclusivamente invece di Matteo è la notizia del centurione e di coloro che erano con lui. ( Mt 27,54 )
Luca dunque rimane isolato esclusivamente là dove parla di conoscenti del Signore che s'erano fermati a distanza.
Quanto a Giovanni, egli ricorda che delle donne erano presenti vicino alla croce, collocando quest'annotazione prima di descrivere la morte del Signore.
Scrive così: Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Cleopa e Maria di Magdala.
Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto il discepolo che egli amava, disse alla madre: "Donna, ecco il tuo figlio! ".
Poi disse al discepolo: " Ecco la tua madre! ". E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa. ( Gv 19,25-27 )
A questo riguardo potremmo supporre che di tali donne alcune stavano a distanza mentre altre erano vicine alla croce, se non ci facesse difficoltà Maria Maddalena ricordata, oltre che da Giovanni, anche da Matteo e Marco.
Della stessa Madre del Signore non parla infatti nessuno degli evangelisti, escluso Giovanni.
Ora di questa Maria Maddalena come si può dire che stava a distanza ragguardevole insieme con le altre donne - così scrivono infatti Matteo e Marco - e che stava presso la croce, al dire di Giovanni?
Occorrerà pensare che fra le donne e la croce c'era una distanza che consentiva di dire: " Lì vicino ", nel senso che esse stavano di fronte a lui e non lontano da lui, e anche " Da lontano ", in confronto con la folla che l'attorniava proprio d'appresso, fra cui anche il centurione e i soldati.
Potremmo intendere la descrizione evangelica nel senso che le donne che si erano avvicinate alla croce con la Madre del Signore, dopo che egli ebbe affidato costei al discepolo cominciarono ad allontanarsi per evitare la folla che si veniva sempre più accalcando.
Da lontano poi seguitarono ad osservare quel che accadde in seguito, per cui gli altri evangelisti, che parlano delle donne dopo la morte del Signore, le presentano come lontane.
Continua Matteo: Venuta la sera giunse un uomo ricco di Arimatea, chiamato Giuseppe, il quale era divenuto anche lui discepolo di Gesù.
E andò da Pilato e gli chiese il corpo di Gesù. Allora Pilato ordinò che gli fosse consegnato. ( Mt 27,57-58 )
Marco scrive: Sopraggiunta ormai la sera, poiché era la Parasceve, cioè la vigilia del sabato, Giuseppe di Arimatea, membro autorevole del sinedrio, che aspettava anche lui il regno di Dio, andò coraggiosamente da Pilato per chiedere il corpo di Gesù.
Pilato si meravigliò che fosse già morto e, chiamato il centurione, lo interrogò se fosse morto da tempo.
Informato dal centurione concesse la salma a Giuseppe. ( Mc 15,42-45 )
L'episodio è così narrato da Luca: C'era un uomo di nome Giuseppe, membro del sinedrio, persona buona e giusta.
Non aveva aderito alla decisione e all'operato degli altri.
Egli era di Arimatea, una città dei Giudei, e aspettava il regno di Dio.
Si presentò a Pilato e chiese il corpo di Gesù. ( Lc 23,50-52 )
Giovanni è il solo a raccontarci i particolari delle gambe spezzate ai due che erano stati crocifissi con il Signore e del fianco del Signore trafitto dalla lancia.
Nel resto, ricordando anche Giuseppe, concorda con gli altri e scrive: Dopo questi fatti, Giuseppe d'Arimatea, che era discepolo di Gesù, ma di nascosto per timore dei Giudei, chiese a Pilato di prendere il corpo di Gesù.
Pilato lo concesse. Allora egli andò e prese il corpo di Gesù. ( Gv 19,38 )
Nel presente racconto quindi, a prima vista, non ci sono contrasti fra un evangelista e l'altro.
Tuttavia ci potrebbe essere qualcuno che si chieda come Giovanni non sia in disaccordo con se stesso quando insieme con gli altri evangelisti riferisce che Giuseppe andò a chiedere il corpo di Gesù, mentre attesta che egli era un discepolo che per timore dei Giudei seguiva Gesù occultamente.
Sorprende infatti, e a buon diritto, come mai un discepolo che per timore dei Giudei seguiva Gesù occultamente abbia avuto il coraggio di chiedere il corpo di Gesù, coraggio che non ebbero gli altri che lo seguivano in modo palese.
Si può comprendere il suo gesto se si pensa alla dignità che rivestiva e che ispirava a lui fiducia e gli consentiva d'entrare familiarmente in casa di Pilato.
Può darsi anche che, trattandosi d'adempiere un dovere verso chi era morto, si sia curato dei Giudei meno di quando andava dal Signore per ascoltarlo, nel qual caso gli premeva evitare la loro inimicizia.
Continua Matteo: Giuseppe, preso il corpo di Gesù, lo avvolse in un candido lenzuolo e lo depose nella sua tomba nuova, che si era fatta scavare nella roccia.
Rotolata poi una gran pietra sulla porta del sepolcro, se ne andò. ( Mt 27,59-60 )
E Marco: Egli allora, comprato un lenzuolo, lo calò giù dalla croce e, avvoltolo nel lenzuolo, lo depose in un sepolcro scavato nella roccia.
Poi fece rotolare un masso contro l'entrata del sepolcro. ( Mc 15,46 )
Così Luca: Lo calò dalla croce, lo avvolse in un lenzuolo e lo depose in una tomba scavata nella roccia, nella quale nessuno era stato ancora deposto. ( Lc 23,53 )
In questi tre racconti non si possono sollevare problemi di divergenza.
Quanto invece a Giovanni, egli dice che la sepoltura del Signore non fu effettuata solo da Giuseppe ma anche da Nicodemo.
Avviando il discorso su questo Nicodemo si esprime così: Vi andò anche Nicodemo, quello che in precedenza era andato da lui di notte, e portò una mistura di mirra e di aloe, di circa cento libbre. ( Gv 19,39 )
Quindi prosegue aggiungendo anche Giuseppe e dice: Essi presero allora il corpo di Gesù e lo avvolsero in bende insieme con gli oli aromatici, com'è usanza seppellire per i Giudei.
Ora, nel luogo ove era stato crocifisso vi era un giardino e nel giardino un sepolcro nuovo nel quale nessuno era stato ancora deposto.
Là dunque deposero Gesù a motivo della Parasceve dei Giudei, poiché quel sepolcro era vicino. ( Gv 19,40-42 )
A chi comprende bene il racconto, anche dopo questi particolari non possono sorgere difficoltà.
In effetti, se tre evangelisti non dicono nulla di Nicodemo, non asseriscono che il Signore fu sepolto dal solo Giuseppe, sebbene facciano menzione solo di lui.
E se narrano che il morto fu avvolto da Giuseppe con un lenzuolo, con ciò non impediscono di supporre che altri lini poterono essere recati da Nicodemo e sovrapposti a quel lenzuolo.
Così risulta vero il racconto di Giovanni che parla della salma avvolta non da un panno solo ma da più panni.
Ma anche se unico fosse stato il lenzuolo, si sarebbe potuto dire con assoluta precisione anche lo avvolsero con panni di lino per il fatto che il sudario con il quale fu avvolta la testa e le bende con cui fu fasciato il resto del corpo erano di lino: quei tessuti cioè che ordinariamente chiamiamo " pannolini ".
Continua Matteo: Erano là Maria Maddalena e l'altra Maria sedute presso il sepolcro. ( Mt 27,61 )
La stessa cosa in Marco: Maria Maddalena e Maria di Giuseppe stavano a guardare dove lo seppellivano. ( Mc 15,47 )
Assolutamente nessun contrasto fra loro.
24.62 Continua Matteo: Il giorno dopo, che era Parasceve, si riunirono presso Pilato i sommi sacerdoti e i farisei dicendo: " Signore, ci siamo ricordati che quell'impostore disse mentre era vivo: "Dopo tre giorni risorgerò".
Ordina dunque che sia vigilato il sepolcro fino al terzo giorno, perché non vengano i suoi discepoli, lo rubino e poi dicano al popolo: "È risuscitato dai morti".
Così quest'ultima impostura sarebbe peggiore della prima ".
Pilato disse loro: " Avete la vostra guardia, andate e assicuratevi come credete ".
Ed essi andarono e assicurarono il sepolcro, sigillando la pietra e mettendovi la guardia. ( Mt 27,62-66 )
È un racconto esclusivo di Matteo, né gli altri contengono qualcosa che contrasti con questa narrazione.
24.63 Lo stesso Matteo proseguendo scrive: Passato il sabato, all'alba del primo giorno della settimana, Maria di Magdala e l'altra Maria andarono a visitare il sepolcro.
Ed ecco che vi fu un gran terremoto: un angelo del Signore, sceso dal cielo, si accostò, rotolò la pietra e si pose a sedere su di essa.
Il suo aspetto era come la folgore e il suo vestito bianco come la neve.
Per lo spavento che ebbero di lui le guardie cominciarono a tremare e rimasero come morte.
Ma l'angelo disse alle donne: " Non abbiate paura, voi! So che cercate Gesù il crocifisso. Non è qui.
È risorto, come aveva detto; venite a vedere il luogo dove era deposto.
Presto, andate a dire ai suoi discepoli: "È risuscitato dai morti, e ora vi precede in Galilea; là lo vedrete". Ecco, io ve l'ho detto ". ( Mt 28,1-7 )
Con Matteo s'accorda Marco. ( Mc 16,1-11 )
Potrebbe però sorprendere che, al dire di Matteo, l'angelo sedeva sopra il masso rotolato via dal sepolcro, mentre Marco riferisce che le donne, entrate nel sepolcro, videro un giovane seduto sul lato destro: era vestito d'un manto bianco ed esse rimasero sbigottite.
Occorrerà intendere i racconti nel senso che Matteo ha omesso di parlarci dell'angelo visto dalle donne quando entrarono nel sepolcro, Marco invece ha sorvolato sull'angelo che videro fuori del sepolcro mentre sedeva sulla pietra.
Esse avrebbero veduto due angeli e da tutti e due separatamente udirono le parole da loro dette sul conto di Gesù.
Le udirono dapprima da quello che videro fuori del sepolcro seduto sulla pietra, successivamente da quello che quando entrarono nel sepolcro videro seduto sul lato destro.
Per entrare nel sepolcro esse furono incoraggiate dalle parole che disse loro l'angelo seduto all'esterno: Venite a vedere il posto dove era collocato il Signore. ( Mt 28,6 )
Vi entrarono di fatto e là dentro trovarono l'angelo di cui non s'interessa Matteo ma solo Marco: esso stava sul lato destro e ripeté loro più o meno le stesse parole.
Potremmo anche supporre che quel sepolcro dove esse entrarono sia da immaginarsi come una specie di recinto, destinato verosimilmente a proteggere la tomba vera e propria.
Esso si trovava a una certa distanza dalla roccia che era stata scavata per ricavarne il sepolcro; e così, di uno stesso angelo che era in quello spazio Marco dice che sedeva a destra, mentre Matteo dice che sedeva sopra la pietra: quella pietra che a causa del terremoto era rotolata lontano dall'ingresso del sepolcro, lontano cioè dalla tomba che era stata scavata nella roccia.
24.64 Si può anche ricercare in che senso Marco dica che le donne uscite fuggirono via dal sepolcro perché erano piene di timore e di spavento.
E non dissero niente a nessuno, perché avevano paura. ( Mc 16,8 )
Le sue affermazioni differiscono infatti da quanto detto in Matteo: Abbandonato in fretta il sepolcro, con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l'annunzio ai suoi discepoli. ( Mt 28,8 )
Dobbiamo quindi sottintendere che esse non osarono rivolgere domande agli angeli che avevano visti né risposero in alcun modo alle loro interrogazioni.
Non osarono nemmeno parlare con i custodi che videro addormentati presso la tomba.
Quanto poi alla gioia di cui fa cenno Matteo essa non è in contrasto con il timore di cui parla Marco.
E anche se Matteo non avesse per nulla accennato al timore, dovremmo ritenere che tutti e due i sentimenti furono nel loro animo.
Siccome però in Matteo stesso si precisa che uscirono in fretta dal sepolcro pieno il cuore di timore e di gioia, non restano appigli per litigare su questo punto.
24.65 Un problema piuttosto rilevante sorge a proposito dell'ora in cui le donne si recarono al sepolcro.
Dice Matteo: Passato il sabato, all'alba del primo giorno della settimana, Maria di Magdala e l'altra Maria andarono a visitare il sepolcro. ( Mt 28,1 )
Cosa dice Marco? Di buon mattino, il primo giorno dopo il sabato, vennero al sepolcro al levar del sole. ( Mc 16,2 )
Le sue informazioni concordano con quanto riferiscono Luca e Giovanni.
Luca: Di buon mattino; ( Lc 24,10 ) Giovanni: Di buon mattino, quand'era ancora buio. ( Gv 20,1 )
Parole che intendiamo equivalenti a quelle di Marco: Di buon mattino, quando ormai stava per sorgere il sole, e cioè quando ad oriente cominciava ad albeggiare, certamente perché il sole era ormai vicino a levarsi, se è vero che deriva dal sole quel chiarore che chiamiamo aurora. Non c'è quindi opposizione fra Marco e colui che scrive: Era ancora buio.
Quando infatti sorge il nuovo giorno, c'è ancora del buio, che si attenua man mano che si alza la luce.
Non dobbiamo quindi prendere l'espressione: Di buon mattino, usata da Marco nel senso che il sole già splendeva sopra l'orizzonte, ma piuttosto come la usiamo noi per indicare che una cosa è da farsi " di buon ora ".
Quando infatti diciamo: Al mattino, perché non s'intenda che parliamo di un'ora in cui il sole è già alto sull'orizzonte completiamo la frase con l'aggiunta: Di buon mattino, volendo sottolineare che ci riferiamo all'albeggiare del giorno.
Occorre peraltro ricordare che, secondo l'uso corrente, si è soliti dire: " Ormai è mattina " anche dopo che il gallo ha cantato più volte, e la gente ne deduce che il giorno è ormai vicino.
Anzi, se dopo tale constatazione si aspetta ancora finché il sole sia effettivamente spuntato in oriente e stia lì lì per sorgere anche dalle nostre parti, tanto che si vede imbiancarsi o addirittura rosseggiare il cielo, quei tali che prima dicevano: " È mattina " si credono autorizzati a dire ancora: " È mattino presto ".
Ora se le cose stanno così, perché non dovremo prendere il tempo che Marco chiama mattino identico a quello che Luca dice mattino presto?, e quello che è chiamato: Di buon mattino equivalente a: Molto di buon'ora, ovvero a: Di buon mattino quand'era ancora buio, che è l'espressione usata da Giovanni?
E perché non intendere: Quando il sole era al suo sorgere nel senso che sorgendo all'orizzonte cominciava a illuminare il cielo?
Con maggiore attenzione occorre esaminare il testo di Matteo per vedere come s'accordi con gli altri tre.
Egli infatti non parla né di prime ore del giorno né di mattino ma dice: Alla sera del sabato, quando sorgevano le luci del primo giorno dopo il sabato.
Matteo in realtà ci parla della prima parte della notte, che è il vespro, intendendo però riferirsi all'intera notte nella quale, mentre era sul finire, le donne si recarono al sepolcro.
Comprendiamo che egli parli così parlando della notte dal fatto che, in quella " sera ", era già permesso portare gli aromi, certamente perché il sabato era terminato.
Siccome dunque a causa del riposo sabbatico erano impedite dal compiere la loro opera prima che tal giorno terminasse, chiamò notte il tempo in cui alle donne era consentito di compierla, qualunque sia stata l'ora della notte in cui esse vi si decisero.
Pertanto l'espressione sera del sabato equivale a notte del sabato, cioè la notte che viene dopo il sabato.
Lo indicano a sufficienza le parole usate dall'evangelista che scrive: La sera del sabato, quando sorgevano le luci del primo giorno dopo il sabato.
La cosa non sarebbe vera se con l'espressione sera da lui usata intendiamo aver voluto indicare solo la prima parte della notte, cioè il suo inizio.
Non è infatti questo inizio che viene illuminato dal sorgere del primo giorno dopo il sabato, ma della notte come tale può dirsi che ne è illuminata quella parte che volge alla fine.
In realtà la prima parte della notte termina all'arrivo della seconda, mentre l'apparire della luce segna la fine della notte tutta intera: per cui non si può parlare di una sera che viene illuminata dal primo giorno dopo il sabato se per sera non s'intende la notte in tutta la sua durata, finché cioè la nuova luce non ne segna la fine.
Occorre inoltre ricordare l'uso frequente nella divina Scrittura, d'indicare il tutto menzionando una parte.
Con la parola sera l'evangelista indica pertanto la notte, che all'altro estremo ha il mattino presto: e se le donne vennero al sepolcro al mattino presto, ci vennero naturalmente mentre ancora durava quella notte che era stata segnalata col nome di sera.
Come ho già detto, sebbene sia stato usato il nome sera si è voluto parlare di tutt'intera la notte; e così, qualunque fosse stata l'ora notturna in cui le donne vennero al sepolcro, sarebbero senz'altro venute mentre perdurava la medesima notte.
E se di fatto vennero nell'ultima parte della notte, non c'è dubbio che vennero durante la stessa notte.
Concludendo: La sera quando ormai sorgevano le luci del primo giorno dopo il sabato non si può intendere se non come equivalente a tutt'intera la notte.
Venendo dunque di sera, le donne vennero durante quella notte: e vennero durante la medesima notte se vennero quando della notte si era giunti all'ultima parte.
24.66 Se non si ricorre a quella figura grammaticale che nella parte esprime il tutto, non possiamo comprendere esattamente nemmeno i tre giorni fra la morte e la resurrezione del Signore.
Egli aveva detto: Come infatti Giona rimase tre giorni e tre notti nel ventre del pesce, così il Figlio dell'uomo resterà tre giorni e tre notti nel cuore della terra. ( Mt 12,40 )
Si computi pure il tempo o dal momento in cui spirò o anche da quando fu sepolto: una soluzione soddisfacente non la si trova.
Occorre prendere il giorno di mezzo, cioè il sabato, come un giorno intero, compresa la sua notte, mentre gli altri due giorni in mezzo ai quali esso si trova, cioè la Parasceve e il primo giorno dopo il sabato, quello che noi chiamiamo domenica, occorre intenderli interi in quanto di essi è inclusa nel computo soltanto una qualche parte.
Cosa risolve infatti il conteggio effettuato da certuni messi alle strette dalla difficoltà di questo testo e ignari dell'uso frequente nelle sacre Scritture di indicare il tutto nominando la parte, uso quanto mai utile per risolvere i problemi scritturali?
Costoro vorrebbero computare come una notte intera le tre ore, dall'ora sesta all'ora nona, nelle quali il sole si oscurò, e come un giorno intero le tre ore nelle quali il sole riapparve, cioè il tempo decorso dall'ora nona fino al tramonto.
A ciò seguirebbe la notte del futuro sabato, e contando questa notte insieme con il giorno che la seguì si ottengono due notti e due giorni.
Terminato il sabato, seguì la notte del primo giorno dopo il sabato, cioè la domenica, di cui si vedevano le prime luci: e fu in quel giorno che il Signore risuscitò.
Tutto sommato quindi si avrebbero due notti, due giorni e un'altra notte, ammettendo peraltro che si possa parlare d'una notte intera senza precisare che quelle prime ore mattutine ne furono soltanto l'ultima parte.
Ne segue che la somma di tre giorni e tre notti non torna nemmeno se si contano come una notte le sei ore in tre delle quali il sole si oscurò e le altre tre in cui tornò a risplendere.
Non resta quindi che ricorrere a quel modo di esprimersi frequentissimo nelle Scritture che consente d'intendere il tutto nella parte.
Da ciò concludiamo che il primo giorno fu quello della Parasceve, quando il Signore fu crocifisso e sepolto.
Pur essendosi nell'ultima parte di quel giorno, che ormai volgeva alla fine, messo insieme con la sua notte lo intenderemo come un giorno completo.
Il giorno di mezzo, cioè il sabato, fu veramente un giorno intero, e non lo si chiamò giorno perché ne decorse una parte soltanto.
Quanto al terzo giorno, lo si intese come giorno intero per riguardo alla sua prima parte, in riferimento cioè alla sua notte, che avrebbe abbracciato anche un periodo diurno.
Così si ha veramente un triduo. È la stessa cosa di quegli otto giorni dopo i quali Gesù salì sul monte, a proposito dei quali Matteo e Marco, guardando solo ai giorni interi intermedi dicono: Dopo sei giorni, ( Mt 17,1; Mc 9,2 ) mentre Luca parla di otto giorni. ( Lc 9,28 )
24.67 Passiamo ora ad esaminare gli altri particolari della resurrezione per vedere se concordano con il racconto di Matteo.
E cominciamo da Luca il quale chiaramente asserisce che due erano gli angeli visti dalle donne che si recarono al sepolcro. ( Lc 24,4 )
Avevamo interpretato il suo racconto nel senso che, degli altri due evangelisti, uno ne menziona uno e l'altro un altro: e precisamente Matteo parla di quello che sedeva sopra il masso fuori del sepolcro, ( Mt 28,2 ) Marco di quello che sedeva dentro il sepolcro dalla parte destra. ( Mc 16,5 )
Ma ascoltiamo il racconto di Luca: Era il giorno della Parasceve e già splendevano le luci del sabato.
Le donne che erano venute con Gesù dalla Galilea seguivano [ Giuseppe ]; esse osservarono la tomba e come era stato deposto il corpo di Gesù, poi tornarono indietro e prepararono aromi e oli profumati.
Il giorno di sabato osservarono il riposo, secondo il comandamento. ( Lc 23,54-56 )
Il primo giorno dopo il sabato, di buon mattino, si recarono alla tomba, portando con sé gli aromi che avevano preparato.
Trovarono la pietra rotolata via dal sepolcro ma, entrate, non trovarono il corpo del Signore Gesù.
Mentre erano ancora incerte, ecco due uomini apparire vicino a loro in vesti sfolgoranti.
Essendosi le donne impaurite e avendo chinato il volto a terra, essi dissero loro: "Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risuscitato.
Ricordatevi come vi parlò quando era ancora in Galilea, dicendo che bisognava che il Figlio dell'uomo fosse consegnato in mano ai peccatori, che fosse crocifisso e risuscitasse il terzo giorno ".
Ed esse si ricordarono delle sue parole e, tornate dal sepolcro, annunziarono tutto questo agli Undici e a tutti gli altri. ( Lc 24,1-9 )
Come si può affermare che le donne videro i due angeli seduti, l'uno fuori sopra il masso ( come riferisce Matteo ), l'altro dentro sul lato destro del sepolcro ( come scrive Marco ( Mt 28,2; Mc 16,5 ) ), se, al dire di Luca, tutt'e due stavano in piedi non lontano dalle donne ( Lc 24,4 ) alle quali rivolsero più o meno le stesse parole?
Possiamo senza difficoltà intendere il racconto evangelico nel senso che le donne videro un solo angelo, come narrano Matteo e Marco; e di questa cosa già sopra abbiamo trattato.
In tale ipotesi il loro ingresso nel sepolcro vorrebbe dire che esse entrarono in uno spazio delimitato da una siepe da cui poi si poteva entrare dinanzi alla cavità della roccia che costituiva il sepolcro stesso.
In quello spazio antistante videro l'angelo che, al dire di Matteo, sedeva sopra il masso rotolato via dal sepolcro, cosa che corrisponderebbe a quanto riportato da Marco e cioè che esso era seduto sul lato destro.
Successivamente le donne entrarono all'interno del sepolcro e, mentre guardavano al posto dove era stato deposto il corpo del Signore, videro altri due angeli, che secondo Luca stavano in piedi. Da loro si sentirono rivolgere parole simili con cui le si incoraggiava e se ne consolidava la fede.
24.68 Ma dobbiamo ora esaminare il racconto di Giovanni per vedere se e in che misura corrisponde con quanto narrato dagli altri.
Ecco la descrizione di Giovanni: Nel giorno dopo il sabato, Maria di Magdala si recò al sepolcro di buon mattino, quand'era ancora buio, e vide che la pietra era stata ribaltata dal sepolcro.
Corse allora e andò da Simon Pietro e dall'altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: " Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l'hanno posto! ".
Uscì allora Simon Pietro insieme all'altro discepolo, e si recarono al sepolcro.
Correvano insieme tutti e due, ma l'altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro.
Chinatosi, vide le bende per terra, ma non entrò.
Giunse intanto anche Simon Pietro che lo seguiva ed entrò nel sepolcro e vide le bende per terra, e il sudario, che gli era stato posto sul capo, non per terra con le bende, ma piegato in un luogo a parte.
Allora entrò anche l'altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette.
Non avevano infatti ancora compreso la Scrittura, che egli cioè doveva risuscitare dai morti.
I discepoli intanto se ne tornarono di nuovo a casa. Maria invece stava all'esterno vicino al sepolcro e piangeva.
Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro e vide due angeli in bianche vesti, seduti l'uno dalla parte del capo e l'altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù.
Ed essi le dissero: " Donna, perché piangi? ". Rispose loro: " Hanno portato via il mio Signore e non so dove lo hanno posto ".
Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù che stava lì in piedi; ma non sapeva che era Gesù.
Le disse Gesù: " Donna, perché piangi? Chi cerchi? ". Essa, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: " Signore, se l'hai portato via tu, dimmi dove lo hai posto e io andrò a prenderlo ".
Gesù le disse: " Maria! ". Essa allora, voltatasi verso di lui, gli disse in ebraico: " Rabbuni! ", che significa: Maestro! Gesù le disse: " Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma va' dai miei fratelli e di' loro: Io salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro ".
Maria di Magdala andò ad annunziare ai discepoli: " Ho visto il Signore " e anche ciò che le aveva detto. ( Gv 21,1-18 )
In questa descrizione di Giovanni troviamo che essa concorda con quanto detto dagli altri sul giorno e l'ora in cui le donne si recarono al sepolcro; con Luca c'è l'accordo nella precisazione che gli angeli visti dalle donne erano due.
Sul particolare invece rilevato da Luca, ( Lc 24,4 ) che gli angeli stavano dritti in piedi, mentre secondo Giovanni stavano seduti, e tutte le altre notizie su cui tacciono gli altri evangelisti per comprenderle in modo che nel quarto Vangelo non si trovino contrasti con gli altri, specialmente nell'ordine in cui gli eventi si sono succeduti, occorre una disamina accurata perché sia esclusa ogni contrapposizione.
24.69 Ci sia consentito a questo punto, con l'aiuto del Signore, di stilare in un'unica narrazione le cose che accaddero nell'ambito della resurrezione del Signore stesso e che sono tramandate da tutti e quattro gli evangelisti, disponendole secondo l'ordine che più si avvicini alla realtà dei fatti.
Il primo giorno dopo il sabato molto di buon'ora le donne si recarono al sepolcro, come affermano tutti e quattro i Vangeli.
In quel momento erano già accaduti i fatti riferiti dal solo Matteo, e cioè il terremoto, la rimozione della pietra e il conseguente spavento dei soldati, che tramortiti giacevano in una parte imprecisata. ( Mt 28,2 )
Fu allora che, al dire di Giovanni, ( Gv 20,1 ) arrivò al sepolcro Maria Maddalena, la quale ardeva molto più che non le altre donne, che servivano il Signore, al segno che Giovanni ricorda lei sola, omettendo non senza motivo le altre che, a detta degli altri evangelisti, erano venute con lei.
Arrivò dunque e, vedendo le pietra rimossa dal sepolcro e non dubitando che il corpo di Gesù era stato trasferito altrove, senza compiere più diligenti controlli corse via e - così ancora Giovanni - portò la notizia a Pietro e allo stesso Giovanni, che era il discepolo amato da Gesù.
I due apostoli si misero a correre per andare al sepolcro.
Arrivò per primo Giovanni, il quale chinatosi vide i lini accantonati da una parte ma non entrò.
Pietro, che l'aveva seguito, entrò nel sepolcro e vide i lini sistemati a parte e notò che il sudario che gli era stato messo sulla testa non si trovava dov'erano posti gli altri lini ma era ripiegato a parte. ( Gv 20,6-7 )
Dietro a lui entrò anche Giovanni e, viste le medesime cose, credette a ciò che aveva detto Maria, e cioè che il Signore era stato portato via dal sepolcro.
Non avevano infatti compreso ancora la Scrittura, secondo la quale egli doveva risorgere dai morti. ( Gv 20,9-11 )
Tornati a casa i discepoli, Maria rimase all'esterno del sepolcro e seguitava a piangere: venne cioè a trovarsi davanti all'apertura del sepolcro che era stato scavato nella roccia ma dentro allo spazio antistante dov'era entrata insieme con le altre donne.
Al dire di Giovanni infatti lì attorno c'era un giardino. ( Gv 20,9-11 )
Fu allora che videro l'angelo seduto dalla parte destra sopra il masso che era stato ribaltato dall'ingresso del sepolcro, come asseriscono Matteo e Marco.
L'angelo disse loro: " Non abbiate paura, voi! So che cercate Gesù il crocifisso. Non è qui.
È risorto, come aveva detto; venite a vedere il luogo dove il Signore era deposto.
Presto, andate a dire ai suoi discepoli: È risuscitato dai morti e ora vi precede in Galilea; là lo vedrete. Ecco, io ve l'ho detto ". ( Mt 28,5-7 )
Espressioni simili a queste sono riportate anche da Marco. ( Mc 16,6 )
Udendo queste parole Maria seguitava ancora a piangere; ma poi si chinò e, fissato lo sguardo verso il sepolcro, vide ( scrive Giovanni ) due angeli in bianche vesti seduti uno dalla parte della testa e l'altro dalla parte dei piedi dov'era stato collocato il cadavere di Gesù.
Gli angeli le chiedono: Donna, perché piangi? Risponde lei: Hanno portato via il mio Signore e non so dove l'abbiano posto. ( Gv 20,12-13 )
È da ritenersi che a questo punto gli angeli si alzarono e difatti tale sembrò la loro posizione, se è vero quanto narra Luca ( Lc 24,4 ) che cioè esse li videro in piedi e, stando sempre al racconto di Luca, siccome erano impaurite e tenevano gli occhi volti a terra, gli angeli le interrogarono: Perché cercate tra i morti uno che è vivo? Non è qui. È risuscitato.
Ricordatevi come vi parlò quando era ancora in Galilea, dicendo che bisognava che il Figlio dell'uomo fosse consegnato in mano ai peccatori, che fosse crocifisso e risuscitasse il terzo giorno.
Ed esse si ricordarono delle sue parole. ( Lc 24,5-8 )
Un po' dopo anche Maria si voltò e, come scrive Giovanni, vide Gesù in piedi ma non comprese che era lui. Gesù le dice: " Donna, perché piangi? Chi cerchi? ".
Essa, pensando che fosse il custode del giardino gli disse: " Signore, se l'hai portato via tu, dimmi dove lo hai posto e io andrò a prenderlo ".
Gesù le disse: " Maria! ". Essa allora, voltatasi verso di lui, gli disse in ebraico: " Rabbuni! ", che significa: Maestro! Gesù le disse: " Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma va' dai miei fratelli e di' loro: Io salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro ". ( Gv 20,14-17 )
Allora uscì dal sepolcro, cioè da quello spazio adibito a giardino che si trovava dinanzi alla roccia scavata, e con lui uscirono anche le altre che, al dire di Marco, erano state prese da timore e spavento tale che non riuscivano a parlare. ( Mc 16,8 )
A questo punto, in base alla relazione di Matteo, ecco Gesù che si fa loro incontro e dice: Salute!
Ed esse gli si avvicinarono, gli strinsero i piedi e lo adorarono. ( Mt 28,9 )
Si comprende così com'esse furono apostrofate due volte dagli angeli mentre si recavano al sepolcro, e poi anche dal Signore: una volta quando Maria lo prese per i discepoli del giardino ( Gv 20,13 ) e poi quando le incontrò per strada e, ripetendo loro l'apparizione, le rassicurò e le sollevò dalla paura.
In questa occasione disse loro: Non temete, ma andate a dire ai miei fratelli che si rechino in Galilea; là mi vedranno. ( Mt 28,10 )
Venne dunque Maria Maddalena e annunziò ai discepoli ( Gv 20,18 ) d'aver visto il Signore e insieme tutte le cose che egli le aveva detto.
E non venne lei sola ma anche le altre menzionate da Luca: Anch'esse riferirono le cose vedute agli undici discepoli e a tutti gli altri. ( Lc 24,10 )
Le loro parole furono prese dai discepoli come vaneggiamenti e non ci volevano credere. ( Lc 24,11 )
In ciò è d'accordo anche Marco il quale, riferito che le donne fuggirono dal sepolcro tremanti di paura e che non dissero ad alcuno ciò che avevano visto, ( Mc 16,8 ) aggiunge che il Signore, risorto il primo giorno dopo il sabato, apparve per primo a Maria Maddalena, da cui aveva espulso sette demoni.
Costei si mise in cammino e andò a riferire le cose viste a coloro che erano stati con Gesù, che essa trovò in pianto e lutto.
Ascoltando da lei che il Maestro era tornato in vita e lei l'aveva visto, non le credettero. ( Mc 16,9-11 )
Quanto a Matteo, inserisce qui, cioè dopo aver narrato delle donne che si allontanarono quand'ebbero visto e udito tutte queste cose, il particolare di quei tali che erano stati a far la guardia al sepolcro e s'erano atterriti da sembrare morti.
Essi riferirono ai sommi sacerdoti tutto l'accaduto, vale a dire le cose delle quali anch'essi s'erano potuti accorgere.
Allora i sommi sacerdoti si radunarono insieme con gli anziani e presero la decisione di dare ai soldati una buona somma di denaro affinché dicessero che i discepoli erano venuti e, mentre essi dormivano, l'avevano trafugato.
Promisero loro l'incolumità anche nei confronti del preside che li aveva incaricati di fare la guardia, e i soldati, ricevuto il denaro, si comportarono secondo le istruzioni ricevute.
Questa versione dei fatti - conclude Matteo - si diffuse fra i Giudei ed è viva anche ai nostri giorni. ( Mt 28,11-15 )
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