Summa Teologica - III |
In 3 Sent., d. 21, q. 2, a. 4, sol. 3; Comp. Theol., c. 238; In Ioan., c. 20, lect. 6
Pare che il corpo di Cristo non dovesse risorgere con le cicatrici.
1. S. Paolo [ 1 Cor 15,52 ] afferma che « i morti risorgono incorruttibili ».
Ma le cicatrici e le piaghe costituiscono una certa corruzione e un difetto.
Perciò non era conveniente che Cristo, il quale è l'autore della risurrezione, risorgesse con le cicatrici.
2. Il corpo di Cristo, come si è dimostrato [ a. prec. ], risorse integro.
Ma l'apertura delle ferite è incompatibile con l'integrità.
Quindi non era conveniente che nel corpo di Cristo restassero le aperture delle ferite, anche se vi rimasero certi segni delle piaghe che bastavano alla vista, e per cui Tommaso credette, stando a quelle parole [ Gv 20,29 ]: « Perché mi hai visto, Tommaso, hai creduto ».
3. Scrive il Damasceno [ De fide orth. 4,18 ] che « dopo la risurrezione si riscontrano in Cristo degli aspetti reali, ma non secondo la natura, bensì secondo una disposizione divina, allo scopo di certificare che a risorgere era stato quel corpo medesimo che aveva sofferto: p. es. le cicatrici ».
Ma cessata la causa deve cessare anche l'effetto.
Pare quindi che una volta certificati i discepoli circa la risurrezione, le cicatrici siano scomparse.
D'altra parte però l'immutabilità della gloria escludeva che egli assumesse qualcosa che non doveva durare in lui per sempre.
Pare quindi che egli alla risurrezione non dovesse riprendere il corpo segnato dalle cicatrici.
Il Signore [ Gv 20,27 ] così disse a Tommaso: « Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano e mettila nel mio costato ».
Era conveniente che l'anima di Cristo nella risurrezione riprendesse il corpo con le cicatrici.
Primo, per la stessa gloria di Cristo.
Scrive infatti S. Beda [ In Lc 6, su 24,40 ] che egli conservò le cicatrici non per l'incapacità di sanarle, ma « per portare in perpetuo il trionfo della sua vittoria ».
Per cui S. Agostino insegna che « forse nel regno dei cieli vedremo nei corpi dei martiri le cicatrici delle piaghe sofferte per Cristo: poiché non si tratta di deformità, bensì di dignità; cosicché risplenderà in essi una bellezza, quella della virtù, che pur essendo nel corpo non sarà del corpo ».
Secondo, per confermare « nella fede della sua risurrezione » i cuori dei suoi discepoli [ Beda, l. cit. ].
Terzo, « per mostrare continuamente al Padre, quando supplica per noi, quale genere di morte abbia sofferto per gli uomini » [ ib. ].
Quarto, « per far capire ai fedeli redenti dalla sua morte con quanta misericordia siano stati soccorsi, mostrando le vestigia della morte medesima » [ ib. ].
Infine « per denunziare nel giudizio finale quanto giustamente essi siano eventualmente condannati » [ ib. ].
Per cui S. Agostino [ Ps. Agost., Serm. 1,8 ] scrive: « Cristo ben sapeva perché dovesse conservare nel suo corpo le cicatrici.
Come infatti le mostrò a Tommaso incredulo, perché le toccasse e le vedesse, così le mostrerà ai suoi nemici, in modo che convincendoli la Verità dica: "Ecco l'uomo che avete crocifisso.
Ecco le piaghe che gli avete inflitto.
Guardate il costato che avete perforato.
Poiché da voi e per voi è stato aperto; e tuttavia non siete voluti entrare".
1. Le cicatrici rimaste nel corpo di Cristo non implicano corruzione o difetto, ma contribuiscono a un maggior cumulo di gloria, quali insegne particolari della sua virtù.
E in quei luoghi delle ferite apparirà una speciale bellezza.
2. Sebbene quell'apertura delle piaghe comporti una certa soluzione di continuità, tuttavia ciò viene compensato da un maggiore splendore di gloria: in modo che il corpo non sia meno integro, ma più perfetto.
Tommaso poi non solo vide, ma anche toccò le piaghe: poiché come nota il Papa S. Leone [ Agost., Serm. supp. 162 ], « alla sua fede personale bastò vedere ciò che vide, ma per noi fece in modo di toccare ciò che vedeva ».
3. Cristo volle conservare nel proprio corpo le cicatrici non solo per confermare la fede dei discepoli, ma anche per altri motivi.
Dai quali risulta che quelle cicatrici rimarranno in lui per sempre.
Per cui S. Agostino [ Epist. 205,1 ] scrive: « Credo che il corpo del Signore sia in cielo così com'era quando ascese al cielo ».
E S. Gregorio [ Mor. 14,56 ] dice che « se uno pensa che nel corpo di Cristo dopo la risurrezione si sia potuto mutare qualcosa, contro le parole veridiche di S. Paolo, riconduce Cristo alla morte.
E chi oserebbe affermarlo, se non quello stolto che negasse la vera risurrezione della carne? ».
Perciò è evidente che le cicatrici mostrate da Cristo nel suo corpo dopo la risurrezione non furono più eliminate neppure in seguito.
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