Summa Teologica - III |
In 4 Sent., d. 8, q. 2, a. 2, sol. 1, 2, 3; In Matth., c. 26; In 1 Cor., c. 11, lect. 6
Pare che la formula: « Questo è il calice del mio sangue, della nuova ed eterna Alleanza, mistero della fede, che sarà sparso per voi e per molti in remissione dei peccati », non sia la forma conveniente per la consacrazione del vino.
1. Come il pane si converte nel corpo di Cristo in forza della consacrazione, così il vino si converte nel suo sangue, come risulta da quanto abbiamo detto [ q. 76, aa. 1,2 ].
Ora, nella forma della consacrazione del pane il corpo di Cristo è in caso retto, senza l'aggiunta di altro.
Perciò non è giusto che nella consacrazione del vino il sangue di Cristo sia in caso obliquo, con l'aggiunta del calice in caso retto, dicendo: « Questo è il calice del mio sangue ».
2. Le parole dette nella consacrazione del pane non sono più efficaci delle parole dette nella consacrazione del vino, essendo le une e le altre parole di Cristo.
Ma appena detto: « Questo è il mio corpo », è fatta la consacrazione del pane.
Quindi appena detto: « Questo è il calice del mio sangue », è fatta la consacrazione del vino.
Quindi le parole che vengono dopo non appartengono alla forma: tanto più che esprimono solo certe proprietà di questo sacramento.
3. La nuova Alleanza pare consistere in un'ispirazione interiore, come risulta dal fatto che l'Apostolo [ Eb 8,8.10 ] cita le parole di Geremia [ Ger 31,31.33 ]: « Concluderò con la casa di Israele un'alleanza nuova, ponendo la mia legge nel loro animo ».
Il sacramento invece è celebrato in forma visibile ed esterna.
Non è opportuno quindi che nella forma del sacramento si dica: « della nuova Alleanza ».
4. Si dice « nuovo » quanto è ancora vicino all'inizio della sua esistenza.
L'eterno invece non ha inizio nell'esistenza.
Perciò l'espressione « nuova ed eterna » non è a proposito, poiché pare implicare una contraddizione.
5. È necessario allontanare dall'uomo ogni occasione di errore, come raccomanda Isaia [ Is 57,14 ]: « Rimuovete gli ostacoli sulla via del mio popolo ».
Ma taluni errarono pensando che il corpo e il sangue di Cristo siano in questo sacramento solo misticamente.
Quindi non era opportuno che in questa forma si dicesse: « mistero della fede ».
6. Sopra [ q. 73, a. 3, ad 3; q. 74, a. 4, ad 3 ] abbiamo detto che come il battesimo è « il sacramento della fede », così l'Eucaristia è « il sacramento della carità ».
Perciò in questa forma si sarebbe dovuto dire non « della fede », ma « della carità ».
7. Questo sacramento è per intero il memoriale della passione del Signore, cioè sia quanto al corpo che quanto al sangue, secondo il testo di S. Paolo [ 1 Cor 11,26 ]: « Ogni volta che mangiate di questo pane e bevete di questo calice, voi annunziate la morte del Signore ».
Non si dovrebbe quindi menzionare la passione di Cristo e il suo frutto più nella forma della consacrazione del sangue che in quella del corpo, tanto più che il Signore [ Lc 22,19 ] aveva detto: « Questo è il mio corpo, che sarà dato per voi ».
8. La passione di Cristo, come si è detto sopra [ q. 48, a. 2; q. 49, a. 3 ], di per sé è sufficiente per tutti, mentre quanto all'efficacia giova a molti.
Si doveva quindi dire: « sarà sparso per tutti », o « per molti », senza aggiungere: « per voi ».
9. Le parole con le quali viene consacrato questo sacramento derivano la loro efficacia dall'istituzione di Cristo.
Ma nessun Evangelista riferisce che Cristo ha detto tutte queste parole.
Quindi la forma della consacrazione del vino non è conveniente.
La Chiesa, istruita dagli Apostoli, usa questa forma nella consacrazione del vino.
Riguardo a questa forma ci sono due opinioni.
Alcuni sostennero che è essenziale a questa forma solo la frase: « Questo è il calice del mio sangue », e non le parole successive.
- Ma questa opinione non pare esatta: poiché le parole successive sono delle determinazioni del predicato, ossia del sangue di Cristo, per cui appartengono all'integrità della formula.
Per tale ragione dunque altri con più verità ritengono essenziali alla forma tutte le parole successive fino alla proposizione: « Ogni volta che farete questo », la quale, riguardando l'uso di questo sacramento, non è essenziale alla forma.
Ed è per questo che il sacerdote pronunzia tutte le suddette parole con lo stesso rito e atteggiamento, cioè tenendo il calice tra le mani.
Del resto anche in S. Luca [ Lc 22,20 ] le parole successive vengono frapposte alle prime, poiché si dice: « Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue ».
Si deve dunque ritenere che tutte le suddette parole sono essenziali alla forma; tuttavia con le prime: « Questo è il calice del mio sangue », si indica la conversione stessa del vino nel sangue, come si è spiegato [ a. 2 ] per la forma del pane, mentre con le altre parole si indica la virtù del sangue sparso nella passione, la quale opera in questo sacramento.
Ora, la passione è ordinata a tre scopi.
Innanzitutto, e principalmente, al conferimento dell'eredità eterna, secondo il testo di S. Paolo [ Eb 10,19 ]: « In virtù del suo sangue abbiamo piena libertà di entrare nel santuario ».
E ciò viene indicato dall'espressione: « della nuova ed eterna Alleanza ».
Secondo, alla giustizia della grazia che deriva dalla fede, come dice l'Apostolo [ Rm 3,25s ]: « Dio lo ha prestabilito a servire come strumento di espiazione per mezzo della fede, nel suo sangue, in modo da essere giusto e giustificare chi ha fede in Gesù ».
E per indicare questo aspetto si aggiunge: « mistero della fede ».
- Terzo, alla rimozione degli ostacoli, cioè dei peccati, che impediscono di raggiungere i due traguardi precedenti, secondo le parole di S. Paolo [ Eb 9,14 ]: « Il sangue di Cristo purificherà la nostra coscienza dalle opere morte », cioè dai peccati.
E ciò viene espresso dalla frase: « che sarà sparso per voi e per molti altri in remissione dei peccati ».
1. La frase: « Questo è il calice del mio sangue », è un'espressione figurata e può essere intesa in due modi.
Primo, quale metonimia, poiché si pone il contenente per il contenuto, in modo cioè che ne risulti il senso: « Questo è il mio sangue contenuto nel calice ».
Del quale calice si fa qui menzione poiché il sangue di Cristo viene consacrato in questo sacramento come bevanda dei fedeli, il che non è implicato dalla nozione di sangue: era quindi necessario che esso venisse qui indicato con il recipiente adatto a tale scopo.
Secondo, ciò può essere inteso come metafora, per cui il calice sarebbe indicato quale figura della passione di Cristo, la quale può inebriare come una coppa, secondo il testo di Geremia [ Lam 3,15 ]: « Mi ha riempito di amarezze, mi ha inebriato di assenzio »; tanto che il Signore stesso [ Mt 26,39 ] chiamò calice la sua passione dicendo: « Passi da me questo calice ».
E allora il senso sarebbe: « Questo è il calice della mia passione ».
E di essa si fa menzione nel consacrare il sangue separatamente dal corpo: poiché la separazione del sangue dal corpo avvenne con la passione.
2. Poiché, come ora si è detto [ ad 1; q. 76, a. 2, ad 1 ], il sangue consacrato a parte rappresenta chiaramente la passione di Cristo, l'effetto della passione doveva essere ricordato più nella consacrazione del sangue che nella consacrazione del corpo, che è il soggetto della passione.
E ciò viene indicato da quelle parole del Signore: « che sarà dato per voi », come per dire: « che per voi sarà assoggettato alla passione ».
3. Il testamento consiste nella disposizione circa un'eredità.
Ora, Dio ha disposto di dare agli uomini l'eredità celeste in virtù del sangue di Gesù Cristo, poiché, come dice l'Apostolo [ Eb 9,16 ], « dove c'è un testamento, è necessario che sia accertata la morte del testatore ».
Ma il sangue di Cristo venne dato agli uomini in due modi.
Primo, in modo figurale: e ciò nell'antico Testamento.
Per cui l'Apostolo [ Eb 9,18 ] conclude dicendo: « Neanche la prima alleanza fu inaugurata senza sangue », come si rileva dall'Esodo [ Es 24,7s ]: « Dopo aver letto ogni prescrizione della legge, Mosè asperse l'intero popolo dicendo: "Ecco il sangue dell'alleanza che il Signore ha concluso con voi" ».
Secondo, esso fu dato nella realtà, il che costituisce la caratteristica del nuovo Testamento.
E l'Apostolo così ne parla nel passo citato [ Eb 9,15 ]: « Egli è mediatore di una nuova alleanza, perché, essendo ormai intervenuta la sua morte, coloro che sono stati chiamati ricevano l'eredità eterna che è stata promessa ».
Perciò qui viene ricordato « il sangue della nuova Alleanza », poiché questo non è più dato in figura, ma nella realtà, per cui si aggiunge: « che sarà sparso per voi ».
- L'ispirazione interiore poi deriva dalla virtù del sangue, in quanto veniamo giustificati dalla passione di Cristo.
4. Questa alleanza è nuova poiché è nuova la sua offerta sacramentale.
Ed è chiamata eterna tanto a causa dell'eterno decreto di Dio, quanto a causa dell'eterna eredità di cui in questa alleanza o testamento si dispone.
Inoltre è eterna la persona stessa di Cristo, per il cui sangue è concessa tale disposizione testamentaria.
5. La parola « mistero » è qui usata non per escludere la realtà, ma per sottolineare il suo occultamento.
Poiché in questo sacramento il sangue stesso di Cristo è presente in modo occulto, e fu pure in modo occulto che la sua stessa passione fu raffigurata nell'antico Testamento.
6. L'Eucaristia è denominata « sacramento della fede » in quanto è oggetto di fede: che il sangue di Cristo infatti sia realmente presente in questo sacramento lo si sa solo per fede.
Inoltre la passione stessa di Cristo giustifica per mezzo della fede.
Il battesimo invece è detto « sacramento della fede » in quanto ne è una professione.
- L'Eucaristia è poi « il sacramento della carità » nel senso che la rappresenta e la produce.
7. Il sangue consacrato separatamente dal corpo rappresenta più chiaramente la passione di Cristo, come si è detto [ ad 2 ].
Ed è per questo che si rammenta la passione di Cristo e il suo frutto nella consacrazione del sangue, piuttosto che in quella del corpo.
8. Il sangue della passione di Cristo non ha efficacia soltanto per la parte eletta dei Giudei, per i quali fu offerto il sangue dell'antico Testamento, ma anche per i gentili; e non solo per i sacerdoti che celebrano questo sacramento o per gli altri che lo ricevono, ma anche per coloro per i quali viene offerto.
Per questo viene detto espressamente: « per voi », Giudei, « e per molti », cioè per i gentili; oppure « per voi » che mangiate, e « per molti » per i quali viene offerto.
9. Gli evangelisti non intendevano far conoscere le forme dei sacramenti, che nella Chiesa primitiva bisognava tenere nascoste, come osserva Dionigi [ De eccl. hier. 7,3,10 ], ma intesero tessere la storia di Cristo.
E tuttavia quasi tutte le suddette parole possono venire raccolte da diversi luoghi della Scrittura.
Infatti l'espressione: « Questo è il calice » si trova in S. Luca [ Lc 22,20 ] e in S. Paolo [ 1 Cor 11,25 ].
In S. Matteo [ Mt 26,28 ] poi si legge: « Questo è il mio sangue dell'alleanza, versato per molti, in remissione dei peccati ».
- Le aggiunte poi « eterna » e « mistero della fede » derivano dalla tradizione del Signore, che è pervenuta alla Chiesa tramite gli Apostoli, secondo l'attestazione di S. Paolo [ 1 Cor 11,23 ]: « Io ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso ».
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