Summa Teologica - III |
Pare che non tutto Cristo sia contenuto in questo sacramento.
1. Cristo inizia a trovarsi in questo sacramento per la conversione del pane e del vino.
Ma è evidente che il pane e il vino non possono convertirsi né nella divinità di Cristo, né nella sua anima.
Ora, essendo Cristo composto di tre sostanze, cioè di divinità, di anima e di corpo, come si è detto sopra [ q. 2, a. 5; q. 5, aa. 1,3 ], è chiaro che egli non è presente per intero in questo sacramento.
2. Cristo è in questo sacramento per il nutrimento dei fedeli, che consiste nel cibo e nella bevanda, come si è detto [ q. 74, a. 1 ].
Ora, il Signore [ Gv 6,55 ] afferma: « La mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda ».
Perciò in questo sacramento ci sono soltanto la carne e il sangue di Cristo.
Ma ci sono molte altre parti nel corpo del Cristo: p. es. i nervi, le ossa e altre parti simili.
Quindi Cristo non è contenuto per intero in questo sacramento.
3. Un corpo più grande non può essere contenuto interamente nelle dimensioni di una quantità minore.
Ma le dimensioni del pane e del vino consacrato sono molto più piccole delle dimensioni proprie del corpo di Cristo.
Quindi non è possibile che Cristo sia contenuto per intero in questo sacramento.
S. Ambrogio [ De myst. 9 ] afferma: « In questo sacramento c'è Cristo ».
È necessario riconoscere secondo la fede cattolica che tutto Cristo è presente in questo sacramento.
Si noti però che ciò che appartiene a Cristo può essere in questo sacramento in due modi: primo, quasi in forza del sacramento; secondo, per concomitanza naturale.
In forza del sacramento è presente sotto le specie sacramentali ciò in cui direttamente si converte la preesistente sostanza del pane e del vino, come significano le parole della forma, che qui sono efficaci come anche negli altri sacramenti, e cioè: « Questo è il mio corpo », « Questo è il mio sangue ».
Per concomitanza naturale poi è presente in questo sacramento ciò che è realmente congiunto con quanto costituisce il termine della conversione suddetta.
Se infatti due cose sono unite realmente fra di loro, dovunque si trova realmente l'una bisogna che si trovi anche l'altra, poiché le cose che sono unite realmente vengono separate solo dall'attività dello spirito.
1. Poiché la conversione del pane e del vino non termina alla divinità o all'anima del Cristo, ne consegue che la divinità e l'anima di Cristo sono presenti non in forza del sacramento, ma [ solo ] per concomitanza naturale.
Non avendo infatti la divinità mai lasciato il corpo che assunse, dovunque si trova il corpo di Cristo ci deve essere anche la sua divinità.
In questo sacramento dunque è necessariamente presente la divinità di Cristo in concomitanza con il suo corpo.
Per questo negli atti del Concilio di Efeso [ 1,26 ] si legge: « Diveniamo partecipi del corpo e del sangue di Cristo ricevendo non una carne comune, né quella di un uomo santificato e congiunto con il Verbo a titolo di onore, ma una carne veramente vivificante e divenuta propria del Verbo stesso ».
L'anima invece fu realmente separata dal corpo, come si è visto [ q. 50, a. 5 ].
Se quindi in quel triduo di morte fosse stato celebrato questo sacramento, l'anima non vi sarebbe stata presente né in forza del sacramento, né per concomitanza naturale.
Ma poiché « Cristo risorto dai morti non muore più », come dice S. Paolo [ Rm 6,9 ], la sua anima è sempre realmente unita al corpo.
E così in questo sacramento il corpo di Cristo è presente in forza del sacramento stesso, l'anima invece per reale concomitanza.
2. In virtù del sacramento è presente nell'Eucaristia sotto le specie del pane non solo la carne, ma tutto il corpo di Cristo, cioè le ossa, i nervi e le altre parti consimili.
E ciò risulta dalla forma di questo sacramento, nella quale non si dice: « Questa è la mia carne », bensì: « Questo è il mio corpo ».
Perciò nelle parole del Signore [ Gv 6,55 ]: « La mia carne è veramente cibo », la carne sta per il corpo intero, poiché essa secondo gli usi degli uomini è più adatta alla funzione di cibo: in quanto cioè comunemente gli uomini si cibano della carne degli animali, e non delle ossa o di altre parti del corpo.
3. Come si è già detto [ q. 75, a. 5 ], una volta avvenuta la conversione del pane nel corpo di Cristo o del vino nel sangue, gli accidenti dell'uno e dell'altro rimangono.
Risulta quindi chiaro che le dimensioni del pane e del vino non si convertono nelle dimensioni del corpo di Cristo, ma la sostanza si converte nella sostanza.
E così è la sostanza del corpo o del sangue di Cristo che è presente in questo sacramento in forza del sacramento stesso, non invece le dimensioni del suo corpo o del suo sangue.
È quindi evidente che il corpo di Cristo è presente in questo sacramento secondo il modo della sostanza, e non secondo il modo della quantità.
Ora, la totalità propria della sostanza è contenuta indifferentemente in una quantità piccola o in una quantità grande: come la natura dell'aria è tutta intera in un volume di aria grande o piccolo, e la natura dell'uomo è tutta intera in un uomo grande e in uno piccolo.
Perciò anche in questo sacramento dopo la consacrazione è contenuta tutta la sostanza del corpo e del sangue di Cristo, come prima della consacrazione vi era contenuta la sostanza del pane e del vino.
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