Summa Teologica - III |
In 4 Sent., d. 12, q. 3, a. 2, sol. 1; In Ioan., c. 6, lect. 7
Pare che sia lecito astenersi del tutto dalla comunione.
1. Il Centurione [ Mt 8,8 ] viene lodato perché protestò: « Signore, io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto ».
E a lui corrisponde colui che stima di doversi astenere dalla comunione, come si è detto sopra [ a. 10, ad 3 ].
Ora, poiché non si legge che Cristo sia poi entrato nella casa del centurione, pare lecito astenersi dalla comunione per tutto il tempo della vita.
2. A ciascuno è lecito astenersi dalle cose che non sono necessarie alla salvezza.
Ma questo sacramento non è necessario alla salvezza, come si è detto sopra [ q. 73, a. 3 ].
Quindi è lecito cessare completamente dal riceverlo.
3. I peccatori non sono tenuti a comunicarsi, tanto che il Papa Fabiano [ Decr. di Graz. 3,2,16 ], dopo aver detto: « Tutti si comunichino tre volte all'anno », aggiunge: « a meno che uno non sia impedito da gravi delitti ».
Se dunque quelli che non sono in peccato sono tenuti a comunicarsi, i peccatori vengono a trovarsi in condizioni migliori dei giusti, il che è inammissibile.
Perciò anche ai giusti è lecito fare a meno della comunione.
Il Signore [ Gv 6,53 ] afferma: « Se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita ».
Come sopra [ a. 1 ] si è visto, si può ricevere questo sacramento in due modi: spiritualmente e sacramentalmente.
Ora, è chiaro che tutti sono tenuti a comunicarsi almeno spiritualmente: poiché ciò significa incorporarsi a Cristo, secondo le spiegazioni date [ a. 9, ad 3; q. 73, a. 3, ad 1 ].
La comunione spirituale però include il desiderio di ricevere questo sacramento, come si è già osservato [ a. 1, ad 3; a. 2 ].
Perciò senza il desiderio di ricevere questo sacramento non ci può essere salvezza per l'uomo.
Ma un desiderio sarebbe vano se non venisse soddisfatto quando l'opportunità lo consente.
Di conseguenza è chiaro che l'uomo è tenuto a ricevere questo sacramento non solo per la legge della Chiesa, ma anche per il precetto del Signore [ Lc 22,19; 1 Cor 11,24s ]: « Fate questo in memoria di me ».
E la legge della Chiesa non fa che determinare i tempi in cui si deve eseguire il precetto di Cristo.
1. « È vera umiltà », dice S. Gregorio [ Past. 1,6 ], « quella che non si ostina a respingere ciò che utilmente viene comandato ».
Non sarebbe quindi umiltà lodevole se uno contro il precetto di Cristo e della Chiesa si astenesse del tutto dalla comunione.
Al Centurione infatti non era stato comandato di ricevere Cristo in casa sua.
2. L'Eucaristia non è necessaria alla salvezza come il battesimo nel caso dei bambini, i quali possono salvarsi senza di essa, ma non senza il sacramento del battesimo.
Per gli adulti invece sono strettamente necessari ambedue i sacramenti.
3. I peccatori soffrono un grave danno per il fatto di essere esclusi da questo sacramento, e quindi non sono per questo dei privilegiati.
Sebbene poi quelli che persistono nella colpa non siano scusati per questo dalla trasgressione del precetto della comunione, tuttavia sono scusati i penitenti che, come dice Innocenzo III [ Conc. Lat. IV, Denz. S. 812 ], « se ne astengono secondo il consiglio del sacerdote ».
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