Summa Teologica - III |
Infra, q. 87, a. 1; In 4 Sent., d. 14, q. 2, a. 5
Pare che il peccato possa essere rimesso senza la penitenza.
1. Sugli adulti Dio non ha un potere meno grande che sui bambini.
Ora, egli rimette i peccati ai bambini senza penitenza.
Quindi anche agli adulti.
2. Dio non ha legato la sua virtù esclusivamente ai sacramenti.
Ma la penitenza è un sacramento.
Quindi per la virtù di Dio i peccati possono essere rimessi senza la penitenza.
3. La misericordia di Dio è superiore a quella degli uomini.
Ma l'uomo talora perdona le offese anche a chi non ne è pentito, secondo il comando del Signore medesimo [ Mt 5,44 ]: « Amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano ».
Perciò molto di più Dio perdona l'offesa agli uomini senza che ne facciano penitenza.
Il Signore afferma per bocca di Geremia [ Ger 18,8 ]: « Se questo popolo si converte dalla sua malvagità, io mi pento del male che avevo pensato di fargli ».
E così, inversamente, pare che se l'uomo non fa penitenza Dio non perdoni l'offesa.
È impossibile che un peccato attuale mortale venga rimesso senza penitenza, se parliamo della penitenza virtù.
Essendo infatti il peccato un'offesa di Dio, Dio rimette il peccato nel modo in cui perdona l'offesa commessa contro di lui.
Ora, l'offesa si contrappone direttamente alla grazia: si dice infatti che si resta offesi riguardo a un altro per il fatto che lo si respinge dalla propria grazia.
Ora, come si è spiegato nella Seconda Parte [ I-II, q. 110, a. 1 ], fra la grazia di Dio e la grazia dell'uomo c'è questa differenza, che la grazia dell'uomo non causa, ma presuppone la bontà, vera o apparente, in colui che ne è l'oggetto, mentre la grazia di Dio causa la bontà in quest'ultimo, essendo il ben volere di Dio, implicito nel termine grazia, causa del bene della creatura.
Può quindi capitare che un uomo perdoni l'offesa subìta senza che l'offensore cambi il suo malvolere verso di lui, ma non può capitare che Dio perdoni l'offesa a qualcuno senza mutarne la volontà.
Ora, l'offesa del peccato mortale deriva dal fatto che la volontà dell'uomo si è distolta da Dio volgendosi a un bene [ temporale ] commutabile.
Quindi per la remissione dell'offesa di Dio si richiede che la volontà dell'uomo venga mutata in modo da convertirsi a Dio, detestando la perversione predetta e facendo il proposito di emendarsi.
Il che rientra nella natura della penitenza in quanto virtù.
È quindi impossibile che a uno venga rimesso il peccato senza la penitenza virtù.
Invece il sacramento della penitenza, come si è spiegato sopra [ q. 84, a. 1, ad 2; a. 3 ], viene compiuto attraverso il ministero del sacerdote che lega e assolve.
Ora, Dio può rimettere il peccato senza di esso: e fu così che Cristo perdonò all'adultera, come riferisce S. Giovanni [ Gv 8,11 ], e alla peccatrice, come dice S. Luca [ Lc 7,47s ].
Ma ad esse Dio non rimise i peccati senza la virtù della penitenza: poiché, come scrive S. Gregorio [ In Evang. hom. 33 ], « egli attirò interiormente con la grazia », alla penitenza, « colei che esternamente accolse con la misericordia ».
1. Nei bambini non c'è che il peccato originale, il quale non implica un disordine attuale della volontà, ma un disordine abituale della natura, come si è spiegato nella Seconda Parte [ I-II, q. 82, a. 1 ].
E così viene loro rimesso il peccato mediante un mutamento non di atti, ma solo di abiti, mediante l'infusione della grazia e delle virtù.
Invece all'adulto in cui si riscontrano dei peccati attuali, i quali consistono nel disordine attuale della volontà, i peccati non vengono rimessi nemmeno nel battesimo senza un mutamento della volontà: il che avviene con la penitenza.
2. La obiezioni vale per la penitenza in quanto sacramento.
3. La misericordia di Dio ha una virtù superiore rispetto alla misericordia dell'uomo per il fatto che muove la volontà dell'uomo al pentimento, mentre la misericordia dell'uomo non può farlo.
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