Summa Teologica - III

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Articolo 4 - Se l'ingratitudine a motivo della quale il peccato successivo fa tornare le colpe già perdonate sia un peccato specificamente distinto

II-II, q. 107, a. 2, ad 1; In 4 Sent., d. 22, q. 1, a. 2, sol. 1

Pare che l'ingratitudine a motivo della quale il peccato successivo fa tornare le colpe già perdonate sia un peccato specificamente distinto.

Infatti:

1. Il rendimento di grazie, come spiega il Filosofo [ Ethic. 5,5 ], rientra nella « legge del contrappasso », che è richiesta dalla giustizia.

Ma la giustizia è una virtù specificamente distinta.

Quindi l'ingratitudine è un peccato specificamente distinto.

2. Cicerone [ De invent. 2,53 ] insegna che la gratitudine è una virtù speciale.

Ma l'ingratitudine si contrappone alla gratitudine.

Quindi l'ingratitudine è un peccato speciale.

3. Un effetto speciale deriva da una causa speciale.

Ma l'ingratitudine ha un effetto speciale, che è quello di far tornare in qualche modo i peccati rimessi.

Perciò l'ingratitudine è un peccato specificamente distinto.

In contrario:

Ciò che accompagna qualsiasi peccato non può essere un peccato specificamente distinto.

Ma con qualsiasi peccato mortale si diventa ingrati verso Dio, come si è detto sopra [ a. 2 ].

Quindi l'ingratitudine non è un peccato specificamente distinto.

Dimostrazione:

L'ingratitudine di chi pecca in certi casi è un peccato specificamente distinto, in certi altri invece è solo una circostanza aggravante comune a tutti i peccati mortali commessi contro Dio.

Il peccato infatti riceve la sua specie dall'intenzione di chi pecca: per cui, come dice il Filosofo [ Ethic. 5,2 ], « chi commette adulterio per rubare è più ladro che adultero ».

Se quindi un peccatore commette un peccato per disprezzo verso Dio e verso il beneficio ricevuto, il suo peccato riveste la specie dell'ingratitudine: e allora abbiamo un peccato specificamente distinto.

Se uno invece, volendo commettere un peccato, p. es. un omicidio o un adulterio, non desiste per il fatto che esso implica il disprezzo di Dio, allora l'ingratitudine non è un peccato speciale, ma rientra nella specie dell'altro peccato come una sua circostanza.

Dice infatti S. Agostino [ De nat. et gratia 29.33 ] che non ogni peccato deriva dal disprezzo, e tuttavia in ogni peccato Dio viene disprezzato nei suoi comandamenti.

Per cui è evidente che l'ingratitudine di chi pecca talvolta è un peccato specificamente distinto, ma non sempre.

Sono così risolte anche le obiezioni.

Infatti le prime tre concludono a ragione che l'ingratitudine è di per sé un peccato specificamente distinto, mentre l'ultimo argomento [ s. c. ] conclude che l'ingratitudine in quanto è presente in ogni colpa non può essere un peccato speciale.

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