Supplemento alla III parte

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Articolo 3 - Se la confessione sia un atto della virtù della penitenza

Pare che la confessione non sia un atto della virtù della penitenza.

Infatti:

1. Essa è un atto di quella virtù che ne è il movente.

Ora, il movente della confessione è « la speranza del perdono », come risulta dalla definizione che abbiamo riportata sopra [ a. 1, ob. 1 ].

Quindi essa è un atto della speranza, e non della penitenza.

2. La vergogna rientra fra le parti della temperanza.

Ma la confessione produce il suo effetto « per la vergogna », come risulta dalla definizione sopra riferita [ a. 1, ob. 4 ].

Quindi essa è un atto della temperanza, non della penitenza.

3. Gli atti della penitenza si appoggiano sulla divina misericordia.

La confessione invece si appoggia piuttosto sulla sapienza, per la verità che in essa è richiesta.

Perciò non è un atto della penitenza.

4. L'articolo di fede che spinge alla penitenza è quello relativo al giudizio: a causa del timore, che è alla radice della penitenza.

Al contrario l'articolo che spinge alla confessione è quello relativo alla vita eterna: poiché essa promana dalla speranza del perdono.

Quindi la confessione non è un atto della virtù della penitenza.

5. Mostrarci quali siamo è compito della virtù della veracità.

Ma chi si confessa fa precisamente questo.

Quindi la confessione è un atto della veracità, non della penitenza.

In contrario:

La penitenza è ordinata a cancellare il peccato.

Ma identico è lo scopo della confessione.

Perciò la confessione è un atto della virtù di penitenza.

Dimostrazione:

Trattandosi di virtù, si deve notare che quando al loro oggetto viene aggiunta una speciale qualifica di bontà e di obiezioni, si richiede una virtù speciale: come le grandi spese spettano alla magnificenza, sebbene ordinariamente le spese e i donativi modesti appartengano alla liberalità, come spiega Aristotele [ Ethic. 2,7,4,2 ].

E lo stesso si dica per la confessione della verità: sebbene infatti essa spetti per sua natura alla virtù della veracità, tuttavia comincia ad appartenere ad altre virtù quando presenta particolari aspetti di bontà.

Per questo il Filosofo [ Ethic. 4,7 ] insegna che la confessione fatta davanti ai tribunali appartiene non alla veracità, ma piuttosto alla giustizia.

E così anche la confessione o riconoscimento dei benefici di Dio a lode di Dio appartiene non alla veracità, ma alla virtù di religione.

Ora, anche la confessione dei peccati fatta per ottenere il perdono non promana direttamente dalla veracità, come affermano alcuni, ma dalla virtù della penitenza.

Essa però può venire comandata da molte virtù, e quindi appartenere indirettamente ad esse secondo le molteplici finalità che può avere l'atto della confessione.

Analisi delle obiezioni:

1. La speranza è motivo o causa della confessione non quale principio immediato, ma in quanto imperante.

2. La vergogna è ricordata in quella definizione non quale causa della confessione, essendo piuttosto un impedimento all'atto della confessione, ma quale concausa nel liberare dalla pena, in quanto la vergogna è appunto una pena.

Allo stesso modo in cui sono una causa concomitante anche le chiavi della Chiesa.

3. Secondo un certo adattamento le tre parti della penitenza possono essere riferite agli attributi delle tre Persone divine: in modo che la contrizione corrisponda alla misericordia e alla bontà, perché si addolora del male, la confessione alla sapienza, perché manifesta la verità, e la soddisfazione alla potenza, perché si affatica nell'espiare.

Ma poiché la contrizione è la prima tra le parti della penitenza, e dà efficacia alle altre, tutta la penitenza viene giudicata e qualificata secondo il modo della contrizione.

4. La confessione, derivando più dalla speranza che dal timore, fa leva più sull'articolo di fede relativo alla vita eterna, oggetto della speranza, che sull'articolo relativo al giudizio, oggetto del timore; sebbene possiamo dire il contrario se consideriamo la penitenza sotto l'aspetto della contrizione.

5. La risposta è già stata data nel corpo dell'articolo.

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