Supplemento alla III parte |
Pare che non lo si possa ripetere durante la stessa malattia.
1. A una data malattia va applicata una sola medicina.
Ma questo sacramento è una certa medicina spirituale [ q. 30, a. 1 ].
Quindi non può essere ripetuto durante la stessa malattia.
2. Se l'unzione potesse ripetersi durante la stessa malattia, si potrebbe ungere l'infermo di continuo.
Il che è assurdo.
Talvolta la malattia dura molto a lungo dopo l'estrema unzione: per cui si contraggono altre reliquie di peccato, per rimediare alle quali è stato principalmente istituito questo sacramento [ q. 30, a. 1 ].
Quindi l'unzione va ripetuta.
Questo sacramento riguarda non solo la malattia, ma anche il suo grado: poiché deve essere amministrato soltanto a quei malati che, secondo l'umana estimazione, sono vicini alla morte.
Ora, ci sono delle malattie di breve durata.
Se quindi durante una di queste viene amministrata l'estrema unzione quando il malato è già in pericolo di morte, costui non si riprende che mediante la guarigione completa, e quindi l'unzione non va ripetuta.
Ma se una volta guarito vi ricade di nuovo, la sua sarà un'altra malattia, ed egli potrà ricevere nuovamente il sacramento.
Altre malattie invece sono di lunga durata, come la tisi, l'idropisia, ecc.
E in queste malattie non si deve amministrare l'unzione se non quando il paziente è ridotto in pericolo di morte.
Se dunque l'infermo supera questa crisi, ma poi, per la stessa malattia, vi ricade, può ricevere di nuovo l'estrema unzione: poiché anche se non si tratta, assolutamente parlando, di una nuova malattia, si tratta però di un suo nuovo grado.
Sono così risolte anche le obiezioni.
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