Supplemento alla III parte |
Pare che non si debbano distinguere vari ordini.
1. Più una virtù è perfetta, meno è frazionata.
Ora, questo è un sacramento superiore agli altri: poiché costituisce chi lo riceve in un grado di superiorità.
Siccome dunque gli altri sacramenti non hanno distinzioni che assumano il nome del tutto, non devono esserci più ordini neppure in questo sacramento.
2. Se l'ordine si divide, si avrà la divisione o in parti integranti o in parti soggettive.
Ma va esclusa quella in parti integranti: poiché di esse non si può predicare il tutto.
Perciò rimane la divisione in parti soggettive.
Ma queste possono avere come predicato comune solo il genere prossimo o il genere remoto: come l'uomo e l'asino sono due « animali », e due « corpi viventi ».
Quindi il sacerdozio e il diaconato, come sono due ordini, così sono due sacramenti distinti: poiché il « sacramento » è come il genere rispetto agli ordini.
3. Il regime monarchico, secondo il Filosofo [ Ethic. 8,10 ], è superiore come governo di una collettività all'aristocrazia, nella quale i vari compiti sono affidati a persone distinte.
Ora, il governo della Chiesa deve essere il più nobile.
Quindi nella Chiesa non ci dovrebbe essere distinzione di ordini per le diverse funzioni, ma tutto il potere dovrebbe accentrarsi in uno solo.
E così l'ordine [ sacro ] dovrebbe essere unico.
1. La Chiesa è il corpo mistico di Cristo, che secondo l'Apostolo [ Rm 12,4s; 1 Cor 12,12ss; Ef 1,22s; Ef 4,15s ] è simile al corpo fisico.
Ma nel corpo fisico le membra hanno uffici diversi.
Quindi anche nella Chiesa ci devono essere ordini diversi.
2. Il ministero sacro del nuovo Testamento è superiore a quello dell'antico, come dice S. Paolo [ 2 Cor 3,7ss ].
Ora, nell'antico Testamento venivano santificati non solo i sacerdoti, ma anche i loro ministri, i leviti [ Nm 8,6ss ].
Perciò nel nuovo Testamento devono essere consacrati col sacramento dell'ordine non solo i sacerdoti, ma anche i loro ministri.
Quindi devono esserci vari ordini.
La pluralità degli ordini fu introdotta nella Chiesa per tre motivi.
Primo, per far risplendere la sapienza di Dio, che si manifesta soprattutto nella distinzione ordinata delle cose, sia nel campo materiale che in quello spirituale.
Il che fu prefigurato simbolicamente dal fatto che « la regina di Saba, vedendo l'ordine dei ministri di Salomone, rimase senza fiato » [ 1 Re 10,4s ], rapita d'ammirazione per la sua sapienza.
Secondo, per sostenere la debolezza umana: non potendo uno solo compiere tutti gli uffici relativi al sacro ministero senza grave incomodo.
Da cui i vari ordini per le diverse mansioni.
Come risulta dal fatto che il Signore [ Nm 11,16s ] diede in aiuto a Mosè « settanta anziani del popolo ».
Terzo, per offrire agli uomini una più larga via di perfezionamento, distribuendo i vari uffici a persone diverse, in modo che tutti fossero cooperatori di Dio: del che non esiste « nulla di più divino », come scrive Dionigi [ De cael. hier. 3,2 ].
1. Gli altri sacramenti sono dati in vista di certi effetti da ricevere: questo invece è dato principalmente per compiere delle funzioni.
Perciò secondo la diversità di queste funzioni il sacramento dell'ordine deve avere delle distinzioni: come le potenze si distinguono per i loro atti.
2. La divisione dell'ordine non è quella di un tutto integrale nelle sue parti, e neppure quella di un tutto universale, ma quella di un tutto potenziale.
La cui natura comporta che esso si riscontri completo in una sola parte, mentre nelle altre si ha una sua qualche partecipazione.
E così è in questo caso.
Infatti la pienezza totale di questo sacramento è in un solo ordine, cioè nel sacerdozio, mentre negli altri vi è una certa partecipazione dell'ordine.
E ciò è indicato nelle parole che il Signore disse a Mosè [ Nm 11,17 ]: « Prenderò lo spirito che è su di te per metterlo su di loro, perché portino con te il carico del popolo ».
Ed è per questo che tutti gli ordini costituiscono un unico sacramento.
3. Sebbene in un regno il potere risieda interamente nel re, non si esclude tuttavia l'autorità dei ministri, che è una partecipazione del potere regale.
E lo stesso avviene per l'ordine.
Invece nel regime aristocratico la pienezza del potere non risiede in alcun individuo particolare, ma nella collettività.
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