Supplemento alla III parte

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Articolo 2 - Se gli ordini siano sette

Pare che gli ordini non siano sette.

1. Gli ordini ecclesiastici hanno come scopo le funzioni gerarchiche.

Ora, le funzioni gerarchiche secondo le quali Dionigi [ De eccl. hier. 5,1,6 ] li distingue sono tre soltanto, cioè « il purificare, l'illuminare e il perfezionare ».

Essi dunque non sono sette.

2. Tutti i sacramenti traggono l'efficacia e il valore dall'istituzione di Cristo, o almeno dei suoi apostoli.

Ma nell'insegnamento di Cristo e degli apostoli non sono ricordati che i sacerdoti e i diaconi.

Quindi non esistono altri ordini.

3. Il sacramento dell'ordine costituisce chi lo riceve amministratore degli altri sacramenti.

Ma gli altri sacramenti sono sei.

Quindi sei devono essere gli ordini.

In contrario:

Sembra che debbano essere di più.

Infatti:

1. Più una virtù è superiore, meno è frazionata.

Ora, il potere gerarchico degli angeli è superiore al nostro, come insegna Dionigi [ De eccl. hier. 1,1,4 ].

Essendoci dunque nella gerarchia angelica nove ordini, altrettanti o di più ancora devono essercene nella Chiesa.

2. Le profezie dei salmi sono superiori a tutte le altre.

Ora, per leggere nella Chiesa le altre profezie esiste un ordine, quello dei lettori.

Quindi dovrebbe esistere anche un altro ordine per recitare i salmi: tanto più che nel Decreto [ di Graz. 1,21,1 ] tra gli ordinati viene ricordato il salmista al secondo posto dopo l'ostiario.

Dimostrazione:

Alcuni spiegano il numero degli ordini facendoli corrispondere alle grazie gratis datae di cui parla S. Paolo [ 1 Cor 12,4ss ].

Cosicché « il linguaggio della sapienza » sarebbe dovuto al vescovo, essendo egli deputato a ordinare gli altri, il che è compito della sapienza;

« il linguaggio della scienza » al sacerdote, che è tenuto ad avere la chiave della scienza;

« la fede » al diacono, il quale predica il Vangelo;

« le opere della virtù » al suddiacono, il quale si slancia verso le opere della perfezione con il voto di castità;

« l'interpretazione delle lingue » all'accolito, come viene indicato dal candelabro che egli porta;

« la grazia delle guarigioni » all'esorcista;

« il dono delle lingue » al salmista;

« la profezia » al lettore;

« il discernimento degli spiriti » all'ostiario, che deve ammettere gli uni e respingere gli altri.

Ma tale spiegazione è inconsistente.

Poiché i carismi suddetti, a differenza degli ordini che vengono conferiti a una medesima persona, non vengono dati a uno stesso individuo: « C'è infatti una divisione dei carismi » [ 1 Cor 12,4 ].

- Inoltre si enumerano tra gli ordini cose che non lo sono, cioè l'episcopato e il salmistato.

Perciò altri cercano di spiegare la cosa per analogia con la gerarchia celeste, nella quale gli ordini si distinguono per l'opera di purificazione, di illuminazione e di perfezionamento.

L'ostiario infatti, essi dicono, « purifica » esternamente, separando materialmente i buoni dai cattivi; l'accolito invece purifica interiormente, poiché con il lume che porta manifesta che egli allontana le tenebre; l'esorcista poi svolge entrambe le funzioni, poiché il demonio che egli scaccia turba all'interno e all'esterno.

L'« illuminazione » invece, che è dovuta all'insegnamento, va attribuita ai lettori per la dottrina dei profeti; ai suddiaconi per quella degli apostoli; ai diaconi per quella evangelica.

Quanto al « perfezionamento », se esso è comune, come quello della penitenza, del battesimo ecc., spetta al sacerdote; se invece è straordinario spetta al vescovo, come la consacrazione dei sacerdoti e delle vergini; e se è eccellentissimo spetta al Sommo Pontefice, in cui risiede la pienezza dell'autorità.

Ma anche questa spiegazione non ha valore.

Sia perché gli ordini della gerarchia celeste non sono distinti tra loro per tali funzioni gerarchiche, trovandosi esse in qualsiasi ordine.

- Sia perché, secondo Dionigi [ l. cit. 5,1,5s ], perfezionare spetta ai vescovi, illuminare ai sacerdoti, purificare a tutti i ministri.

Altri quindi stabiliscono un legame tra gli ordini e i sette doni [ dello Spirito Santo ]: facendo corrispondere al sacerdozio il dono della sapienza, la quale ci « nutre con il pane dell'intelligenza », come il sacerdote ci ristora con il pane celeste; all'ostiario invece il timore, poiché egli ci allontana dalle malvagità; agli ordini intermedi infine i doni intermedi.

Anche questo ragionamento però non vale.

Poiché in ciascun ordine vengono elargiti tutti e sette i doni.

Cercando quindi un'altra spiegazione, diremo che il sacramento dell'ordine è ordinato al sacramento dell'Eucaristia, il quale secondo Dionigi [ ib. 3,1 ] è « il sacramento dei sacramenti ».

Come infatti il tempio, l'altare, i vasi sacri e le vesti ordinate all'Eucaristia hanno bisogno di consacrazione, così ne hanno bisogno anche i ministri: e tale consacrazione costituisce il sacramento dell'ordine.

Perciò anche la divisione dell'ordine va desunta in rapporto all'Eucaristia.

Infatti il potere di ordine ha per oggetto o la consacrazione dell'Eucaristia medesima, oppure qualche funzione ad essa ordinata.

Nel primo caso si ha l'ordine dei sacerdoti.

Per cui quando questi vengono ordinati ricevono il calice con il vino e la patena con il pane, segno del potere di consacrare il corpo e il sangue di Cristo.

A sua volta la cooperazione dei ministri è in ordine o al sacramento stesso, o a quelli che devono riceverlo.

Nel primo caso si presenta sotto tre forme.

Primo, sotto forma di cooperazione nel sacramento stesso, rispetto però alla distribuzione, non alla consacrazione, che è riservata al sacerdote.

Ed è il compito del diacono.

Per questo nel testo [ delle Sentenze 4,24,10 ] si legge che « ai diaconi spetta fare da ministri ai sacerdoti in tutto ciò che riguarda i sacramenti di Cristo ».

Per cui essi possono distribuire anche il sangue.

- Secondo, c'è un ministero ordinato a preparare la materia del sacramento nei vasi sacri destinati a contenerlo.

Ed esso spetta al suddiacono.

Per questo nel testo [ ib. 9 ] si dice che essi portano i vasi del corpo e del sangue del Signore, e portano le oblate sull'altare.

Essi perciò nell'ordinazione ricevono dal vescovo il calice, però vuoto.

- Terzo, c'è un ministero ordinato a presentare la materia del sacramento.

E questo spetta all'accolito.

Questi infatti, come dice il testo [ ib. 8 ], prepara le ampolle col vino e l'acqua.

Per cui riceve all'ordinazione le ampolle vuote.

Le funzioni poi ordinate a preparare alla ricezione del sacramento non possono essere esercitate che sugli immondi: poiché i mondi sono già preparati a riceverlo.

Ora, secondo Dionigi [ ib. 3,3,6s ], ci sono tre categorie di immondi.

Alcuni sono del tutto infedeli, non volendo credere.

E questi devono essere tenuti lontani dalla partecipazione ai divini misteri e dall'assemblea dei fedeli.

E tale è il compito degli ostiari.

- Altri invece sono desiderosi di credere, ma privi di istruzione, cioè i catecumeni.

E a istruirli è deputato l'ordine dei lettori.

Per cui viene loro affidata la lettura dell'antico Testamento, nel quale si trovano i primi rudimenti della fede.

- Altri infine sono credenti e istruiti, ma impediti dall'ossessione diabolica, cioè gli energumeni.

E su di essi si esercita l'ordine degli esorcisti.

Così dunque appare chiaro il motivo del numero e della gerarchia degli ordini.

Analisi delle obiezioni:

1. Dionigi parla degli ordini non in quanto sacramenti, ma in quanto ordinati alle funzioni gerarchiche.

Per questo distingue in base ad esse tre ordini soltanto.

E tra questi il primo, cioè l'episcopato, le compie tutte e tre ; il secondo, cioè il sacerdozio, due, il terzo infine una sola, cioè la purificazione; che spetta appunto al diacono, denominato ministro; e in quest'ultimo vengono compresi tutti gli ordini inferiori.

- Ma gli ordini sono sacramenti in rapporto al più nobile dei sacramenti.

Perciò è in base ad esso che va desunto il loro numero.

2. Nella Chiesa primitiva tutti i ministeri inferiori erano affidati ai diaconi, per la scarsità dei ministri, come risulta evidente da quelle parole di Dionigi [ ib. 3,2 ]: « Tra i ministri alcuni custodiscono le porte chiuse del tempio, altri compiono qualche funzione del proprio ordine e altri presentano ai sacerdoti sull'altare il pane sacro e il calice di benedizione ».

Però quei poteri erano tutti impliciti nell'unico potere del diacono.

In seguito invece, essendosi esteso il culto divino, la Chiesa ha distribuito espressamente in vari ordini quello che era implicito in uno solo.

E in questo senso il Maestro può dire nelle Sentenze [ 4,24,12 ] che la Chiesa « ha istituito » gli altri ordini.

3. Gli ordini sono ordinati principalmente all'Eucaristia, e solo di conseguenza agli altri sacramenti: poiché anche questi ultimi derivano da ciò che è contenuto nel sacramento eucaristico.

Non è quindi necessario ricavare la divisione degli ordini dagli altri sacramenti.

4. [ S. c. 1 ]. Gli angeli differiscono tra loro nella specie: quindi in essi può essere diverso il modo di ricevere le cose divine.

Per cui in essi si distinguono anche diverse gerarchie.

Invece negli ordini c'è una sola gerarchia, essendo unico il modo di ricevere le cose divine che consegue alla specie umana, cioè mediante segni tratti dalle realtà sensibili.

E così negli angeli non ci può essere distinzione di ordini in base a dei sacramenti, come avviene presso di noi, ma solo in base alle funzioni gerarchiche esercitate da ciascun ordine su quelli inferiori.

E sotto questo aspetto i nostri ordini corrispondono ai loro: poiché nella nostra gerarchia ci sono tre tipi di ordini distinti secondo le funzioni gerarchiche, come in ciascuna delle gerarchie angeliche.

5. [ S. c. 2 ]. Il salmistato non è un ordine, ma un ufficio annesso a un ordine: siccome infatti i salmi si cantano, per questo il cantore viene chiamato salmista.

Ma « cantore » non è il nome di un ordine specifico.

Sia perché cantare compete a tutto il coro.

- Sia perché non ha un rapporto speciale col sacramento dell'Eucaristia.

- Sia perché salmeggiare è un semplice ufficio, che talora è computato tra gli ordini presi in senso lato.

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