Supplemento alla III parte |
Pare che l'illegittimità dei natali non debba impedire di ricevere gli ordini.
1. « Il figlio non deve portare l'iniquità del padre » [ Ez 1,20 ].
Ma egli la porterebbe se per il motivo indicato gli fosse impedito di ricevere gli ordini.
2. È più giusto che uno sia impedito per un difetto proprio che per un difetto altrui.
Ora, non sempre uno viene impedito dal ricevere gli ordini per una fornicazione propria.
Quindi non può esserne impedito per una fornicazione di suo padre.
Nel Deuteronomio [ Dt 23,3 ] si legge: « Chi è nato da un'unione illegittima non entri nell'assemblea di Dio fino alla decima generazione ».
Molto meno dunque costui può essere promosso agli ordini sacri.
Gli ordinati sono costituiti in una certa dignità rispetto agli altri.
Essi quindi devono avere un certo decoro, non per la validità del sacramento, ma per disposizione di legge: essi cioè devono godere di una buona fama, avere buoni costumi e non essere pubblici penitenti.
E poiché il decoro personale viene oscurato dall'origine peccaminosa, anche gli illegittimi vengono esclusi dagli ordini, a meno che non ci sia una dispensa; la quale deve essere tanto più difficile quanto più l'origine è disonesta.
1. L'irregolarità non è un castigo dovuto a una colpa.
Gli illegittimi quindi per il fatto che sono irregolari non portano l'iniquità del padre.
2. Gli atti personali possono essere cancellati con la penitenza e con atti contrari; non così invece i difetti contratti per nascita.
Non c'è quindi paragone tra l'atto peccaminoso e l'origine illegittima.
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