Supplemento alla III parte |
Pare che i figli debbano seguire la condizione del padre.
1. La denominazione di un essere deriva dall'elemento costitutivo più importante.
Ora, nella generazione il padre è più importante della madre.
Quindi, ecc.
2. L'essere di una cosa dipende più dalla forma che dalla materia.
Ma nella generazione « il padre dà la forma », come scrive Aristotele [ De gen. animal. 1, cc. 2,20; 2,4; 4,1 ].
Perciò la prole deve seguire più il padre che la madre.
3. La prole deve seguire il genitore a cui maggiormente somiglia.
Ora, il figlio somiglia più al padre che alla madre, mentre la figlia somiglia più alla madre.
Quindi almeno il figlio deve seguire più la condizione del padre, e la figlia della madre.
4. La Sacra Scrittura fa derivare le genealogie non dalle donne, ma dagli uomini.
Quindi la prole segue più il padre che la madre.
1. Se uno semina nel terreno altrui, il frutto appartiene al proprietario del terreno [ Codex 3,32,11 ].
Ora, il seno di una donna sta al seme dell'uomo come la terra alla semente.
Quindi, ecc.
2. Negli animali che nascono da specie differenti notiamo che la prole assomiglia più alla madre che al padre: come i muli che nascono da una cavalla e da un asino assomigliano ai cavalli più di quelli che nascono da un asina e da un cavallo.
Lo stesso quindi deve avvenire per gli uomini.
Secondo le leggi civili « la prole segue la condizione della madre » [ Codex 3,32,7 ].
E ciò è ragionevole.
Poiché la prole riceve dal padre la perfezione della forma, dalla madre invece la sostanza corporale.
Ora, la schiavitù è una condizione corporale, essendo lo schiavo uno strumento di lavoro per il padrone.
Perciò la prole quanto a libertà o schiavitù segue la condizione della madre.
Invece quanto alla dignità personale, che deriva dalla forma, cioè nella nobiltà, nel luogo di origine, nell'eredità ecc., segue la condizione del padre.
E così determinano anche i Canoni [ Glossa al Decr. di Graz. 2,32,4,15 ] e la legge di Mosè, come appare in Es 21,4.
Tuttavia in certe regioni, che non sono governate dal diritto civile, la prole segue sempre la condizione peggiore [ Glossa cit. ]: per cui se il padre è schiavo e la madre è libera i figli devono essere schiavi ( non però se il padre si è reso schiavo dopo il matrimonio contro il volere della moglie ); e così viceversa.
Se poi entrambi sono schiavi, e appartengono a diversi padroni, allora questi si dividono i figli, se questi sono più di uno; se invece è uno solo, allora un padrone ricompensa l'altro e prende la prole nata al suo servizio.
- Tuttavia non è da credere che tale consuetudine sia ragionevole come ciò che è stato determinato con maturo consiglio da un gran numero di giureconsulti.
Del resto anche nel mondo fisico vediamo che « quanto è ricevuto lo è alla maniera del ricevente » [ De causis, 10,12 ].
Perciò è ragionevole che il seme ricevuto dalla donna segua la condizione di quest'ultima.
1. Sebbene il padre sia un principio superiore, tuttavia la madre dà la sostanza corporea, a cui viene annessa la condizione di schiavitù.
2. Nei caratteri specifici l'uomo somiglia più al padre che alla madre, ma nelle condizioni materiali deve somigliare più alla madre: poiché l'essere specifico una cosa lo riceve dalla forma, ma le condizioni materiali le riceve dalla materia.
3. La somiglianza del figlio con il padre è nell'ordine della forma, che egli possiede nella sua perfezione come il padre.
Perciò l'argomento non regge.
4. L'onore dei figli deriva più dal padre che dalla madre: per questo nelle genealogie della Scrittura e nell'uso corrente si fanno discendere i figli più dal padre che dalla madre.
Ma rispetto alla condizione servile essi seguono più la madre [ che il padre ].
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