Supplemento alla III parte |
Pare che alle anime dei defunti le preghiere della Chiesa, il sacrificio dell'Altare e le elemosine non giovino in modo esclusivo, o speciale.
1. Una pena deve essere soddisfatta con una pena.
Ma il digiuno è più penoso dell'elemosina o della preghiera.
Perciò il digiuno deve giovare più delle opere suddette.
2. Alle tre cose suddette S. Gregorio [ VII ], come riferisce il Decreto [ di Graz. 13,2,22 ], aggiunge il digiuno: « Le anime dei defunti vengono liberate in quattro modi: o con le oblazioni dei sacerdoti, o con le orazioni dei santi, o con le elemosine delle persone care, o con il digiuno dei parenti ».
Quindi la riferita enumerazione di S. Agostino [ Serm. 172 ] appare incompleta.
3. Il battesimo è il sacramento più importante, soprattutto per l'effetto che produce.
Quindi il battesimo o gli altri sacramenti dovrebbero giovare ai morti quanto il sacramento dell'Altare, o più ancora.
4. S. Paolo [ 1 Cor 15,29 ] scrive: « Se davvero i morti non risorgono, perché alcuni si fanno battezzare per loro? ».
Quindi anche il battesimo vale a suffragare i defunti.
5. Il sacrificio dell'Altare è unico in tutte le messe.
Se perciò non la messa, ma il sacrificio, è un vero suffragio per i defunti, allora deve valere ugualmente qualsiasi messa, sia della Beata Vergine, sia dello Spirito Santo, sia qualunque altra.
Ma ciò è contrario alle disposizioni della Chiesa, che ha istituito una messa speciale per i defunti.
6. Il Damasceno [ De his qui in fide dorm. 19 ] scrive che per i defunti si offrono « candele e olio », e altre cose simili.
Quindi non solo il sacrificio dell'Altare, ma anche altre offerte vanno computate fra i suffragi per i defunti.
I suffragi dei vivi giovano ai morti in quanto gli uni e gli altri sono tra loro uniti per mezzo della carità, e in quanto l'intenzione dei vivi è indirizzata ai defunti [ a. 2 ].
Perciò quelle opere che cementano la carità o dirigono l'intenzione di uno verso l'altro sono per loro natura più efficaci a suffragare i defunti.
Ora, lo strumento più efficace per cementare la carità è il sacramento dell'Eucaristia, poiché è il sacramento dell'unità della Chiesa, in quanto contiene colui nel quale tutta la Chiesa è unita e compaginata, cioè Cristo.
Perciò l'Eucaristia è come la fonte e il vincolo della carità.
Invece tra gli effetti della carità primeggia l'elemosina.
Per cui dal punto di vista della carità questi sono i suffragi principali per i defunti: il sacrificio della Chiesa e l'elemosina.
Dal punto di vista invece dell'intenzione il principale suffragio per i morti è la preghiera: poiché la preghiera per sua natura non dice solo rapporto con chi prega, come accade anche nelle altre opere, ma si riferisce più direttamente alle persone per cui si prega.
E così queste tre cose sono ritenute come i suffragi principali per i defunti; benché si debba credere che qualunque altra opera buona fatta nella carità possa loro giovare.
1. In chi soddisfa per un altro, più che la pena, va considerato l'elemento per cui la soddisfazione di uno può passare ad altri e produrre tale effetto, sebbene la pena di per sé sia più efficace per togliere il reato di chi soddisfa, in quanto è una specie di medicina.
Per questo i tre mezzi sopra enumerati sono per i defunti più efficaci del digiuno.
2. Anche il digiuno può giovare ai defunti per la carità e per l'intenzione di chi lo pratica per i morti.
Tuttavia, di per sé, esso non dice relazione alla carità o all'orientamento dell'intenzione, che rimangono come elementi estrinseci ad esso.
Per questo S. Agostino, diversamente da S. Gregorio, ha escluso il digiuno dai suffragi per i morti.
3. Il battesimo è una rinascita spirituale.
Come quindi la nascita produce l'essere solo in chi viene generato, così il battesimo per l'opera operata non ha efficacia se non in chi viene battezzato, sebbene per l'opera dell'operante, sia del battezzato che di chi battezza, possa giovare anche ad altri, come tutte le opere meritorie.
L'Eucaristia al contrario è il sacramento dell'unità della Chiesa.
Perciò essa per l'opera operata può trasmettere la propria efficacia ad altri.
Il che non si può dire degli altri sacramenti.
4. Il testo riferito viene spiegato in due modi dalla Glossa.
Primo: « Se i morti non risorgono, neppure Cristo è risorto.
E perché allora alcuni vengono battezzati per quelli », cioè per i peccati, « i quali non sono rimessi se Cristo non è risorto? ».
Nel battesimo infatti opera non solo la passione, ma anche la risurrezione di Cristo, che è in qualche modo la causa della nostra risurrezione spirituale.
Secondo, viene spiegato in questi termini: « C'erano degli ignoranti che si facevano battezzare per chi era morto senza battesimo, nella speranza di poter giovare ad essi ».
In questo caso dunque l'Apostolo parlerebbe riferendosi al loro errore.
5. Nella celebrazione della messa non c'è solo il sacrificio, ma anche la preghiera.
Perciò la messa include due dei suffragi elencati da S. Agostino [ Serm. 172 ]: la preghiera e il sacrificio.
Ora, sotto l'aspetto del sacrificio, che è il suo elemento principale, la messa per i defunti ha sempre lo stesso valore, qualunque sia il formulario con cui viene celebrata.
Quanto alle preghiere invece è più efficace la messa con le orazioni speciali per i defunti.
Tuttavia la mancanza di queste può essere compensata dalla maggiore devozione di chi dice o di chi fa dire la messa, oppure dall'intercessione del santo di cui nella messa si implora il suffragio.
6. Le offerte di candele o di olio possono giovare al defunto in quanto sono una specie di elemosina, essendo destinate al culto della Chiesa o all'uso dei fedeli .
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