Supplemento alla III parte |
Pare che quel fuoco non sarà della stessa natura di quello elencato fra i quattro elementi.
1. Nessun elemento consuma se stesso.
Invece, come dice la Glossa [ ord. di Beda ], « quel fuoco consumerà i quattro elementi ».
Quindi quel fuoco non sarà della stessa specie di quello dei quattro elementi.
2. Come l'operazione manifesta la virtù di una cosa, così la virtù ne manifesta la natura.
Ora, quel fuoco avrà una virtù diversa da quella dei quattro elementi, poiché purificherà l'universo, cosa di cui è incapace il nostro fuoco.
Perciò quello sarà un fuoco di un'altra specie.
3. I corpi della medesima specie hanno un identico moto.
Invece quel fuoco avrà tutt'altro moto da quello dell'elemento fuoco, poiché dilagherà in tutte le direzioni, per purificare ogni cosa.
Quindi il fuoco della conflagrazione finale non è della stessa specie del nostro.
1. S. Agostino [ De civ. Dei 20,16 ] afferma che « la figura di questo mondo perirà nella conflagrazione dei fuochi dell'universo ».
Perciò quel fuoco è dello stesso genere del nostro fuoco.
2. La futura purificazione sarà compiuta col fuoco come la prima lo fu con l'acqua [ del diluvio ].
E l'una viene paragonata all'altra [ 2 Pt 3,5ss ].
Ma l'acqua della prima purificazione era della stessa natura della nostra acqua « elementare ».
Quindi anche il fuoco purificatore della seconda venuta sarà della stessa specie del fuoco che è uno degli elementi.
Vi sono in merito tre opinioni.
Alcuni dicono che il fuoco discenderà dalla sfera ignea e si moltiplicherà.
Difatti il fuoco aumenta in proporzione delle materie infiammabili che trova.
E ciò avverrà soprattutto allora, quando la potenza del fuoco trionferà di tutti gli altri elementi.
Ma contro tale opinione sta il fatto che alla fine del mondo quel fuoco non dovrà solo discendere ma anche salire, come risulta dalla Glossa [ ord. di Beda su 2 Pt 3,10 ], dove si dice che « il fuoco del giudizio si solleverà tanto in altezza quanto le acque del diluvio ».
Sembra dunque che tale fuoco debba prodursi in un luogo intermedio.
Per questo altri opinano che quel fuoco scaturirà non lontano dalla terra per la concentrazione dei raggi emananti dai corpi celesti, come avviene con gli specchi ustori.
Al posto dei quali a riflettere i raggi saranno allora le nubi concave.
Ma neppure questa analisi sembra conveniente.
Essendo infatti l'effetto dei corpi celesti dovuto alla loro posizione e al loro apparire, se quel fuoco scaturisse dai corpi celesti gli astronomi potrebbero conoscere il tempo di quella purificazione.
Il che è in contrasto con la sacra Scrittura [ Mt 24,36 ].
Perciò altri, con S. Agostino [ De civ. Dei 20,16 ], ritengono che « come il diluvio avvenne per l'inondazione delle acque dell'universo, così la figura di questo mondo sparirà per la conflagrazione dei fuochi dell'universo ».
E questa conflagrazione non è altro che la combinazione di tutte le cause superiori e inferiori capaci di produrre il fuoco.
E tale coincidenza avverrà non per cause naturali, ma per uno speciale intervento di Dio.
Così dunque il fuoco da essa generato brucerà la superficie di questo mondo.
A ben guardare però, le suddette opinioni differiscono tra loro circa l'origine del fuoco purificatore, ma non circa la sua natura.
Infatti il fuoco che scaturisce dal sole o da un altro agente terrestre è dello stesso genere del fuoco che è nella propria sfera, solo che vi si aggiunge, a differenza di quello, della materia ad esso estranea.
Ma ciò bisogna che avvenga alla fine del mondo, poiché il fuoco non potrebbe purificare se in qualche modo ciò che gli è estraneo non diventasse la sua materia.
Bisogna dunque ammettere puramente e semplicemente che quel fuoco sarà della stessa specie del nostro.
1. Il fuoco suddetto, pur essendo specificamente identico al nostro, sarà numericamente diverso.
Ora, noi vediamo che di due fuochi della medesima specie il più violento divora quello minore consumandone la materia.
Così dunque anche il fuoco suddetto potrà divorare il nostro fuoco.
2. Come l'operazione di una data potenza è una manifestazione di essa, così anche la potenza che procede dai principi essenziali delle cose è un indizio dell'essenza o natura.
L'operazione però che non procede dalla potenza dell'operante non manifesta la potenza di questo: come è evidente nel caso dello strumento.
Infatti l'azione dello strumento fa conoscere più la virtù di chi lo muove, che è il primo principio dell'operazione, che non la virtù dello strumento: poiché tale operazione mostra la virtù dell'agente quale primo principio dell'operazione, mentre mostra la virtù dello strumento solo in quanto questo subisce l'influsso dell'agente principale.
E allo stesso modo anche la potenza che non scaturisce dai princìpi costitutivi di un essere non ne manifesta la natura, ma solo la ricettività: come la capacità di riscaldare che è nell'acqua calda dice solo che essa può ricevere il calore.
Quindi nulla impedisce che l'acqua calda sia della stessa natura di quella fredda.
Perciò non vi è inconveniente alcuno ad ammettere che il fuoco capace di purificare la faccia della terra sia dello stesso genere del nostro fuoco: poiché il suo potere calorifico non dipende dai princìpi naturali che lo costituiscono, ma dall'azione divina, sia che si tratti di una qualità assoluta, come il calore nell'acqua calda, sia che si tratti di un semplice influsso transitorio, come nel caso di uno strumento, secondo quanto già detto [ In 4 Sent., q. 1, a. 4, sol. 2, 4 ].
E ciò è più probabile: poiché il fuoco purificatore agirà soltanto come strumento della potenza di Dio.
3. Il fuoco per sua natura sale solo verso l'alto, ma fuori della sua sfera esso segue la dislocazione della materia combustibile.
In tal caso dunque può muoversi sia secondo il moto circolare che verso il basso: specialmente se opera come strumento della potenza divina.
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