Supplemento alla III parte |
Pare che nessuno dei cattivi debba essere giudicato.
1. Come è certa la dannazione degli increduli, così è certa anche quella di coloro che muoiono in peccato mortale.
Ma in base alla certezza della dannazione il Vangelo [ Gv 3,18 ] afferma: « Chi non crede è già giudicato ».
Quindi per lo stesso motivo non saranno giudicati neppure gli altri peccatori.
2. La voce del giudice sarà sommamente terribile per coloro che nel giudizio saranno condannati.
Ora secondo S. Gregorio [ Mor. 26,27 ], come riferiscono le Sentenze [ 4,47,3 ], il giudice non rivolgerà la sua parola agli infedeli.
Se quindi la rivolgerà solo ai fedeli dannati, gli infedeli avranno un vantaggio dalla loro incredulità.
Il che è assurdo.
Sembra che tutti i cattivi debbano essere giudicati, poiché a tutti i cattivi verrà inflitta una pena secondo la gravità della loro colpa.
Ora, a ciò non si può procedere senza il risultato del giudizio.
Perciò tutti i peccatori saranno giudicati.
Il giudizio quale retribuzione dei castighi dovuti al peccato non sarà risparmiato a nessuno dei malvagi; invece il giudizio che consiste nell'esame dei meriti è riservato solo ai fedeli.
E questo perché negli infedeli o increduli manca il fondamento della fede, tolto il quale tutte le opere vengono a mancare della perfetta rettitudine dell'intenzione.
Per cui in essi non c'è una mescolanza di bene e di male tale da richiedere un esame.
Nei fedeli invece, che hanno conservato il fondamento della fede, esiste almeno l'atto lodevole del credere, sebbene esso non sia meritorio senza la carità.
Tuttavia di per sé tale atto è ordinato al merito.
Quindi in essi c'è la materia per un esame nel giudizio.
Perciò i fedeli, i quali almeno materialmente fecero parte della Città di Dio, verranno giudicati come cittadini, sui quali non si può pronunziare una sentenza di morte senza discuterne le responsabilità e i meriti.
Invece i non credenti saranno condannati come nemici, i quali secondo le usanze degli uomini vengono sterminati senza discussione dei meriti.
1. Sebbene sia certo che quanti muoiono in peccato mortale sono dannati, tuttavia, avendo essi in sé degli elementi connessi con il ben meritare, per la manifestazione della giustizia di Dio è necessario che vengano esaminati quanto ai loro meriti, per mostrare che vengono esclusi giustamente dalla città dei santi di cui sembravano esternamente fare parte.
2. L'allocuzione suddetta, intesa spiritualmente, non sarà dura per i fedeli degni di condanna nella misura in cui rivelerà in essi qualcosa di lodevole; che invece non si troverà negli increduli, poiché « senza la fede è impossibile piacere a Dio » [ Eb 11,6 ].
In ogni modo però la sentenza di condanna, pronunziata contro ogni categoria di dannati, sarà terribile per tutti.
3. L'argomento in contrario vale per il giudizio quale retribuzione.
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