Supplemento alla III parte

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Articolo 6 - Se i buoni debbano essere giudicati

Pare che nessuno dei buoni debba essere giudicato.

Infatti:

1. Nel Vangelo [ Gv 3,18 ] si legge: « Chi crede in lui [ Cristo ] non sarà giudicato ».

Ora, tutti i buoni hanno creduto in lui.

Quindi essi non saranno giudicati.

2. Coloro che non sono certi della propria beatitudine non sono beati: e proprio da questo fatto S. Agostino [ De Gen. ad litt. 11,17.22 ] dimostra che i demoni non furono mai beati.

Invece i santi già adesso sono beati.

Quindi sono certi della loro beatitudine.

Ma quanto è certo non deve essere sottoposto a giudizio.

Quindi i buoni non saranno giudicati.

3. Il timore è incompatibile con la beatitudine.

Ora il giudizio finale, che viene definito « la cosa più terribile », non potrà compiersi senza il timore di coloro che dovranno esservi giudicati.

Infatti anche S. Gregorio [ Mor. 34,7 ], nel commentare le parole del libro di Giobbe [ Gb 41,17 ]: « Quando si alza, si spaventano i forti », afferma: « Consideriamo come allora sarà scossa la coscienza dei malvagi, dal momento che sarà turbata anche la vita dei giusti ».

Quindi i beati non saranno giudicati.

In contrario:

Sembra che tutti i buoni debbano essere giudicati.

Infatti:

1. S. Paolo [ 2 Cor 5,10 ] afferma: « Tutti dobbiamo comparire davanti al tribunale di Cristo, ciascuno per ricevere la ricompensa delle opere compiute finché era nel corpo, sia in bene che in male ».

Ma ciò significa appunto essere giudicati.

Quindi tutti saranno giudicati.

2. Ciò che è universale abbraccia tutto.

Ora, questo giudizio è detto universale.

Quindi tutti saranno giudicati.

Dimostrazione:

Il giudizio abbraccia due cose: l'esame del merito e la retribuzione del premio.

Perciò quanto alla retribuzione del premio tutti, compresi i buoni, saranno giudicati: poiché ciascuno riceverà dalla sentenza divina il premio corrispondente al merito.

Invece l'esame del merito non ci sarà se non dove si riscontra nei meriti una mescolanza di bene e di male.

Coloro infatti che « sopra il fondamento della fede costruiscono con oro, argento e pietre preziose » [ 1 Cor 3,12 ], dedicandosi interamente al servizio di Dio senza notevoli mescolanze di male nel proprio merito, non subiranno l'esame o la discussione dei meriti: come coloro che, abbandonate del tutto le cose del mondo, « si preoccupano solo delle cose del Signore » [ 1 Cor 7,32 ].

Essi perciò verranno salvati, ma non giudicati.

Coloro invece che « sopra il fondamento della fede costruiscono con legno, fieno e paglia » [ 1 Cor 3,12 ], ossia coloro che amano le cose del secolo, e « si intralciano nelle faccende della vita comune » [ 2 Tm 2,4 ], però senza anteporre nulla a Cristo, sforzandosi anzi di « espiare i peccati con le elemosine » [ Dn 4,24 ], si troveranno ad avere una mescolanza di bene e di male nei loro meriti: e così per essi ci sarà l'esame del merito.

Perciò questi, per il motivo indicato, saranno giudicati; e tuttavia saranno salvi.

Analisi delle obiezioni:

1. Essendo la punizione l'effetto della giustizia, mentre la premiazione lo è piuttosto della misericordia, al giudizio, che è per antonomasia l'atto della giustizia, si attribuisce senz'altro la punizione: fino al punto che talora per giudizio si intende la punizione stessa.

Ed è in questo senso che va interpretato il testo addotto, come spiega la Glossa [ ord. di Agost. ].

2. L'esame dei meriti che nel giudizio avverrà per gli eletti non varrà a togliere dai loro cuori la certezza della beatitudine, ma a mostrare a tutti chiaramente la prevalenza in essi dei meriti sui demeriti, così da comprovare la giustizia di Dio.

3. S. Gregorio parla dei giusti ancora esistenti nei loro corpi mortali.

Infatti poco prima aveva scritto: « Coloro che saranno riscontrati ancora viventi nei loro corpi, per quanto siano coraggiosi e perfetti, essendo ancora nella carne non potranno nel turbine di tanto terrore non essere spaventati da qualche timore ».

Perciò è evidente che tale terrore va riferito al tempo immediatamente precedente il giudizio, che sarà certamente tremendo soprattutto per i cattivi, diversamente che per i buoni, i quali non avranno da temere alcun male.

Gli argomenti in contrario valgono per il giudizio quale retribuzione del premio.

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