Supplemento alla III parte

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Articolo 1 - Se la beatitudine dei santi dopo il giudizio sarà maggiore che prima

Pare che la beatitudine dei santi dopo il giudizio non sarà maggiore che prima.

Infatti:

1. Più una cosa si approssima alla somiglianza con Dio, più perfettamente partecipa la beatitudine.

Ora, l'anima è più simile a Dio quando è separata dal corpo che quando è unita ad esso.

Quindi la sua beatitudine è maggiore prima di riassumere il corpo che dopo.

2. Una virtù è più potente unita che frazionata.

Ora, l'anima disincarnata è più unita che nello stato di unione con il corpo.

Quindi la sua virtù è maggiore nell'operare, per cui partecipa anche più perfettamente la beatitudine, che consiste in un'operazione [ cf. I-II, q. 3, a. 2 ].

3. La beatitudine consiste in un atto dell'intelletto speculativo [ I-II, q. 3, a. 5 ].

Ma l'intelletto nel suo atto non si serve di un organo corporeo, per cui la riassunzione del corpo non farà sì che l'anima possa intendere più perfettamente.

Quindi la beatitudine dell'anima non sarà maggiore dopo la risurrezione.

4. Nulla può essere maggiore dell'infinito: perciò la somma dell'infinito con una realtà finita non è maggiore dell'infinito stesso.

Ora, l'anima beata prima di riprendere il proprio corpo gode di un bene infinito, cioè di Dio; e dopo la risurrezione del corpo non godrà di altro, se non forse della gloria del corpo, che è un certo bene finito.

Perciò il suo godimento dopo la risurrezione del corpo non sarà maggiore di quello antecedente.

In contrario:

1. A proposito di quelle parole dell'Apocalisse [ Ap 6,9 ]: « Vidi sotto l'altare le anime di coloro che furono immolati », ecc., la Glossa [ ord. ] afferma: « Attualmente le anime dei santi stanno sotto, cioè in una dignità inferiore a quella che avranno in futuro ».

Quindi dopo il giudizio la loro beatitudine sarà più grande.

2. Ai buoni viene concessa in premio la beatitudine come ai cattivi lo stato di miseria.

Ora, dopo la risurrezione dei corpi la miseria dei malvagi sarà maggiore che prima: poiché saranno puniti non solo nell'anima, ma anche nel corpo.

Perciò la beatitudine dei santi sarà maggiore dopo la risurrezione dei corpi.

Dimostrazione:

Che la beatitudine dei santi dopo la risurrezione aumenti in estensione è evidente: perché allora non sarà solo nell'anima, ma anche nel corpo.

Però anche la stessa beatitudine dell'anima avrà un aumento in estensione: poiché l'anima non godrà solo del proprio bene, ma anche di quello del corpo.

Anzi, si può anche dire che la beatitudine della stessa anima aumenterà in intensità.

Infatti il corpo dell'uomo può essere considerato sotto due punti di vista: primo, in quanto è perfettibile da parte dell'anima; secondo, in quanto possiede qualcosa che ostacola l'anima nelle sue operazioni, dato che il corpo non si lascia perfezionare completamente dall'anima.

Ora, se la consideriamo dal primo punto di vista l'unione del corpo con l'anima apporta all'anima una perfezione.

Poiché ogni parte è imperfetta e viene completata nel suo tutto: per cui il tutto sta alla parte come la forma sta alla materia.

Perciò anche l'anima è più perfetta nel suo essere naturale quando è nel tutto, cioè nell'uomo composto attualmente di anima e di corpo, che quando ne è separata.

Se invece la consideriamo dal secondo punto di vista, allora l'unione del corpo impedisce la perfezione dell'anima; da cui le parole della Sapienza [ Sap 9,15 ]: « Un corpo corruttibile appesantisce l'anima ».

Se quindi si elimina dal corpo tutto ciò per cui esso resiste all'azione dell'anima, allora l'anima sarà puramente e semplicemente più perfetta esistendo in tale corpo che separata da esso.

Ora, quanto più una cosa è perfetta nell'essere, tanto più perfettamente è in grado di agire.

Perciò l'agire dell'anima unita a un tale corpo sarà più perfetto di quello dell'anima separata.

Ma tale è appunto il corpo glorioso, che sarà in tutto sottomesso allo spirito.

Consistendo dunque la beatitudine in un'operazione, la beatitudine dell'anima sarà più perfetta dopo la riassunzione del corpo che prima: come infatti l'anima separata dal corpo corruttibile può agire con più perfezione di quando è ad esso congiunta, così dopo il ricongiungimento con il corpo glorioso agirà più perfettamente di quando ne era separata.

Ora, ogni essere imperfetto desidera la propria perfezione.

Quindi l'anima separata desidera naturalmente di ricongiungersi al corpo.

E a motivo di questo desiderio, che procede da uno stato di imperfezione, la sua operazione con cui tende verso Dio è meno intensa.

Per cui S. Agostino [ De Gen. ad litt. 12,35.68 ] afferma che « dal desiderio del corpo l'anima viene ritardata nel suo tendere totalmente verso il sommo bene ».

Analisi delle obiezioni:

1. L'anima è più simile a Dio quando è unita al corpo glorioso che quando ne è separata, poiché con tale unione ha un essere più perfetto: infatti più una cosa è perfetta, più è simile a Dio.

Come anche il cuore, la cui perfezione vitale consiste nel moto, è più simile a Dio quando si muove che quando è fermo, sebbene Dio non si muova mai.

2. Una virtù che per sua natura è fatta per essere nella materia è più potente esistendo nella materia che separata da essa; sebbene assolutamente parlando una virtù separata dalla materia abbia una potenza maggiore.

3. Sebbene nell'atto dell'intendere l'anima non si serva del corpo, tuttavia la perfezione del corpo in qualche modo coopererà alla perfezione dell'atto intellettivo, in quanto per l'unione con il corpo glorioso l'anima sarà naturalmente più perfetta, e quindi più efficace nell'operare.

E in tal modo il bene stesso del corpo coopererà strumentalmente all'operazione in cui consiste la beatitudine: analogamente a quanto dice il Filosofo [ Ethic. 1, cc. 8,9 ] a proposito dei beni esterni, che strumentalmente cooperano alla felicità della vita [ presente ].

4. Sebbene l'aggiunta del finito all'infinito non lo renda maggiore, tuttavia dà qualcosa di più: poiché il finito e l'infinito sono due realtà, mentre l'infinito di per sé è una cosa sola.

Ora, l'estensione del godimento riceve un aumento non di intensità, ma di motivazioni.

Perciò il godimento aumenterà in estensione rispetto al solo godimento di Dio, poiché avrà per oggetto Dio e la gloria del corpo.

- Inoltre la gloria del corpo farà crescere anche in intensità il godimento di Dio in quanto coopererà alla perfezione di quegli atti con i quali l'anima si volge a Dio: più infatti l'operazione connaturale è perfetta, più intenso è il piacere, come spiega Aristotele [ Ethic. 10,4 ].

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