Supplemento alla III parte |
Pare che i dannati non saranno immersi nelle tenebre materiali.
1. A commento di quelle parole di Giobbe [ Gb 10,22 Vg ]: « Ma vi abita un orrore sempiterno », S. Gregorio [ Mor. 9,66 ] scrive: « Sebbene il fuoco suddetto non illumini per rallegrare, ma piuttosto per tormentare, tuttavia dà luce per certe cose: infatti i reprobi vedranno alla luce della fiamma i seguaci che hanno trascinato con sé da questo mondo ».
Quindi non ci saranno là le tenebre materiali.
2. I dannati vedranno il loro castigo: ciò infatti apporta un aumento di pena.
Ma non si può vedere nulla senza la luce.
Quindi là non ci saranno le tenebre materiali.
3. I dannati dopo la riassunzione dei corpi avranno la potenza visiva.
Ora, questa sarebbe inutile se non vedessero nulla.
Quindi, nulla essendo visibile senza la luce, è chiaro che essi non saranno del tutto immersi nelle tenebre.
1. Nel Vangelo [ Mt 22,13 ] si legge: « Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre ».
E S. Gregorio [ Mor. 9,65 ] commenta: « Se il fuoco suddetto fosse luminoso, non sarebbe stato detto di gettarlo nelle tenebre esteriori ».
2. S. Basilio [ Hom. in Ps. ], a proposito di quel testo del Salmo [ Sal 29,7 Vg ]: « La voce del Signore separa la fiamma del fuoco », afferma che « per virtù divina la luce del fuoco sarà separata dal suo potere comburente, cosicché la sua luce servirà alla gioia dei beati e la sua combustione al tormento dei dannati ».
Quindi ai dannati saranno riservate le tenebre materiali.
Le altre cose poi relative alla pena dei dannati sono già state determinate in precedenza [ q. 70, a. 3; q. 86, a. 3 ].
La disposizione dell'inferno sarà tale da essere la più adatta alla miseria dei dannati.
Perciò la luce e le tenebre vi si troveranno nel modo che più si addice alla loro dannazione.
Ora, vedere è di per sé piacevole, poiché, come nota Aristotele [ Met. 1,1 ], « il senso degli occhi è quello più desiderabile, dato che con esso veniamo a conoscere un gran numero di cose ».
Ma accidentalmente può capitare che il fatto di vedere rattristi, poiché vediamo che alcune cose sono per noi nocive, o ripugnanti alla nostra volontà.
Perciò nell'inferno, quanto alla luce e alle tenebre, il luogo deve essere disposto in modo che non si veda nulla con chiarezza, ma si vedano solo in una certa penombra le cose capaci di affliggere il cuore.
Parlando quindi in senso assoluto, il luogo è tenebroso; tuttavia per una disposizione divina vi è una certa luce, quanto basta perché si vedano le cose capaci di tormentare l'anima.
E a tale scopo la posizione naturale di tale luogo è sufficiente: poiché nel centro della terra, dove viene posto l'inferno, non ci può essere se non un fuoco torbido e fumoso.
Alcuni però assegnano come causa di queste tenebre l'ammassamento dei corpi dei dannati, che per il loro grande numero riempiranno la cavità dell'inferno al punto di non lasciare nemmeno un poco d'aria.
E così non vi sarà alcuna sostanza diafana che possa essere il soggetto della luce e delle tenebre all'infuori degli occhi dei dannati, che saranno ottenebrati.
Sono così risolte anche le obiezioni.
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