Aspetti del messaggio di Fr. Teodoreto |
Degno figlio di S. Giovanni Battista de La Salle, Fr. Teodoreto ripete, innovandolo il messaggio del Padre e Fondatore.
Ogni prospettiva spirituale matura, ogni stile di vita raggiunto è per un verso incomunicabile e perciò irripetibile, e per altro verso è comunicabile e perciò partecipabile indefinitamente.
L'incomunicabilità è dovuta all'individualità propria di ciascun sussistente, anche se personale; mentre la comunicabilità è dovuta al riferirsi al tutto ( e al di là del tutto attuabile o attuato, al tutto pienamente attuale che è Dio ) che costituisce dall'intimo ciascun modo d'essere, in quanto tale.
Nell'uomo per lo spirito che lo informa, tal virtuale riferimento universale può essere attuato sempre meglio, manifestandosi e come caratteristica di una prospettiva interpretativa dell'essere, e nel medesimo tempo manifestando quegli aspetti universali dell'essere che da quella prospettiva spirituale matura sono, in primo piano, raggiunti.
Così, mentre di S. Giovanni Battista de La Salle non ve ne sarà che uno, il modo di considerare, di operare e di vivere che fu, nei momenti più salienti, suo, e che diciamo "spirito lasalliano" costituisce un modo di esistere autenticamente cattolico non solo in quanto all'ortodossia, ma anche perché, in qualche modo, universalmente partecipabile.
Insomma, la "lasallianità", cioè questo complesso armonico di atteggiamenti soggettivi, di dottrina e di pratica di vita, attuata per la prima volta nel Fondatore, non vi si esaurisce, anzi vi diventa propulsore di un movimento vitale e operante che è il "lasallianesimo", che appunto perché vitale, deve dar luogo a "sviluppi", i quali lungi da snaturarlo, lo approfondiscono, manifestandone la fecondità.
Lo spirito lasalliano, in quanto attuazione, ha naturalmente nel Fondatore l'espressione storicamente originaria, tuttavia non vi si esaurisce ma rivive con accenti e sviluppi nuovi, che soli sono segno di vita, in chi vi si conforma ( anche, in qualche modo, al di là di un inserimento giuridico e letterale nell'Istituto in cui principalmente risiede ).
La fecondità spirituale è dovuta a questa possibilità e realtà di partecipazione innovante.
L'innovazione non è deformazione o aggiunta estranea ma, veramente conservando, è sviluppo dal di dentro, dovuto a personalità e tempi nuovi.
Ciascun vivente ripete in dimensioni e vita diverse, la struttura di chi lo ha generato.
Infatti, Fratel Teodoreto, vivendolo, non ripete meccanicamente il messaggio lasalliano, ma lo innova mostrandolo attualmente operante, e cioè rispondente ai problemi d'oggi; non solo, ma lo manifesta perenne in quanto non esauribile in alcuna contingenza, promotore inesausto d'ispirazione e di vita.
Del resto, nulla di quello che Fratel Teodoreto, in quanto religioso, è stato e ha operato, va ricercato fuori dell'ambito lasalliano: pensare altrimenti è misconoscerne gli intendimenti e la santità.
E questo è uno dei giudizi che siamo chiamati a pronunciare.
Proprio per la illuminata fedeltà allo spirito del suo Fondatore vivente nel di Lui Istituto, Fratel Teodoreto neppure operò mai a titolo puramente personale.
Umilissimo, gli occorsero anni di attesa, di preghiere e di ricerche e fin'anche segni straordinari prima di attuare la semplice idea che aveva in mente.
E fu proprio per la illuminata fedeltà allo spirito del Santo de La Salle, che Fratel Teodoreto si vide crescere al di là di ogni previsione l'opera intrapresa.
Fu proprio l'intima adesione alla sua vocazione e condizione che gli consentì di operare non solo come "un" Fratello, ma come "il" fratello deve operare.
Per questo in lui si puntualizza e s'impegna, pur senza esaurirsi, tutta la vitalità dell'Istituto a cui apparteneva.
Così come nei frutti più belli e più maturi è impegnato il pregio dell'albero che li ha generati.
La santità di Fr. Teodoreto è ad un tempo prodotto e garanzia oggettiva.
Infine, l'esame dei "detti" di fra Leopoldo, ai quali detti il Nostro s'ispirò come guida, darà una nuova conferma circa il carattere sovrapersonale, genuinamente lasalliano, comunque, provvidenziale, del messaggio di Fratel Teodoreto.
Prima di considerare la coerenza lasalliana del messaggio di Fr. Teodoreto attraverso le sue opere, conviene coglierla nello "spirito", nella coerenza di vita, da cui generarono.
Fratel Teodoreto è stato innanzi tutto uomo di fede, fede vissuta secondo la illustrazione di S. Giovanni Battista de La Salle.
Così come lo spirito di fede è la madre di tutto l'Istituto dei Fratelli delle Scuole Cristiane, in quanto ne è il segreto di vita e di successo, il medesimo spirito è l'anima di quanto Fratel Teodoreto ha manifestato ed operato.
"Nulla riguardare se non cogli occhi della fede; nulla fare se non con la mira a Dio; attribuire tutto a Dio".
Lo spirito di fede era il criterio supremo, l'istinto quasi, che guidava Fr. Teodoreto a valutare, scegliere ed agire sia a proposito delle opere grandiose di cui non ebbe mai disegni prestabiliti, sia a proposito delle mille congiunture quotidiane.
Per questo fu mai trasandato o facilone, né pedante o affannosamente preoccupato.
Spesso e volentieri ricorreva a citazioni dal "Testamentino" che portava sempre indosso, per regolarsi nei casi più critici della sua vita di educatore e di fondatore.
Nei primi tempi egli non offriva ai suoi catechisti, come attrattiva e come insegnamento, altro che un amabile, sentito e semplice commento dei brani scritturali inclusi nella Messa di ogni domenica.
Non si creda che il ricondurre ogni cosa a principi di fede fosse, in Fr. Teodoreto, semplicismo, che mutila la complessità delle situazioni umane o le esigenze specifiche che ciascun fatto nella sua relativa autonomia porta con sé.
Per quanto glielo consentivano doti naturali e di cultura, egli si sforzava di cogliere ciò che gli veniva sottoposto, secondo le esigenze di questo; si traeva, per così dire, in disparte, onde lasciare risaltare ciò intorno a cui doveva pronunciarsi.
Confusione e presunzione non godevano le sue simpatie.
Spesse volte si rivolgeva ad altri per consiglio, oppure prendeva tempo.
Ma poi veniva o il giudizio o la decisione, con calma, senza reticenze, lasciando fluire le cose secondo il loro modo più naturale, senza sacrifici che non gli apparissero indispensabili e giustificati, così come la potatura lo è per la vite.
Il segreto era che, oltre all'indole naturalmente equilibrata e seria, egli si situava, per la completa disponibilità interiore, con lo spirito in Dio, e da esso traeva un senso più profondo della realtà, la luce secondo cui riguardare, scegliere o attribuire le cose.
Il che si traduceva per lui in elevazione dell'anima, e, per gli altri, in attraente esempio di saggezza.
Cadenze, queste, di vera sapienza., poiché sa cogliere e vivere in ogni istante la nobiltà del divino e di Dio, e nello stesso tempo a tutti accessibile, non certo per quanto gli uomini hanno in comune di poveramente primitivo, ma in quanto impegna e sviluppa ciò che li costituisce come persone e come cristiani.
Fratel Teodoreto sia che brevemente discorresse dei rivolgimenti e delle crisi attuali, o che accennasse al tempo e al mutar delle stagioni, sia che rilevasse gioie o dolori della vita, oppure trattasse dell'educazione dei giovani, delle relazioni con gli uomini, mai si perdeva in esclamazioni e considerazioni che sapessero di pratico ateismo, di una visione del mondo come non governato da Dio provvidente e buono.
"Anche il tempo fa il suo dovere… il freddo è utile… il Signore se ne serve per i suoi fini misericordiosi" e così via.
"Caso", "ineluttabilità" della sorte o dell'istinto, né altre espressioni consimili furono mai, nemmeno nel discorso meno controllato, il criterio di spiegazione degli avvenimenti anche più impensati e, a prima vista, strani.
Ancora, lo spirito di fede era forse la principale ragione della sua abituale serenità.
Egli infatti, riteneva che il giudizio e l'azione guidati dalla fede, non possono mancare del risultato più augurabile, e che in quanto mossi dal coraggio e dalla pace dell'anima, l'accrescono.
Non importa se non si comprendono tutti, gli sviluppi di una decisione a di un'opera: ciascun atto secondo la fede implica la scelta e il compimento, di ciò che si deve attuare, poiché è tensione verso l'attualità piena e perfetta di tutti i compiti autentici che si debbono attuare, e di tutti i successi che si possono conseguire, attualità dell'Essere che è Dio.
Pregando rifletteva, poi umilmente ma coraggiosamente agiva, sempre con l'animo in pace.
In quella pace che è il frutto della giustificazione, la quale ha nella fede vissuta la sua condizione.
Giustificato è, dunque, ogni agire secondo la fede.
"Giustificato" per aver agito, nella fede, così ci appariva tendesse Fr. Teodoreto a diventare; non tanto perché rifuggisse i rischi della pretesa scelta "autonoma", ma piuttosto perché il mirare a Dio, in tutto, onde piacergli, egli avvertiva come dovere di giustizia, a cui generosamente votarsi, sempre.
La pace che era in Fratel Teodoreto, appariva accessibile a tutti, a patto di dar respiro, come lui, all'anima, che aprendosi sul mondo ha bisogno di Dio, proprio per accettare il mondo senza affanni, né rimorsi, né rimpianti; che ha bisogno di Dio, da cui come dipartirsi verso il mondo, ritornando al proprio compito terreno, non più come a mero arbitrio umano, che così considerato appare disumano, ma come a mandato divino.
È ancora lo spirito di fede a rendere ragione della "socievolezza" e "socialità" soprannaturali, di cui, malgrado l'indole riservata, Fr. Teodoreto diede un così eloquente esempio.
Socialità che non è solo prestar soccorso.
Infatti, mentre si adoperava nel riconoscere il valore di ciascuno, ne riceveva umilmente e ne assimilava tutto ciò che, considerato appunto secondo la fede, gli apparisse buono, attuabile e, in qualche modo, a lui rivolto.
Le ispirazioni, gli incontri, le congiunture della vita avevano per lui, sempre, un significato da appurare, un ammaestramento da comprendere.
Attraverso gli eventi, egli tendeva l'orecchio al beneplacito di Dio.
L'accettazione e la divulgazione della "Divozione a Gesù Crocifisso", ad esempio, e degli scritti del francescano laico, Fra Leopoldo Maria Musso; l'aver scelto dalla Società di San Benedetto Giuseppe Labre1 le "basi semplici e sicure"2 del primo regolamento della "Unione"; la stessa successiva stesura del regolamento suddetto, stesura per la quale non disdegnò di raccogliere contributi di altre regole, di confratelli, di dotti e prudenti Sacerdoti e finanche degli stessi Catechisti;3 l'affidare infine a questi ultimi la direzione di ogni cosa sono tra le dimostrazioni più evidenti di quanto affermiamo.
Nella luce di Dio tutto gli appariva connesso, articolato, relazionato, finalizzato; in fondo a tutto e malgrado tutto, la carità gli appariva davvero quale vincolo di perfezione, vincolo che non s'infrange davanti alle avversità, agli intoppi, alle miserie di questo mondo ma che di ogni cosa, triste o gioiosa che sia, fa un elemento costruttivo, un motivo di bene per tutti.
Insomma, in Fr. Teodoreto lo spirito di fede si dimostra forma suprema interpretativa e costruttiva della vita, forma secondo cui si rilevano, si dirigono e si riconducono al loro Principio cose, azioni ed accadimenti, palesandone, nella loro diversità e distinzione, la relazione più intima ed unificante che li compone in fraterna armonia.
Se l'atteggiamento dell'uomo manifesta intenzionalmente con l'orientamento dell'anima anche la struttura dell'essere, la tranquillità pia e compiutamente benevola, segno eloquente di verace "situazione" raggiunta, dimostra, per così dire, a nuovo titolo la verità della fede.
Impossibile realizzare tanta bontà cordiale, tanta "ospitalità" verso l'essere ( cose o uomini che siano, passati, presenti o futuri ), senza comunicare, per conformità di mente e di cuore, con la verità che dall'essere emerge e all'essere si riferisce.
È nello spirito di fede insegnato da S. Giovanni Batt. de La Salle e ritrasmesso con rinnovate illustrazioni da Fr. Teodoreto, che ci pare fondata una delle più potenti " spiritualità ", tipicamente adatte a laici.
Ripetiamolo, dunque, il programma compendiato di vita cristiana, particolarmente adatto a chi è impegnato quotidianamente in molteplici e multiformi compiti " profani , affinché si aiuti lo spirito a riscattarsi dalla distrazione e dispersione, dalla tensione idolatrica verso le creature, dalla banalità e frammentarietà apparente della vita.
"Nulla riguardare se non cogli occhi della fede; nulla fare se non colla mira a Dio; attribuire tutto a Di ".4
Dove il primo "nulla" è implicita negazione che si possa "vedere" il vero significato, l'autentico volto di qualcosa, se non nella luce di Dio; dove il secondo "nulla" è implicita esclusione che si possa dare un'autentica "scelta", se non in e per Iddio; dove il "tutto" introduce l'implicita affermazione che solo si possa dar senso e un migliore domani alla totalità diveniente che è il mondo, solo se la s'interpreta e la si riconduce alla perfetta totalità in atto che è Dio.
Si deve a Fr. Teodoreto l'aver esplicitato più a fondo questi impliciti, secondo che Io richiede il momento storico presente, in cui con ineguagliata violenza viene posto il dilemma più tragico che l'uomo possa incontrare: o Dio, o il mondo; dilemma che pone in artificioso conflitto i valori creati e terrestri contro quelli eterni e divini, quasicché far posto a Dio significhi uccidere il mondo e viceversa.
Quale ammaestramento, a questo riguardo, si può trarre dalla vissuta fede onnicomprensiva e dalle opere di Fr. Teodoreto!
Pur lasciando a sedici anni la cara mamma, il, paese natio, la serena, seppur stenta vita dei campi, per quanto effimero potesse apparirgli il mondo, sempre ritrovò nel ricordo di quelle persone e di quelle cose, nel ritorno, ai placidi orizzonti della campagna, un motivo possente di elevazione, un rinnovato richiamo di Dio.
L'aveva infatti il, Signore attratto al suo servizio attraverso quella oasi di lavoro umile e pio.
L'alto valore spirituale e morale del lavoro e di un saggio governo della casa, il fascino delle bellezze naturali, la importanza della scuola che riscatta l'uomo dall'ignoranza e dalla grettezza per farlo libero e degno: non furono mai per Fr. Teodoreto in contrasto con le ascensioni dell'anima, lassù nella chiesetta in cima al colle, quasi a coronamento e consacrazione di quanto si svolgeva lungo il dorso e le fiancate dei colli.
Lasciò ogni cosa, quando comprese che quel Dio, a cui sentiva fosse dovuto tutto del caro luogo natio, lo chiamava al suo servizio, lontano.
Proprio mentre gli cresceva l'amore per la sua casa e per la sua terra, lasciò tutto ciò per Colui che alla sua mamma e alla sua terra aveva dato d'essergli così care.
Lasciò ogni cosa, in fondo, per insegnare come si conquista e si rinnova e si salva tutto in Dio.
È su questa linea di sviluppo della fede che si comprendono ( per qualche aspetto almeno, poiché per gli altri diremo in seguito ) le opere di Fr. Teodoreto.
Infatti, la realizzazione dell'Istituto Secolare "Unione Catechisti del SS. Crocifisso e di Maria SS. Immacolata", l'appoggio incondizionato dato alla diffusione della "Divozione a Gesù Crocifisso", la mai smentita approvazione e l'incoraggiamento efficace verso la "Casa di Carità Arti e Mestieri" provano, oltre a mille episodi, quanto ampio fosse l'orizzonte della sua fede, per la quale intensamente desiderava, d'accordo con Fra Leopoldo, la "riforma del mondo", il ritorno dell'intera "umanità riconciliata" a Dio, la rigenerazione del mondo del lavoro e della tecnica in una universale concordia sociale.
Lo spirito di fede alimentava in lui lo spirito di, zelo e proiettava su di esso tutta I'ampiezza del suo orizzonte, tutta la ricchezza delle sue prospettive.
Il che appare meglio, se si considera che l'Unione ha per iscopo la perfezione cristiana "nel mondo" ( anche attraverso lo stato votale ) dei suoi membri e l'apostolato catechistico e sociale; se si pensa che la "Divozione" è l'espressione sintetica e divozionale di un universale movimento di redenzione; e si riflette che la "Casa di Carità" si concreta nella formazione umana e cristiana della gioventù operaia e artigiana, principalmente mediante l'insegnamento di quei mestieri, che oggi, sembrano potersi solo esplicare in antitesi col rispetto di Dio e dell'uomo.
Non è quindi da scegliersi in conflitto vicendevole o Dio, o il mondo, oppure indipendentemente e Dio, e il mondo; ma sinteticamente è da scegliersi Dio nel mondo, "da" e "con" il mondo, usando, in certo senso, i mezzi del mondo stesso.5
Così tutto si concluderà, per quello che è affidato agli uomini di buona volontà, con il ritorno di Dio nel mondo, e del mondo a Dio.
Grande è, dunque, il contributo dello spirito di fede, quali fu vissuto da Fr. Teodoreto, per il compiersi dell'"auspicata armonia dei valori celesti e terreni, divini ed umani, ufficio e dovere della nostra generazione".6
Lo spirito di fede operante, congiuntamente a quello di zelo, è la sola spiegazione compiuta che si possa dare alla vita e alle opere di Fr. Teodoreto; ed è quanto ha cercato di partecipare, come fondamento di ogni cosa, nello misura più larga possibile ai suoi Catechisti, i quali appunto posseggono ( come Egli affermava, rivolto ai Confratelli ) "un Regolamento ricavato dai metodi educativi del nostro caro Istituto e dal pensiero del nostro Santo Fondatore".
Infatti, come per S. Giovanni Battista de La Salle lo spirito di fede è garanzia, affinché la laicità dei discepoli non degeneri in laicismo ( cioè in visione e programma di vita, che ritengano i valori terrestri come rinchiusi in se medesimi, validi solo di per se stessi, senza apertura e rinvio a Dio trascendente idoli insomma, e perciò mostruosi ), il medesima spirito Fr. Teodoreto ritenne quale più sicura garanzia per i suoi Catechisti ( e, in qualche modo, al di là da essi, per tutti gli uomini, poiché la scuola cristiana è per tutti ), affinché il rimanere nel "secolo", non solo non contrasti con la perfezione cristiana, ma ne sia una condizione.7
Fratel Teodoreto accettò che lo "studiarsi di tenersi in ogni luogo alla santa sua (di Dio) presenza mediante un semplice sguardo di fede" fosse una norma riassuntiva per la vita quotidiana dei suoi Catechisti.8
È ancora lo spirito di fede che, congiuntamente all'osservanza delle Regole, raccomandò l'ultima volta che Egli incontrò raggruppati i Catechisti alla Casa di Carità, proprio all'inizio delle manifestazioni celebrative del quarantennio dell'Unione.
Ancora: è lo spirito di fede che gli fece ammettere, con arditezza che precorse i tempi, che il rimanere nel Inondo quali membri consacrati dell'Unione "non è stabilito per servire di preparazione ad altre vocazioni, ché, anzi, contiene in sé un ideale elevatissimo di perfezione e abbraccia un proprio e insostituibile apostolato".
Era come nell'ordine delle cose, che proprio dalla scuola cristiana che è scuola di fede, che proprio da maestri laici e consacrati, i quali alla scuola tutto hanno sacrificato compresa l'aspirazione alla dignità del sacerdozio, partisse una così grandiosa lezione di fede, da praticarsi sempre e dovunque intensamente, come unica via di salvezza per gli uomini, per le loro imprese, per il mondo tutto.
Indice |
1 | Fondata dai Fratelli delle Scuole Cristiana nel 1881 in Parigi, dove essa aveva dato ottimi risultati. |
2 | Dall'ultimo manoscritto incompiuto di Fr. Teodoreto, su Fra Leopoldo M. Musso, pag. 209. |
3 | Bollettino « L'Amore a Gesù Crocifisso » anno X, n. 1, pag. 5. |
4 | Reg. com dell'Ist. Fr. Scuole Cristiane, c. 2, art. 2 |
5 | Si legga a questo proposito, oltre all'Enciclica
«Provida
Mater Eclesia» di Pio ( 2 febbraio 1947 ) il Motu proprio «Primo feliciter» scritto dal Santo Padre in «Lode e approvazione degli Istituti Secolari» che con la precedente Enciclica, aveva costituito quale terzo stato canonico di perezione. Cfr. particolarmente il par. II, in cui è contenuta la direttiva seguente: «Hic apostolatus Istitutorum Saecularium non tantum in saeculo, sed veluti ex saeculo, ac proinde profesionibus exercitis, formis, locis, erum adiunctis saeculari huic conditioni respondentibus, exercendus est fideliter». |
6 | Dal messaggio del Papa al mondo per l'Anno Santo (23-12-1949). |
7 | Le Regole e Costituzioni dell'Unione, cap. 1, art. 10 e 12, n. 1 |
8 | Le Regole e Costituzioni dell'Unione, cap. 8, art. 72. |