Aspetti del messaggio di Fr. Teodoreto |
Fu la "Devozione" a costituire - come è già stato detto - la prima causa dell'incontro tra Fratel Teodoreto e Fra Leopoldo; fu la recita della Devozione a dissipare le incertezze di Fratel Teodoreto che temeva, andando la prima volta da Fra Leopoldo, di trasgredire a ordini superiori che volevano mantenere quest'ultimo nel nascondimento; fu certamente la risonanza destata dalla Devozione e le raccomandazioni che il Signore rivolgeva ai Fratelli di diffonderla, a guidare il Fr. Assistente Candido Chiorra a scegliere, all'unanimità coi soci, il titolo di "Unione del SS. Crocifisso"; la meditazione poi e la recita e la diffusione della "Devozione" fu la prima attività della nuova Associazione.
Del resto, la "Devozione" rimane e rimarrà sempre una pratica ufficiale dell'Unione, la sintesi della dedizione dei membri del Crocifisso, un mezzo semplice e popolare per suscitare un generale ritorno al Redentore, una eco facilmente comprensibile del messaggio di salvezza e di misericordia che è la Croce.
Tuttavia, non è esatto affermare che i Fratelli diedero il "corpo" alla nuova Associazione e Fra Leopoldo "l'anima".
L'anima, l'ardore vivificante di santità era già di Fratel Teodoreto, modello di educatore cristiano; tramite la Devozione tale ardore di caratterizza meglio, trovandovi come un punto per raccogliervi le energie, come un principio di sintesi.
La Devozione di presenta a Fratel Teodoreto come mezzo per la formazione interiore dei giovani, come modo di portarli ad attingere "la vita soprannaturale sul Calvario, dalle Sacratissime Piaghe di Gesù Crocifisso, per intercessione della SS. Vergine, sua Protettrice e Madre".54
La meditazione e la pratica della Devozione infatti, consente ai membri dell'Unione di inserirsi meglio nel cuore del dogma cristiano, tende a far crescere in essi quello slancio di amore stupito, di abnegazione riconoscente e riparatrice, che sorge quando si comprende la Croce.
Il quale slancio si produrrà inizialmente come propagazione della "Devozione a Gesù Crocifisso" e come diffusione ovunque, con l'esempio prima e la parola poi, dei mirabili misteri di Dio, del messaggio di salvezza che essi comportano.
Nell'insegna programmatica della nuova Associazione compare presto anche la Madonna: i frequenti interventi della vergine dimostravano che "Ella è veramente , come disse altre volte a Fra Leopoldo, la Protettrice dell'Opera".55
Il culto vivissimo che Fratel Teodoreto aveva della Madonna lo trovò sensibile e pronto all'invito del Can. Tommaso Alasia, che letta qualche pagina del Regolamento da approvare, rivolgendosi al compilatore gli disse "con un'unzione tutta particolare di aggiungere nel titolo la Madonna, onde ottenere l'aggregazione alla Prima Primaria di Roma e partecipare ad un gran tesoro di indulgenze".56
Fratel Teodoreto accettò il "consiglio di quel sant'uomo e trattandosi di unione di giovani" scelse l'Immacolata.57
Vi può essere per l' "umanesimo della Croce" un più alto modello, una meta più certa, una Madre più vera?
Un Decreto del Card. Agostino Richelmy, Arcivescovo di Torino, in data 9 maggio 1914, erige l' "Unione del SS. Crocifisso e di Maria SS. Immacolata" nella Cappella delle Scuole della Mendicità Istruita in Torino.
Ma si venne presto anche al Catechismi: per sviluppo interiore della nuova Associazione.
Del resto, da educatori, che sono principalmente Catechisti, non può non riverberarsi nei discepoli una mentalità, un'ansia catechistica, uno stile catechistico di vita e di opere.
Ecco come umilmente si esprime a questo proposito Fratel Teodoreto: " … ricordando ciò che avevo letto nel Bollettino del nostro Istituto sull'Opera dei Catechisti Volontari organizzati a Lione nel 1892, a Reims nel 1900 e nella Spagna nel 1907, cercai di introdurre nell'Unione tale forma di apostolato".58
Raccogliendo l'esempio e lo stimolo che gli veniva dalla tradizione del suo Istituto, Fratel Teodoreto intuisce che il più tipico apporto che i Fratelli possono dare ai giovani da essi avviati all'apostolato è squisitamente catechistico.
Del resto, è quanto di meglio, oggettivamente, possano fare i laici in collaborazione con la gerarchia.
Il nuovo apostolato, l'aggregazione dell'Unione alla Società della Gioventù Cattolica Italiana ( 18 aprile 1916 ) portarono così al nuovo regolamento del 1917.
"Dirai al Fratello Teodoreto che il Regolamento va tanto bene": fu la conclusione, tre volte ripetuta, di Gesù a Fra Leopoldo.
L'insegna definitiva risultò così: "Unione Catechisti del SS. Crocifisso e di Maria SS. Immacolata".
Ma non è tanto la storia dell'Unione che abbiamo in mente di trattare, bensì alcune sue caratteristiche essenziali che ne dimostrino la "lasallianità", tuttavia occorre ancora avvalersi di qualche opportuno rilievo storico.
Nata nella scuola, l'Unione pur svolgendovi l'importante compito di potenziarvi la vita cristiana, ( con la Devozione, i ritiri, le adunanze formative, gli esercizi spirituali, l'attività catechistica, ecc. ) esercita la sua funzione anche fuori dell'ambito scolastico: intento coll'assolvere il compito di assicurare la "perseveranza" dei giovani che lasciano la scuola, e poi perché è aperta a tutti coloro che ne condividono le finalità, e a tutti i giovani che formati dai Catechisti si sentono attratti a seguirne l'esempio.
È la vitalità e la fecondità del "nuovo organismo" che impone questo sviluppo, questa apertura.
L'idea è di Fratel Teodoreto e viene esposta a Fra Leopoldo nella primavera del 1917.
È importante notare che si trattava: "di scegliere, nelle diverse parrocchie, dove i Catechisti prestavano l'opera loro, alcuni giovanetti per aggregarli all'Unione, educarli, istruirli e poi mandarli come Catechisti nelle proprie parrocchie".59
Insomma, tra l'Istituto dei Fratelli e l'Unione, avviene più ampiamente qualcosa di quello che fu tra il Santo Fondatore e i maestri di campagna", cioè una partecipazione e una risonanza sempre più vasta della propria spiritualità e dei propri ideali apostolici. Quale grandioso contributo, dunque, all' "apostolato dei laici"!
Comunque, appare sempre più netto che l'Unione (come del
resto avvenne sin dalle origini) tende a porre accanto ai Sacerdoti dei laici
ferventi, formati e curati senza gravare sull'organismo parrocchiale o
diocesano, onde vi collaborino specialmente col catechismo e con tutto ciò che
vi è connesso.
Il che a ben vedere è l'ultimo sviluppo di quella corrente che dapprima,
partendo dalle parrocchie e dalle diocesi, immette nella Scuola cristiana i
giovani affinché siano compiutamente educati e poi li restituisce all'ambiente
di provenienza, come fermento di cristianesimo consapevole e operante,
continuando a seguirli e a formarli con l'Unione.
Così, lasciando la scuola, i giovani non solo si inseriscono efficacemente nell'ordinamento
laico della vita, ma anche in quello ecclesiastico.
L'intervento di S. Ecc. Mons. Gamba, Arcivescovo di Torino, nel 1925, fu l'autorevole segno della provvidenza affinché si giungesse all'ultima svolta dello sviluppo strutturale dell'Unione.
L'egregio Pastore, dopo aver concluso con un "visto l'esposto e il Regolamento, se ne approva la bellezza e la perfezione e si approva ad esperimento" l'esame della nuova revisione del documento, si fece condurre i migliori elementi dell'Unione intrattenendoli lungamente sulla "pratica dei Consigli Evangelici anche in mezzo al mondo, del gran bene che i Religiosi siffatti possono fare con le parole e specialmente con l'esempio in famiglia, nell'impiego e soprattutto nelle opere di apostolato catechistico".60
L'entusiasmo dei giovani indusse il Presule a proporre al Fratel Teodoreto la compilazione di un Regolamento particolare con inclusa "l'osservanza dei Santi Voti".
Così si giunse ai Catechisti congregati.
L'avvenimento non fu una forzatura", ma - è Fratel Teodoreto che l'afferma - il " … compimento delle aspirazioni religiose più elevate e dei Catechisti".61
Né l'Arcivescovo, né tanto meno Fratel Teodoreto erano uomini da forzare nessuno.
Piuttosto, l'aspirazione alla consacrazione religiosa era, all'Unione, nell'aria, nel desiderio di chi datosi tutto al Crocifisso e all'apostolato tendeva a rendere stabile, definitiva, approfondita la propria donazione.
Erano uomini ormai, e non solo più giovanetti, a considerare tutta la portata di una vita di dedizione.
Il Catechista Anselmo Galliano Cotti, poi novizio dell'Istituto dei Fratelli, morto santamente il 22 aprile 1924, fin dal 1921 aveva tra l'altro profeticamente annotato: "Di qui innanzi il Signore farà sorgere Congregazioni religiose in abito secolare perché i tempi richiedono religiosi che possano introdursi in tutti i luoghi per coadiuvare l'opera redentrice di Gesù Cristo. L'Unione è una del genere".
Ancora, il suddetto avvenimento segna l'avverarsi puramente provvidenziale, di alcuni "detti" di Fra Leopoldo rimasti sino a quel tempo pressoché misteriosi.
Il Signore e la Madonna parlano, fin dal lontano 1908, di un "Ordine che verrà";
affermano che "da questa pianta dell'Ordine" verranno molti santi (1909);
parlano dei "primi frutti della santa Devozione-Adorazione" cioè i figli congregati (1914);
raccomandano a tutti i Fratelli e ai Congregati di stare saldi e uniti" (1914);
proclamano che " riguardo la Pia Unione del SS. Crocifisso, il titolo non si cambia; è il nome che prenderà l'Ordine che ne verrà " (1920).
Infine, fu per l'intervento del Card. Gamba presso il Pontefice Pio XI, onde trattare dell'inquadramento canonico del nuovo organismo religioso che il Papa esclamò entusiasta: "se è necessario modificheremo anche i canoni".
E i canoni furono "modificati" dalla preveggenza di Papa Pio XII con l'Enciclica "Provida Mater Eclesia", del 2 febbraio 1947, con la quale furono istituiti gli " Istituti secolari" "uguale terzo stato canonico di perfezione.
E l'Unione fu tra i primi "Istituti" approvati, e venne eretta di diritto diocesano il 24 giugno 1948, giorno dedicato a S. Giovanni Battista.
La Regola definitiva, a cui collaborarono con nuove esperienze anche i Catechisti, fu approvata il 22 febbraio 1949.
Fratel Teodoreto vedeva così e " per la via sicura… e senza frastuono"62 compiuta, almeno strutturalmente, la sua lunga fatica.
Dalla Scuola Cristiana, accanto ai laici religiosi-maestri, religiosi-educatori, ecco il frutto più maturo e fecondo, ecco i laici religiosi-professionisti, religiosi-impiegati, religiosi-operai; ecco la fiamma catechistica portata in tutti gli ambienti, in tutte le professioni.
Il cristianesimo è venuto da Dio in questo mondo a portare un annuncio e un ammaestramento di vita e di salvezza, è venuto dal di fuori del mondo, ma s'inserisce nel mondo, si diffonde nel cuore degli uomini, perché dal di dentro del mondo, dall'intimità umana vi è come una tensione verso Gesù Salvatore, vi è un gemito di riscatto e di elevazione, una "potenza obbedienziale" alla grazia di Dia, alla divina filiazione.
Per riecheggiare la dottrina di Cristo, per cooperare con Cristo alla salvezza del mondo, per pregare con Cristo, per testimoniare ovunque la presenza regale di Cristo, per "instaurare ogni cosa in Cristo": ecco una nuova schiera di uomini, ecco una nuova categoria di apostoli.
Ad essi il compito di portare con la vita, l'esempio e le opere, proprio all'intimo di ogni articolazione sociale il fermento cristiano in tutta la sua luminosa interezza, in tutto il suo sviluppo drammatico di rinunzia e di abnegazione, di morte e di resurrezione, di dedizione e d'amore.
Ad essi il compito di professare la consacrazione religiosa, sviluppandola in, quanto ha di essenziale, rimanendo nel mondo, attraverso il mondo, per mezza del mondo, dall'intimo stesso del mondo.
Ogni cosa, ogni attività come religioso ossequio di Dio, come riconsacrazione del mondo e della società, Come salvezza di sé e del prossimo, come prova d'amore.
Tutto senza violenza che depaupera ed uccide; tutto come spinta al mondo e alla società a ritrovare nella tensione religiosa il proprio senso più profondo, poiché l'esigenza a prodursi come "dedizione", come "sacrificio" intride, in qualche modo, tutto l'universo e più propriamente l' "umano".
Lo stile da seguirsi, in quest'opera, è quello catechistico, fatto di testimonianza e di dialogo.
Non, dunque, l'affermazione solenne e dotta dei maestro, ma l'esempio e il colloquio tra amici; non la guida delle moltitudini in quanto tali, ma il soccorso ad ogni evenienza spicciola, ad ogni necessità personale, come "luce" soprattutto a tu per tu.
Ciascuno di questi nuovi religiosi è chiamato a catechisticamente operare nel campo della famiglia, degli amici, dell'ambiente di lavoro, delle responsabilità sociali e civili, e di puntualizzarvi in esso il suo sforzo di consacrazione e di zelo.
Più che a creare nuove strutture, che talvolta possono risultare delle autentiche soprastrutture, il Catechista è chiamato a riassumere, in forza della sua condizione di laico consacrato e quindi per obbedienza e con animo religiosamente atteggiato, quello che è il suo posto di responsabilità nell'umano consesso e nel corpo della Chiesa.
All'Unione, non mancano certo le opere comuni, oltre all' "apostolato d'ambiente", ma sono per riprendere ed approfondire opere già esistenti quali l'istruzione catechistica e le Scuole volte all'educazione cristiana "ordinaria" dei giovani lavoratori.
Lo stile e il metodo catechistico non sarà solo del momento in cui questi nuovi religiosi esplicitamente divulgheranno il messaggio evangelico e direttamente cureranno l'educazione cristiana specialmente dei giovani, ma sarà di tutta la loro vita.
L'esigenza affermativa della testimonianza, lo sforzo benevolo di comprendere le esigenze specifiche dell'interlocutore, il dialogo informativo-formativo, il tono semplice eppure profondo, persuasivo ed amorevole della divulgazione: tutto ciò si rifletterà in ogni rapporto con gli uomini, espressamente con la parola o tacitamente con l'esempio. La formazione personale della mentalità, dell'anima, non potrà non risentire di questa impronta catechistica, e così anche l'impegno nel mondo e nella società.
Così l'anelito alla perfezione cristiana e all'apostolato che Fratel Teodoreto aveva tentato di comunicare alla Scuola, se è vero che può e deve condurre anche al sacerdozio e alle congregazioni esistenti,63 non poteva non ripercuotersi in coloro che per giustificate ragioni, ritornano al secolo".
Ma il desiderio della perfezione e dell'apostolato conduce alla pratica più o meno estesa dei consigli evangelici e non solo dei precetti, comunque conduce ad un clima di consacrazione, che può benissimo sfociare e concretarsi nello stato votale, il quale di per sé non contraddice affatto alla condizione " secolare".
Ora, se questa linea di sviluppo della vita evangelica viene immessa nella Scuola affinché permanga in quella che ne è la corrente di deflusso alla vita, questo fatto è del tutto conseguente alle finalità educative della Scuola cristiana. Ripetiamo, è il modo più efficace per garantire la "perseveranza" cristiana di chi lascia la Scuola.
Non è da ritenere che allora la Scuola corra il pericolo di trasformarsi in un "noviziato" o in una "confraternita" sacrificando o riducendo il programma culturale che le è proprio.
Anzi, il fatto che dalla Scuola cristiana possano derivare religiosi-laici o comunque dei laici consacrati, impegnati nel mondo, con i mezzi del mondo, in compiti strettamente secolari, acuisce la necessità di un approfondimento delle vedute e dei programmi culturali ed educativi.
Proprio dall'intimo delle strutture mondane, nel profondo di esse dovrà inserirsi e come scaturire ad un tempo la tensione della consacrazione: senza contare il continuo richiamo per la Scuola cristiana ad essere sempre più tale.
Un ragionamento analogo lo si può fare se si considera la sensibilità apostolica che la Scuola cristiana deve pur comunicare, sia pure in diversa misura e grado, ai suoi allievi.
L'Unione viene così a porsi a fianco della Scuola come sviluppo ed ulteriorità, come organismo di potenziamento del suo tono cristiano e apostolico, come prolungamento della sua opera squisitamente catechistica in tutti gli ambienti dove il maestro o il sacerdote non possono direttamente arrivare.
Naturalmente l'Unione è aperta a tutti coloro che lo desiderano, come lo è la Scuola: fa parte della sua vitalità, collaborante sì con la Scuola, ma autonoma, e perciò aperta anche in altri ambienti.
E poi, l'autonomia è il segno della maturità.
Ma se l'autonomia è raggiunta in forza di una conseguente sviluppo secondo esigenze e forze specifiche, essa non è dissociazione da chi ha generato, non è separazione dalle proprie origini e dalla propria storia, ma ne è rivivimento consapevole e libero.
Del resto, il disinteresse è la caratteristica fondamentale dell'educatore che pur sapendo e volendo educare secondo il proprio stile - e non potrebbe essere altrimenti - s'adopra all'esplicazione della personalità dell'educando secondo le esigenze di quest'ultimo.
Quindi, nessuna prescrizione vincolativa può validamente regolare dal di dentro i rapporti tra l'educatore e il discepolo ormai maturo, lo può solo il reciproco riconoscimento, il reciproco rispetto, la reciproca volontà di comunione.
I rapporti tra l'Istituto dei Fratelli e l'Unione Catechisti non potrebbero svilupparsi altrimenti che su questa linea; del resto le prescrizioni canoniche impedirebbero dipendenze sia di fatto, che giuridiche.
Comunque, come non vedere il maggior bene che ne verrebbe se Catechisti-insegnanti collaborassero nelle scuole dei Fratelli?
Oppure in stretto contatto con i Fratelli, i Catechisti trasferissero nelle Scuole di Stato metodi e soluzioni lasalliane ai problemi educativi, o s'adoprassero per il riconoscimento concreto della Scuola libera?
Tuttavia prima di concludere questo capitolo, onde dissipare malintesi che potrebbero sorgere, occorre dare uno sguardo sia pure a volo d'uccello, a tutto l'organismo che s'intitola "Unione Catechisti del SS. Crocifisso e di Maria SS. Immacolata".
Questa dinamica organizzazione, se è vero che canonicamente è definita "Istituto Secolare" ( e non "Congregazione", che è un'altra cosa ), tuttavia, non si compone di soli Catechisti Consacrati, di membri cioè legati da voti religiosi, ma ne partecipano anche i Catechisti Associati: ossia quelli che, condividendo le finalità dell'Unione, seguono la via ordinaria.
"Dalla Pia Unione verranno santi padri di famiglia e molte vocazioni": così Gesù Crocifisso a Fra Leopoldo il 17 marzo 1915.64
Fratel Teodoreto mai volle disgiungere gli Associati dai Congregati ( Consacrati ), né volle che i primi fossero considerati dei semplici aggregati.
Se è vero, per ovvie ragioni, che il governo dell'Unione è affidato ai Catechisti congregati, e se è anche vero che in un certo senso "il loro regolamento particolare comprende e oltrepassa quello dei Catechisti associati" è pur vero che non li separa da questi, anzi costituisce una sola Unione, né impone ai Catechisti Congregati nessuna distinzione fuorché quella di un maggior spirito di sacrificio nel sopportare il peso delle diverse opere e più stretto il dovere del buon esempio nella pratica di tutte le virtù …
Nel medesimo ambiente i giovani Catechisti associati partecipano agli stessi mezzi di santificazione e alle opere di apostolato …
Gli stessi Catechisti Associati Anziani, cioè gli sposati, prendono parte per quanto lo permettono i loro doveri familiari, alle adunanze di carattere religioso e alle opere di apostolato dell'Unione, apportando alla medesima un valido contributo di attività e di esperienza".65
La "santificazione nel mondo .. e l'apostolato catechistico e sociale, il "predicare Gesù Cristo e Gesù Cristo Crocifisso", lo sforzarsi "di permeare di spirito cristiano la società in cui vive" il ritenere e l'amare Maria SS. Immacolata "come Patrona e Madre", il professare "con la parola e con l'esempio la dottrina del catechismo cattolico, mostrandola viva, operante, adeguata ad ogni stato, condizione, o ambiente sociale": sono le finalità comuni dei Congregati e degli Associati.66
A questi ultimi spetta poi il compito specifico di vivere cristianamente il matrimonio, di costituire famiglie integralmente cristiane.
Se è vero, quindi, che l'Unione si costituisce come gruppo scelto, vi possono partecipare anche coloro che seguono la "via ordinaria".
Attorno al nucleo dei Catechisti professi o comunque consacrati, v'è da una parte il gruppo dei Postulanti e dei Novizi, e dall'altra quello degli Allievi Catechisti Associati, corrispondenti questi ultimi press'a poco agli "Juniores" dell'Azione Cattolica.
I giovanetti zelatori della Devozione a Gesù Crocifisso, corrispondono all'incirca agli "Aspiranti" dell'A. C., e sono coloro che coltivati alla comprensione e all'amore del Crocifisso ne praticano e ne diffondono la "Devozione" e comunque si propongono di aiutare le opere promosse dall'Unione (tra cui l'attività caritativa - basta pensare alla "Messa del povero" e a quella missionaria, che anzi vi è raccomandata).
Attorno è la schiera ormai numerosissima di Ascritti e di Ascritte che si impegnano di praticare ogni giorno la "Devozione a Gesù Crocifisso" e danno il proprio nome all'Unione.
Non manca nemmeno un foglio d'informazione e di formazione agli ideali comuni: è il Bollettino "L'Amore a Gesù Crocifisso".
La guida dei Catechisti Congregati e la presenza operante dei Catechisti Anziani, provvede a che l'Unione, per quanto debba alimentarsi principalmente di giovani e per quanto debba svolgere l'apostolato di comunità specialmente in mezzo ai giovani, non rimanga … eternamente "giovanile".
L'ideale da proporre ai giovani, sia pure gradatamente attraverso la soluzione dei loro problemi specifici, è quello di forme stabili e mature di impegno cristiano e apostolico nel mondo.
Al giovane si deve sì, presentare il "giovane modello", che però non è tale se non tende a svilupparsi nell' "uomo modello".
Non ci pare, che si dia forma migliore per assicurare la "perseveranza" degli allievi, che ultimata la scuola la lasciano.
Nemmeno, i Fratelli debbono preoccuparsi d'istituire noviziati per l'Unione, poiché questa provvederà con proprie iniziative alla formazione dei Congregati, oppure vi delega qualche persona che per capacità e tempo, lo possa.
I Catechisti Congregati, invece, assicurano l'esistenza e l'efficienza di tutta l'organizzazione poiché vi si dedicano totalmente e per tutta la vita.
Infatti, lo "stato religioso" riconosciuto dalla Chiesa e disciplinato dalle regole, concorre alla definitiva stabilità e consistenza di una vita che si vuole dedicata intieramente al servizio del Signore e alla salvezza del prossimo.
Si tratta insomma, di un vasto movimento che nel nome e nel segno del Crocifisso e della Vergine Immacolata, si propone di collaborare alla "riforma del mondo", al ritorno a Dio "dell'umanità riconciliata" ( come diceva Fra Leopoldo ), all'avvento cioè di un "mondo migliore", attraverso la santificazione personale e l'apostolato catechistico e sociale, attraverso la diffusione dello spirito di pietà e di riparazione, per mezzo della Devozione.67
L'Istituto secolare dei Catechisti del SS. Crocifisso e di Maria SS. Immacolata è proprio sulla linea conseguente del "lasallianesimo".
Dallo spirito, dalla vitalità profonda dell'Istituto dei Fratelli delle Scuole Cristiane sono state derivate strutture essenziali del nuovo organismo.
Lo stato votale, o comunque la consacrazione, nella condizione di laici; lo spirito di fede68 e quello di zelo;69 l'apostolato catechistico e l'ansia educativa;70 lo sforzo di praticare la mortificazione e l'abnegazione attraverso l'adempimento dei doveri religiosi, apostolici e di stato, relativi cioè al proprio compito nella famiglia, nella professione, nella società.
I Catechisti come i Fratelli, sono chiamati a non fare "veruna differenza" fra quanto concerne direttamente la santificazione e la perfezione e i doveri di stato propri della loro condizione.71
Come conseguenza dello stato di consacrazione nel mondo, all'apostolato catechistico è aggiunto, per l'Unione, quello sociale.
Del resto l'apertura "sociale" è propria del lasallianesimo, e vi si configura quale contributo alla soluzione di una delle più gravi ingiustizie sociali che è l'ignoranza e la diseducazione, specialmente dei ceti meno abbienti, quale preparazione di uomini nuovi e di cristiani per una migliore società.
In fondo è "socialità soprannaturale", prima ancora che naturale, perché la Scuola dei Fratelli è la Scuola della Chiesa e per la Chiesa.
Infatti è collaborazione con la Gerarchia per l'avvento del Regno di Dio, di una comunità cristiana migliore e universale.
Quindi, in fondo, l' "apostolato sociale" dei Catechisti è, si può dire, derivato anche dall'Istituto dei Fratelli, come risonanza e continuazione dell'educazione cristiana della gioventù.
La "Casa di Carità" poi, attualmente diretta dai Catechisti è anche una collettiva affermazione "sociale" cristiana dell'Unione, e per l'azione diretta sui giovani e per le risonanze sociali nei ceti direttamente interessati alla formazione professionale e' all'educazione delle future maestranze operaie e artigiane.
Non basta, individualmente ogni Catechista è tenuto, proprio in forza della professione religiosa o della consacrazione ad essere "cittadino cosciente, retto e attivo, ispirandosi all'insegnamento della Chiesa cattolica", è tenuto a riguardare come dovere religioso l'adoprarsi cristianamente per l'avvento di una coscienza e ordine sociali sempre più profondi.
Quale clima migliore per l'esercizio della virtù, quale miglior fondamento e contributo alla " socialità " del Cristo?
A ben considerare insomma, ecco risorgere, ricompresa in un quadro più vasto e con nuovi sviluppi, l'idea ardita di S. Giovanni Battista de La Salle a proposito dei "maestri di campagna".
Con la differenza che l'intento di formare religiosamente e catechisticamente non è volto solo ai "maestri" e per di più "di campagna", ma comprende coi maestri, gl'insegnanti delle città e delle campagne, qualunque persona di altro ceto e di altra professione che lo voglia.
Dunque, c'è qualcosa dell'Azione Cattolica che non sia dell'Unione?
Quale associazione realizzata nell'ambito dell'Istituto dei Fratelli, durante i due secoli e più della sua storia, è più che l'Unione consapevolmente e strutturalmente "lasalliana"?
Quale organismo più che l'Unione offre, oggi, maggiori possibilità di sviluppo e di risonanza del "lasallianesimo" nel mondo?
Ma allora, quando l'Unione Catechisti verrà ufficialmente riconosciuta quale genuina e vitale forma di Azione Cattolica Lasalliana?
Quando ne verrà, con efficaci provvedimenti, appoggiata la diffusione in tutte le Case dei Fratelli?
Le "Congregazioni Mariane" dei Gesuiti non sono state forse, dal Papa proclamate "formes les plus authentiques de l'Action catholique"?72
E come soddisfare, se non in questo modo, le insistenze del Signore affinché i Fratelli lavorino alla prosperità dell'Unione?
Come dimenticare le promesse e le benedizioni per l'intero Istituto che all'Unione sono legate?
"Dirai al Fratello Teodoreto che la Pia Unione del SS. Crocifisso sarà la ricchezza della sua Congregazione".73
Tuttavia il piccolo numero degli attuali Catechisti non è pregiudiziale alla possibilità di sviluppo dell'Unione, anzi durante il primo quarantennio, nel silenzio e nel nascondimento, l'Opera si è venuta evolvendo lentamente sì, ma sicuramente: ha messo salde radici capaci di sostenere e nutrire l' "albero magistrale" che, secondo Fra Leopoldo, ne verrà.
E poi, non è d'un balzo che si arriva, senza esempi precedenti e senza guide, a realizzare una tra le prime comunità di consacrati laici chiamati a santificarsi nel mondo e come per mezzo del mondo.
Neppure bisogna dimenticare che i Catechisti seguendo il loro Fondatore, non hanno naturalmente cercato che presso i Fratelli, l'appoggio per lo sviluppo dell'Unione …
Infine, le pesanti responsabilità dovute alla costruzione e all'esercizio della nuova Casa di Carità, sempre totalmente gratuita, ha pressoché paralizzato le iniziative atte a diffondere un po' dovunque l'ideale dell'Unione.
D'altra parte l'Unione è stata fondata da un Fratello ( e che santo Fratello! ) il quale con essa non ha inteso costituire qualcosa a titolo "puramente personale", ma ha agito come "il" Fratello deve agire; il suo fermo proposito era infatti di vivere intieramente e fedelmente la sua vocazione. La sua santità è - di nuovo - prodotto e garanzia di quanto affermiamo.
Dunque, è lo spirito di S. Giov. Battista de La Salle, è la vitalità profonda dell'Istituto dei Fratelli che si puntualizza, pur senza esaurirsi, nell'operato di Fr. Teodoreto, appunto perché egli ha agito come un Fratello modello.
Ora, se la "vocazione di Fratello" ha condotto il Nostro, con l'aiuto di Dio e l'appoggio dei Superiori, a realizzare l'Unione, questa è qualcosa che riguarda e impegna l'intero Istituto dei Fratelli, perché l'effetto richiama la causa che l'ha prodotto e, la rende, in qualche modo, responsabile e solidale con esso.
Non basta, l'Unione è tuttora formata per la gran parte da ex-allievi dei Fratelli, i quali vi sono entrati, invitati dai loro maestri; appunto come "allievi" prima ed "ex-allievi" poi, desiderosi di stringersi sempre più ai loro educatori, di abbeverarsi più da vicino alle loro sorgenti spirituali, onde meglio fruttificare il seme di vita cristiana ricevuto nelle scuole.
Insomma, i destini dell'Istituto dei Fratelli non si possono disgiungere da quelli dell'Unione e viceversa, pena la contraddizione di chi genera e poi non riconosce e non nutre il generato, o di chi essendo stato generato misconosce e rigetta il ceppo generante.
"Les Cathèchists sont des compagnons de route que la Providence vous envoie" così ha affermato, rivolto al Frère Athanse-Emile, un eminente religioso, membro influente di una delle Congregazioni romane.
L'affiliazione dei Catechisti Congregati all'Istituto dei Fratelli (74) e la Circolare del Superiore Generale, recentemente scomparso, sono i due fatti più importanti che c'incoraggiano ad insistere nell'attaccamento all'Istituto, e che ci fanno sperare imminenti i provvedimenti per una comunione sempre maggiore tra Fratelli e Catechisti.
Indice |
54 | Fr. Teodoreto, in Riv. Lasalliana, anno I, n. 2, pag. 339. |
55 | Ibid. pag. 343. |
56 | Fr. Teodoreto, ibid. pag. 343. |
57 | Fr. Teodoreto, ibid. pag. 343. |
58 | Fr. Teodoreto, ibid., pag. 342. |
59 | Fr. Teodoreto, in Fra Leopoldo, pagg. 173-174. |
60 | Fr. Teodoreto, in Op. cit., pag. 282. |
61 | Fr. Teodoreto, ibid., pag. 283. |
62 | «Da quanto mi risulta Gesù vuole che il nome dell'Unione Catechisti del SS. Crocifisso non si debba mutare con altro nome, perché negli scritti Egli parla dell'albero magistrale che darà molti frutti e dell'Ordine che ne verrà. Io credo che il SS. Crocifisso a poco a poco ci illuminerà e ci condurrà per la via sicura, come ha fatto finora e senza frastuono» così scriveva Fra Leopoldo in data 6 dicembre 1920. Cfr. Fratel Teodoreto, Fra Leopoldo, pag. 273. |
63 | Finora dall'Unione si sono avuti 53 tra
sacerdoti ( di cui un Vescovo) secolari e regolari e religiosi professi.
I soli Fratelli sono 20, più un novizio morto come tale.Non si
incomincia dunque ad avverare, almeno in parte, quanto Gesù ha predetto
a Fra Leopoldo nel 1915: «Se i Fratelli delle Scuole Cristiane sapranno cogliere il giogo soave della misericordia divina, cioè lavorare nella vigna della pia Unione del SS. Crocifisso, parte di questi giovani passeranno ai Fratelli, vi saranno santi fra loro e sarà arricchita di bellezza la loro Congregazione»? |
64 | Fr. Teodoreto, in Fra Leopoldo, pag. 273. |
65 | Fr. Teodoreto, in Op. cit., pag. 283. |
66 | Regole e Costituzioni dell'Unione, parte I, cap. 1; parte II, cap. 1. |
67 | A Trieste, vivente ancora Fratel Teodoreto, ha incominciato a costituirsi un primo gruppo del ramo femminile dell'Unione (Unione Catechisti del SS. Crocifisso e di Maria SS. Immacolata) che però, pur accettandone le Regole, lo spirito e le opere, è totalmente indipendente dal ramo maschile. |
68 | Regole e Costituzione dei Catechisti, cap. I, aa. 10 e 12; cap. 8, a. 72. |
69 | Regole e Costituzione dei Catechisti, cap. 1, a. 10. |
70 | Regole e Costituzione dei Catechisti, cap. 10, a. 81. |
71 | «I Catechisti trovano nella perfezione
religiosa un nuovo argomento per adempiere i doveri familiari e per
essere cittadini coscienti, retti e ispirandosi all'insegnamento della
Chiesa cattolica. «I Catechisti si sforzano di acquistare la massima competenza nella loro civile professione; di adempiere perfettamente e fedelmente i doveri con profondo spirito cristiano e religioso, in modo da non trascurare nulla di quello che riconoscono essere la volontà di Dio». Regole e Costituzione dei Catechisti, cap. 1, aa. 14-15. |
72 | Pio XII, Costituzione apostolica «Bis saeculari». Cfr. il discorso del Papa alle Congregazioni Mariane di tutto il mondo, nel settembre 1954. |
73 | Gesù Crocifisso a Fra Leopoldo, il 27 settembre 1918. |