Precisazioni circa la relazione di Fr. Saturnino
Il punto di vista, per altro non saldamente definito, da cui Ella si è mosso per considerare l'Unione non lo ritengo conveniente come punto di partenza perché destinato, nonostante la buona volontà e le osservazioni acute e stimolanti, a ricondurre le cose a un punto morto.
Non è infatti partendo con il raccogliere e sostenere le attuali difficoltà che numerosi Fratelli, ma non tutti, avanzano nei confronti dell'Unione che si potrà approfondirne la conoscenza e favorirne il consolidamento e lo sviluppo.
Non solo perché occorrerebbe prima accertare la fondatezza di ciò che viene obiettato ( e su quali basi? ), ma soprattutto perchè, così come lo conferma l'esperienza di tanti anni, tra i Fratelli che obiettano vi sono coloro che lo fanno avanzando ragioni ed esigenze diametralmente opposte e anche contrarie a quelle da lei presentate.
Come mi sono sforzato di chiarire fino dalla prima nostra conversazione ( ma non ne vedo traccia nel suo resoconto ), occorre che i Fratelli ritornino all'origine dell'Unione, ritornino cioè al problema che drammaticamente venne posto dai superiori del secondo noviziato del 1905 al gruppo nel quale si trovava il Fr. Teodoreto.
Il Concilio Vaticano II, con la Dichiarazione sull'educazione cristiana, ha ribadito la fiducia della Chiesa, ma altresì le aspettative di essa, verso la scuola cattolica, che "mentre come è suo dovere - si apre alle esigenze determinate dall'attuale progresso, educa i suoi alunni a promuovere efficacemente il bene della città terrena ed insieme li prepara al servizio per la diffusione del Regno di Dio, sicché attraverso la pratica esemplare ed apostolica diventino come il fermento di salvezza della comunità umana".
Il più grande Istituto religioso dedito interamente all'educazione mediante la scuola cristiana e che conta attualmente oltre 700.000 alunni, occorre che riesamini con tutta urgenza, almeno con quella del 1906, ciò che allora veniva definito come il problema della "perseveranza" dei giovani ad esso affidati.
Allorché i Fratelli si saranno riproposto in tutte le sue dimensioni tale problema, allora soltanto, sempre mossi dallo spirito di fede, potranno comprendere e aiutare l'Unione, che è nata come soluzione provvidenziale di esso.
Problema tanto importante e assai difficile nell'attuale situazione del mondo, sempre più laicizzato e profano.
Problema per la soluzione del quale non c'è da stupire, né da scandalizzarsene e nemmeno da sottovalutare se sono occorsi per affrontarlo con esito positivo anche carismi straordinari oltre all'azione congiunta di due servi di Dio.
L'Unione non si può studiare a "tavolino" cioè dal di fuori, quasi si trattasse di un'opera nata sì da un Confratello, ma non in forza di istanze vitali e di un processo generativo che si radicano e coinvolgono la stessa vocazione dei Fratelli e impegnano l'essenza stessa e la validità della loro opera educativa.
A meno che si voglia sostenere che, partiti da certe premesse, l'Unione è terminata o in un aborto o in qualche cos'altro di sostanzialmente diverso dalla soluzione che con essa ci si proponeva.
E allora ci sarebbe da domandarsi se il Signore si è preso gioco di un suo servo fedele, come lo fu il Fratello Teodoreto, o come è possibile giungere attraverso una serie di equivoci e di sbagli fondamentali a produrre un'opera come l'Unione, approvata dalla Chiesa come facente parte di uno stato di perfezione, proprio "nel" mondo e come "per mezzo" di esso, così come era nelle attese tipicamente "lasalliane", del Fr. Teodoreto.
Lo si voglia o meno, è piuttosto difficile disgiungere le sorti dell'Unione, dalle sorti dell'opera educativa svolta dai Fratelli, se è vero, come lo è, che l'Unione rappresenta, nonostante i suoi difetti e le sue carenze, il massimo frutto sin qui dato dall'Istituto dei Fratelli per la santificazione personale e l'impegno apostolico nel mondo e come per mezzo del mondo, cioè nella condizione "secolare" di coloro che da essi furono educati.
Per la qualcosa l'insuccesso dell'Unione, in pratica, rappresenterebbe un grave scacco per l'intera opera educativa svolta dai Fratelli.
Occorre tener sempre presente che il Fr. Teodoreto nel realizzare l'idea semplicissima "di formare un'associazione di giovani veramente buoni per aiutarli a vivere nel mondo una vita davvero cristiana e animarli all'apostolato catechistico" si è sempre sforzato di assolvere sino in fondo alle responsabilità connesse con la vocazione di religioso-educatore, rifacendosi continuamente al suo Fondatore e ai suoi Superiori, spinto innanzi unicamente dalla sua coscienza di Fratello e per corrispondere ad un appello che gli proveniva dal compito affidato da Dio e dalla Chiesa a tutta la sua famiglia religiosa.
Il valore eroicamente esemplare della sua santità è tutto qui, e se egli verrà elevato agli onori degli altari, lo sarà come "apostolo della perseveranza" del quale Dio si è servito per confermare e potenziare l'opera affidata ai Figli di San Giovanni Battista de La Salle.
Le attuali carenze di numero e di struttura dell'Unione, se comportano pure la responsabilità dei catechisti, sono da ricondurre, almeno in misura uguale, all'insufficiente comprensione e allo sporadico appoggio dato dai Fratelli, che ancora non dimostrano di avere efficacemente compreso come la stessa buona impostazione e la validità delle loro opere educative dipendono dal saper affrontare e risolvere, con l'aiuto di Dio, il problema della cosiddetta "perseveranza" dei giovani loro affidati.
Ritornando all'inizio del mio dire sono dell'avviso che si debbano attribuire a un punto di partenza non appropriato la maggior parte delle obiezioni che ella muove nei confronti dell'Unione.
1) In primo luogo rilevo la mancata penetrazione del significato, della portata e del valore dello stato di consacrazione nella condizione "secolare", che invece dovrebbe essere considerata in termini oggettivi, come il massimo traguardo per l'opera di educazione cristiana attuata da religiosi-educatori.
Quanto ci sarebbe invece da scavare su questo tipo di "consacrazione" di fronte a un mondo sempre più profano, radicalizzato, razionalistico, relativistico, materialistico, e così via!
La consacrazione nella condizione "secolare" non è da considerarsi come una mera premessa a qualche cos'altro, per esempio all'apostolato, e nemmeno può considerarsi come un requisito "generico" per tutti gli Istituti Secolari, bensì dev'essere approfondita come requisito "generale" e perciò fondamentale.
Tale requisito, appunto perché tema "generale" e "non generico" esige incarnazioni e attuazioni concrete, necessariamente diverse ( e pur comunicanti al tempo stesso ) a seconda delle origini, della spiritualità e degli altri fattori caratterizzanti i diversi Istituti Secolari.
E quanto sia difficile e impegnativa, oltreché necessaria, l'attuazione di questo solo "tema" non dovrebbe sfuggire ai Fratelli che sempre debbono lottare per non incorrere in un semplice accostamento, se non proprio in una vera e propria contrapposizione, dei due elementi più importanti della loro vocazione e del loro apostolato: consacrazione religiosa e professione educativa, religione e scuola.
2) L'obiezione circa la non chiara specificità del fine apostolico dell'Unione, basata sul fatto che ella considera come "generici" e non invece come "generali" i compiti di testimonianza, di animazione cristiana del temporale, di "consecratio mundi" da operarsi "nello" e "dallo" stato di consacrazione nella condizione secolare.
Tali compiti per l'Unione, se è vero che vanno attuati nel perseguimento dello specifico intendimento catechistico-educativo, non per questo sono privi di una loro funzione di "principio" e di "fondamento" operanti nei confronti dello stesso specifico intendimento catechistico-educativo.
Questo scopo specifico catechistico-educativo deve poter influire a sua volta, ma non in senso meramente limitativo, sulle "scelte" professionali e sociali dei catechisti, oltreché su quelle relative alle loro opere più intensamente comunitarie, così da animare, caratterizzandolo dando luogo ad attuazioni esemplari e paradigmatiche, l'assolvimento dei compiti familiari, professionali e civili.
La specializzazione catechistico-educativa non deve compromettere l'ampiezza di ispirazioni, di esperienze, di contenuti e di forme di cui essa stessa abbisogna per realizzarsi, tanto più che l'Unione dovrebbe costituire l'élite e il fermento per il definitivo sviluppo dell'educazione cristiana secondo le attese della Chiesa nei confronti della scuola cristiana.
Infatti la scuola cristiana, giova ripeterlo, "educa i suoi alunni a promuovere efficacemente il bene della città terrena ed insieme li prepara al servizio per la diffusione del Regno di Dio, sicché attraverso la pratica di una vita esemplare e apostolica, diventino come il fermento di salvezza della comunità umana".
Ne consegue che l'avere l'Unione conservato ed evidenziato, come suoi propri, i temi della consacrazione e santificazione personale "nella" e "mediante" la condizione secolare, della testimonianza in ogni ambiente di vita, dell'animazione cristiana del temporale e della "consecratio mundi", unitamente al tema specifico dell'apostolato catechistico-educativo, non costituisce affatto una mescolanza e una genericità inconcludente di scopi, bensì un tentativo di portare a realizzazione piena e completa, con una sintesi caratteristica e caratterizzante, tutti i principali fattori-traguardi dell'opera educativa svolta dalla scuola cristiana.
Lo stesso carattere specifico dello scopo catechistico-educativo dell'Unione è da considerarsi e da comprendersi come la inevitabile conseguenza della genesi dell'Unione, del fatto cioè di essere il frutto più maturo dato dalla scuola cristiana per rapporto alla condizione secolare.
Ciò non toglie che l'Unione presenti, oggi, ancora notevoli incertezze e carenze.
Per superare questo stato di cose, i catechisti attendono anche l'aiuto dei Fratelli, il contributo dei quali dipende però dal grado di approfondimento circa il significato e l'attuale portata della loro vocazione e della loro opera di "religiosi-educatori" e non di "religiosi ed educatori", né di "educatori religiosi", o, peggio, di educatori e religiosi".
Dunque, la specificità ( "dominante", in quanto "informante" e non meramente "limitante" ) dello scopo catechistico-educativo è da considerarsi non solo come fattore di determinazione, ma anche e soprattutto come fattore di caratterizzazione vitalizzante di tutto ciò che si riferisce alla vita secolare preparata cristianamente.
Ciò sia per le ragioni derivanti, dalla stessa attuazione "nel mondo" dello scopo specifico, sia perchè l'Unione dovrebbe rappresentare il miglior frutto dell'educazione impartita dalla scuola cristiana attuata dai Fratelli e il miglior contributo per la "perseveranza" nel mondo, e come per mezzo del mondo, dell'intero universo degli allievi ed ex-allievi lasalliani.
I catechisti hanno bisogno che i Fratelli approfondiscano ulteriormente, secondo le esigenze dei tempi, la dialettica vitale che unifica e rende vicendevolmente fecondi i tre elementi specifici della loro vocazione: la consacrazione religiosa con la comunità di vita, la laicalítà della loro condizione e il loro compito di educatori cristiani che è ad un tempo compito apostolico e "professionale".
I Catechisti abbisognano che i Fratelli approfondiscano e sviluppino il tema della Scuola e dell'educazione cristiana intese "a promuovere la elevazione in senso cristiano del mondo, per cui i valori naturali inquadrati nella considerazione completa dell'uomo redento da Cristo, giovino al bene di tutta la società" ( Dich. sull'educ. crist.,2 ) essendo l'"elemento caratteristico" della scuola cristiana quello di "coordinare infine l'insieme della cultura umana con il messaggio della salvezza, sicché la conoscenza del mondo, della vita, dell'uomo, che gli alunni via via acquistano, sia illuminato dalla fe de" ( ibid. 8 ).
In merito alle obiezioni mosse sulla specificità e dominanza del compito catechistico-educativo che dovrebbe essere e che è dell'Unione, osservo che il fatto di essere educatori cristiani, sempre e dovunque, non impedisce ai catechisti di svolgere attività professionali diverse da quelle dell'insegaamento o della cura immediata dei giovani, anche se queste ultime attività dovranno avere il primo posto.
Occorrerà anche studiare i modi e le forme di un'attività catechistico-educativa che si attui "mediante", "insieme" e "all'occasione" e "dopo" di altre attività professionali, soprattutto se queste per loro natura conducono ad esercitare una influenza diretta e prolungata sugli uomini, più che non sulle cose.
Tanto più oggi:
- quando gli operatori dei diversi settori della vita e dell'attività umana sempre più rivendicano una propria capacità di cultura specifica e di autoeducazione ( per es. la cultura dei lavoratori, quanto di valido si comprende nel problema dei preti operai, il problema della partecipazione di tutti a decidere anche le stesse sorti della scuola e dell'educazione );
- quando la esigenza educativa tende a prospettarsi come costante e permanente in tutti gli ambienti di lavoro, e per tutte le funzioni, comprese quelle domestiche ( l'educazione permanente, la scuola degli adulti, la scuola dei genitori, ecc. );
- quando viene sempre più richiesta una capacità e un'opera educativa e formativa anche a operatori e a categorie prima considerate come esclusivamente tecniche ed economiche.
3) Le obiezioni circa i rapporti dell'Unione con la Scuola cristiana per le quali ella preferirebbe che per es. un catechista nella possibilità di scegliere, accetti di insegnare presso la scuola statale piuttosto che insegnare presso la Scuola cristiana.
Invece, casistica a parte, l'aiuto alla scuola cristiana, dentro o fuori di essa, nei modi e nelle forme possibili, deve rimanere uno dei compiti principali dell'Unione, non solo per riconoscenza verso le origini, ma per una coerente fedeltà alla stessa genesi dell'Unione e alla conseguente missione che le è stata affidata.
Certo l'Unione non si limita a operare nell'ambito fisico e tecnico della scuola cristiana ( al limite, potrebbero bastare i Fratelli ); ma, sempre partendo da essa e ad essa riferendosi e ritornando, l'Unione deve estenderne le idealità e l'opera educativa nel settore della "perseveranza" di coloro che essa educa e nel vasto campo del mondo secolare con nuove realizzazioni ovunque sia possibile.
4) L'obiezione circa la figura e i compiti del Fratello Assessore che ella vedrebbe sostituito dai futuri catechisti sacerdoti.
Infatti il compito del Fratello Assessore non è quello di conservare e ribadire uno stato di minorità per l'Unione, ma rappresenta un tentativo ( per altro non ancora ben definito: ci vorranno la buona volontà e l'esperienza ) di favorire al massimo la reciproca intesa e l'azione idealmente e anche concretamente concorde tra l'Unione e la Scuola cristiana, tra i catechisti e i Fratelli.
5) L'obiezione che Ella muove circa la funzione dell'Unione per rapporto agli altri movimenti di "perseveranza" operanti nell'ambito lasalliano, quando è palmare il fatto che senza elementi particolarmente preparati e intensamente dediti al movimento ex-allievi non si potrà dar vita a nulla di proporzionalmente rilevante, senza trascurare la possibilità di favorire e di stabilizzare una "crescita" spirituale e apostolica da parte di quegli ex-allievi che lo vorranno.
Non mi è possibile, per mancanza di tempo, di ultimare entro il 7 luglio la serie delle mie osservazioni e precisazioni, cosa però che mi riprometto di fare quanto prima.
Per intanto desidero precisare che ciò che ho scritto e scriverò ancora costituisce il mio punto di vista strettamente personale.
Alcune di queste cose furono pubblicate dal carissimo Fr. Emiliano su di un numero della Rivista Lasalliana del 1955 ( se ben ricordo ) dedicato per intero a un mio articolo intitolato "Aspetti del messaggio del Fratello Teodoreto".
Purtroppo non ne ebbi mai risposta, fatta eccezione per qualche Fratello ( 3 o 4 al massimo ).
Quando sollecito qualcosa dall'Istituto dei Fratelli lo faccio soltanto esprimendo esigenze vitali alla mia condizione di catechista congregato e sempre con grande amore, riconoscenza e volontà di bene.
Purtroppo non ho potuto avvalermi dei documenti preparati dal 39° Capitolo Generale, poiché li ho ricevuti appena qualche giorno addietro.
Le Regole attuali dell'Unione, le uniche da quando l'Unione è stata eretta canonicamente in Istituto Secolare, sono imperfette e lacunose, anche perché il Fr. Teodoreto, preferendo ubbidire alle sollecitazioni dell'allora Arcivescovo di Torino, il cardinale Maurilio Fos sati, che le voleva approvare al più presto, sospese ( è la verità! ) il lavoro a lui più caro e che durava appena, sia pure con molto impegno, da qualche mese.
( Con lui lavoravano il canonico Quaglia, il Fratello Emiliano, il dott. Tessitore e il sottoscritto ).
I catechisti debbono ancora indire la loro Assemblea straordinaria, che dovrà attendere al rifacimento delle Regole e Costituzioni.
Per questo lavoro ritengo che ci sarà assai preziosa la collaborazione dell'Istituto dei Fratelli e mi auguro, in modo particolare, che Ella possa lavorare con noi.