Ritiro del 6/3/1996
1 - Dacci oggi il nostro pane quotidiano
2 - Nella celebrazione eucaristica
3 - San Gregorio
4 - Una preghiera di comunione
5 - Espressione dell'alleanza
6 - Il pane di Dio
Continuando la nostra riflessione sulla preghiera più bella che Gesù stesso ci ha insegnato, prendiamo in esame la richiesta: "Dacci oggi il nostro pane quotidiano" ( Mt 6,11 ).
E sia lo Spirito Santo a guidare, sostenere, illuminare, questo nostro cammino di preghiera.
Vogliamo chiederci prima di tutto che cosa può significare la domanda del pane all'interno della costruzione in cui è collocata.
Se volete, è questa la più umile delle domande - sentiamo dire e abbiamo anche detto che un padre lavora per provvedere il pane ai propri figli - e tuttavia è posta al centro: è infatti la quarta delle sette domande nella versione di Matteo e la terza delle cinque di Luca.
Il suo trovarsi al centro ne dice l'importanza e allo stesso tempo suggerisce che questa importanza è funzionale: il regno è chiesto per se stesso, il pane è chiesto in funzione del regno.
Che sia importante è indicato anche dal fatto che viene subito dopo le domande che esprimono il grande desiderio accanto al quale non c'è posto per alcun altro; precede perfino la domanda del perdono, ma viene dopo le grandi domande.
Anzitutto il regno, il resto vi sarà dato.
Ma chiediamoci anche il motivo per cui il Padre nostro è stato inserito nella celebrazione eucaristica.
Dopo il Canone, nel Messale troviamo il rito eucaristico e con il Padre nostro inizia la parte della messa dedicata alla comunione.
Anche nella comunione dei malati e in ogni altra distribuzione della comunione, che si svolga al di fuori della messa, il rito rimane uguale; il convito di Dio viene aperto dalla preghiera del Signore, con solennità.
Il ruolo principale viene svolto dalla quarta richiesta: "Dacci oggi il nostro pane quotidiano".
Prescindiamo dalle circostanze storiche, ma il "colpevole" di questo inserimento è stato san Gregorio.
Noi vediamo che ora questa preghiera ha un posto vicino al Canone, ma prima dove stava?
Il suo posto era al termine della Messa; come nella Liturgia delle Ore, alle Lodi e ai Vespri, il Padre nostro conclude la celebrazione, così la preghiera del Signore, collegata all'orazione finale, era la conclusione festosa della celebrazione eucaristica.
Ma san Gregorio cerca una posizione "dignitosa" per il sacro testo che viene dalla bocca di Gesù, che sgorga dal suo cuore, la trova alla fine del Canone e lì lo inserisce.
In questo modo mette in evidenza che la parola di Cristo viene pronunciata sul suo corpo e sul suo sangue come completamento del Canone, perché durante la consacrazione si celebra il cuore dell'Eucaristia.
Come il Prefazio costituisce il canto introduttivo al Canone, così il Padre nostro ne costituisce il canto conclusivo.
Il Padre nostro ha carattere di preghiera solenne, sempre dobbiamo impegnarci a pregarla solennemente; come i Prefazi e i Canoni, questa stupenda preghiera si rivolge al Padre, vuole lodare e adorare in ogni tempo il Signore e dice: "Sia santificato il tuo nome".
Come nel Prefazio e nel Canone appaiono le tappe della salvezza, il Padre nostro dice: "Venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra".
La prima parte del Padre nostro appartiene ancora totalmente al Canone; e la seconda parte chiede: "Dacci oggi il nostro pane quotidiano", chiedendo il pane celeste della comunione.
"Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori": questo pane viene chiesto ancora prima di chiedere di rimetterci i nostri peccati.
È quindi un richiamo alla penitenza prima della santa comunione; "e non ci indurre in tentazione": chi vuole ricevere il corpo di Cristo esamini se stesso; "ma liberaci dal male": chi riceve il corpo del Signore viene liberato dal male e dal suo potere.
La seconda metà del Padre nostro risulta essere così una preghiera di comunione.
Tutte le sette richieste (cinque per Luca) del Padre nostro non possono che ruotare attorno alla quarta: dacci oggi il nostro pane quotidiano.
Il testo della preghiera di Gesù appare essenzialmente e soprattutto dedicato alla comunione: dal pane eucaristico provengono ogni santità, gloria, dipendenza di fronte al Signore, invocato con le prime tre richieste; dal pane eucaristico proviene ogni riconciliazione, forza nella tentazione e libertà dal male.
Il pane è uno degli elementi cultuali importanti nella religione di Israele.
Si pensi ai pani di propiziazione, posti nel tempio su una tavola con i vasi destinati alle libazioni ( 1 Re 7,48 ); essi sono simboli della comunione tra Dio e il suo popolo.
Si offriva al tempio anche il pane delle primizie ( Lv 23,17 ) in segno di riconoscenza per il dono divino ( Es 23,16 ss. ); lo stesso sentimento ispirò l'offerta del pane e del vino fatta da Melchisedec al Dio creatore ( Gen 18,14 ss. ); infine il pane azzimo, che accompagna i sacrifici ( Es 23,18 ) e costituiva il nutrimento di Israele durante la primavera ( Es 23,15-34,18 ), divenne più tardi simbolo della fretta con cui Israele fu fatto uscire dall'Egitto e per san Paolo è il simbolo di vita nuova nella Pasqua ( 1 Cor 5,7 ).
Con questi precedenti si comprende meglio perché Gesù abbia scelto il pane come cibo dell'anima, essendo la persona stessa di Cristo salvatore "il pane vero disceso dal cielo" , il pane di vita vivente e che vivifica ( Gv 6,32.35.51 ).
E noi chiediamo che ci sia dato oggi questo pane di cui abbiamo bisogno, esprimendo così la fiducia dei figli che attendono tutto dal loro Padre, creatore e Signore di tutto ciò che esiste; Dio è Padre provvidente nei confronti delle sue creature, egli "fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti" ( Mt 5,45 ) e "dà a tutti i viventi il cibo a tempo opportuno" ( Sal 104,27 ).
Questa domanda glorifica il Padre perché è il riconoscimento di quanto egli sia buono al di là di ogni bontà.
"Dacci" è anche l'espressione dell'alleanza: noi siamo suoi ed egli è il nostro Dio, il nostro Signore; Dio è tutto per noi, perché noi siamo tutto per Dio.
Questo noi, però, lo riconosce anche come il Padre di tutti gli uomini e noi lo preghiamo per tutti, siamo solidali con le loro necessità e le loro sofferenze, quindi: "Dacci oggi il nostro pane", non solo a me, ma a tutte le creature.
Tu sei il Padre di tutti e doni tutto a tutti.
Il Padre che ci dona la vita, non può non darci il pane necessario per la vita, tutti i beni convenienti, materiali e spirituali, come dice il Cat. Chiesa Cat. 2828-2830.
Il cristiano è invitato a fare questa domanda con la fiducia assoluta di essere ascoltato ed esaudito.
Parlando dell'efficacia della preghiera, Gesù ha scelto l'esempio del figlio che chiede un pane a suo padre: "Quale padre tra voi se il figlio gli chiede un pane gli darà una pietra?" ( Lc 11,11 ).
Ciò che un padre umano non farebbe mai, neppure il Padre celeste lo farà, lui che è animato da un amore assai superiore.
L'uomo dell'A.T. non si vergogna di chiedere a Dio il pane, la fertilità dei campi e degli armenti, la salute, un poco di tranquillità.
Certo, l'uomo del Padre nostro non si accontenta di questo, tanto è vero che nelle prime domande chiede la venuta del regno di Dio; però abbiamo bisogno del pane quotidiano che sempre più ci introduca nel regno di Dio e ci renda forti nel nostro cammino di fede, di speranza e di amore di carità.
Il pane quotidiano è un bisogno per l'uomo, il quale però "non vive di solo pane" ( Dt 8,3 ); ma non si dimentichi che le metafore evangeliche procedono abitualmente dal basso all'alto e non viceversa; non è il pane celeste che include il pane di ogni giorno, ma è il pane terreno che può diventare figura di quello celeste.
I bisogni dell'uomo sono tanti, noi li conosciamo e ne facciamo esperienza ogni giorno.
Nel Padre nostro ne vengono sottolineati tre, i più importanti: il pane, il perdono e la forza per non soccombere alle tentazioni.
Questi sono essenziali e allora il pane è simbolo anche della sussistenza materiale; chiedendo il pane si chiede ciò che è necessario al mantenimento della vita.
Quando parla della Provvidenza, Gesù afferma che il Padre conosce i nostri bisogni e che noi dobbiamo fidarci della sua sollecitudine ( Mt 6,32 ).
Ma il pane che chiediamo non può designare solo il cibo materiale: Gesù ha insistito troppo sul vero pane di vita perché si possa farne astrazione.
Ricordiamo in merito la dichiarazione fatta a commento della moltiplicazione dei pani: "In verità, in verità vi dico: non Mosè vi ha dato il pane dal cielo, ma il Padre mio vi dà il pane dal cielo, quello vero.
Il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo" ( Gv 6,32 ).
Ecco allora che la celebrazione eucaristica mette in evidenza in modo forte questo dono prezioso, dono del Padre che nello Spirito Santo ci viene donato in Gesù: è lui il pane vivo disceso dal cielo che nutre il nostro cammino di vita.
"Io sono il pane di vita", dice Gesù; il quale compie ciò che la manna prefigurava e lo compie concretamente nell'eucaristia.
Nessun discepolo può disinteressarsi di questo pane, se vuole avere accesso alla vita eterna ( Gv 6,52 ).
Fermiamoci qui, chiedendo allo Spirito Santo che susciti in noi un grande desiderio del pane eucaristico.
E quando celebriamo l'eucaristia sentiamo forte questa presenza del pane vivo di cui ci nutriamo per crescere nella vita di fede, di speranza e di amore, per compiere questo cammino di vita, a volte non facile, che viene nutrito, sostenuto e animato dal pane eucaristico: Gesù pane di vita.