III stazione |
Dal Vangelo secondo Marco 14,27.50
Gesù disse loro: " Tutti rimarrete scandalizzati, poiché sta scritto: "Percuoterò il pastore e le pecore saranno disperse" ".
Tutti allora, abbandonandolo, fuggirono.
Gesù è sempre stato tra il popolo, con il popolo, per il popolo.
I discepoli erano la sua famiglia, ma essi lo hanno lasciato solo nell'ora dell'agonia.
Il mondo che ci circonda è un mondo rumoroso, pieno di movimento, ricolmo di eventi, di rapidi cambiamenti, spesso inattesi, spesso imprevisti, che distraggono e sconcertano.
E tuttavia in questa confusione ci sentiamo soli, anche quando siamo circondati dalla gente.
Quanti di noi sono prigionieri di se stessi!
Quanti sono abbandonati dalla società: orfani, disabili, anziani, poveri, emarginati, oppressi.
La solitudine tocca anche i ricchi, gli opulenti, i potenti, i privilegiati; non amati, essi sono perfino disprezzati.
La solitudine: tentazione dei nostri tempi!
Gesù è stato abbandonato dai suoi stessi discepoli, uomini dal cuore e dalla mente pieni della sua presenza, delle sue parole, delle sue azioni; eppure si addormentarono.
Quando si svegliarono " fuggirono ".
Ma l'Abbandonato non ci ha abbandonato né ci abbandonerà.
Rivolgiamoci a Lui.
Signore, riprendici in tua compagnia: soli, ci sentiamo infreddoliti soli, proviamo paura e disperazione soli, siamo poveri e impotenti soli, siamo perduti.
La nostra fuga da te ci ha avvicinati all'inferno.
Salvaci da noi stessi, dalla tentazione di ignorare la tua presenza e di rinchiuderci nella meschinità del nostro essere.
La tua solitudine diventi la nostra pienezza; in tua compagnia, la nostra solitudine si dilegui.